sabato 24 giugno 2006

Referendum: Il verdetto degli esperti

I sì e i no (prevalenti) dei costituzionalisti
di Giovanni Sartori


Allora si vota (da domattina). Se votassi solo io, voterei No e vincerei il referendum. Come sarei contento. Ma non andrà così. Qualche bastian contrario che mi vuole fare dispetto votando Sì ci sarà di sicuro; e quindi non mi posso fidare. Tanto più che dopo un mese e passa di disinformazione il grosso dei votanti sa a malapena di che cosa si parli. Sì, la Costituzione. Ma l'altro giorno il mio barbiere mi ha chiesto che animale fosse, e quando gli ho risposto che era la «suprema legge» del Paese, la legge che governava tutte le altre leggi, ho visto nei suoi occhi che la risposta non lo aveva impressionato.

Il fatto è che un referendum così «in grande», così sovraccarico di temi e di problemi, noi non l'abbiamo mai affrontato. Sono in ballo più di 50 articoli della Costituzione quasi tutti di natura tecnica, quasi tutti complessi e difficili da valutare. Il Polo ha disfatto e rifatto (o viceversa, rifatto e disfatto) tutto il nostro sistema politico e di governo; e così noi ci troviamo in mano un solo Sì o un solo No per decidere su decine e decine di questioni. È un'assurdità, ma è così.

Che fare? Secondo me, dovremmo fare come facciamo sempre in casi analoghi. Ci sentiamo male? Siamo malati? Andiamo da un dottore e ci rimettiamo a lui. Abbiamo una grana legale? Andiamo da un avvocato che la gestisce per noi. Non sappiamo come investire i nostri soldi? Chiediamo a un consulente finanziario. Alla stessa stregua, se uno non sa se la nuova Costituzione sia buona o cattiva, allora una persona di buon senso chiede lumi ai costituzionalisti, a chi ne sa.

Si avverta: il grosso dei nostri costituzionalisti non è politicamente schierato. È costituito da studiosi la cui priorità è la materia che studiano. Ha ragione chi chiede un voto che affronti il merito ed eviti una scelta basata su uno spirito di fazione. Il punto è che questo voto sul merito non verrà certo chiarito dai politici, che devono essere per forza «di parte». Nemmeno può venire da chi di costituzioni non si intende. Può soltanto provenire ed essere orientato da chi se ne intende. Mi pare terribilmente ovvio. E il fatto è che la stragrande maggioranza dei nostri costituzionalisti bocciano la Costituzione sottoposta a referendum: 10 contro 1 propongono il No.

Il conto è presto fatto. L'associazione italiana dei costituzionalisti (sono circa 220) dispone di un sito Internet sul quale, dichiara il presidente dell'Aic Sergio Bartole, «tutti gli interventi sono nettamente contrari alla riforma della Cdl». E Bartole soggiunge che la tesi di chi chiede il Sì per riaprire il dialogo è assurda: non si può dire «approviamo la riforma per poi cambiarla». In secondo luogo, abbiamo due associazioni culturali che hanno raccolto firme (a livello accademico). L'associazione di destra Magna carta ha racimolato soltanto 42 Sì e, tra questi, soltanto 16 costituzionalisti. Invece l'associazione di sinistra Astrid ha raccolto i no di 17 presidenti e vicepresidenti emeriti della Corte costituzionale, di 178 professori di diritto costituzionale, pubblico e amministrativo, più 274 professori di altre discipline.

Come si vede, quando calcolo 10 contro 1 sono generoso (favorisco il solitario). E da questi numeri ricavo che un Paese serio dovrebbe ascoltare i propri esperti. Se gli esperti dicono No, dovrebbe votare No. Il guaio è che la voce dei costituzionalisti è stata oscurata o quanto meno del tutto emarginata dalla televisione «cattiva maestra» denunziata da Karl Popper. Vedremo lunedì sera se avrà vinto la cattiva maestra.


24 giugno 2006
http://tinyurl.com/hba47

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