lunedì 19 giugno 2006

Un gay pride per 150000

La sfilata dell'"orgoglio gay" è un promemoria per l'Unione


In corteo i ministri Ferrero e Pollastrini, Pannella e Mercedes Bresso. Grande accoglienza dei torinesi, che scendono in piazza Orsola Casagrande Torino Let's Pride! Invito raccolto: ieri a Torino hanno sfilato coloratissime e rumorosissime oltre 150 mila persone.

Il Pride 2006 è stato un successo di adesioni. A Porta Susa l'atmosfera che si respira è festosa. E del resto il Pride è un trionfo di colori. Nel grigio di una città che non ha perso occasione per mostrare (almeno a livello di istituzioni) i suoi lati più "bacchettoni", i colori risaltano ancora di più. Il rosa naturalmente trionfa, ma anche il giallo, il rosso, il verde, il fucsia. In un armonico serpentone chiassoso. I carri sono stati addobbati per bene. Il chiasso simpatico e allegro regna sovrano. In mezzo al corteo si riconoscono Vladimir Luxuria, parlamentare di Rifondazione. E proprio il partito di Franco Giordano partecipa a questo Pride con un nutrito contingente di nomi noti e meno noti. Ci sono il governatore della Puglia Niki Vendola, e ci sono i tanti consiglieri comunali e regionali del partito. Ci sono le deputate Marilde Provera e Titti de Simone. E anche una fetta di governo, con i ministri Paolo Ferrero e Barbara Pollastrini, che proprio il giorno prima aveva scatenato le polemiche dei cattolici del centrosinistra con una lettera agli organizzatori del Pride in cui parlava di "unioni civili" come da programma dell'Unione. La ministra per le Pari opportunità ha rimarcato che le "regole miti e sagge" devono essere trovate "cercando una larga condivisione in parlamento". Ma le regole ci vogliono "perché le coppie di fatto, omosessuali e non, possano avere quei diritti e quei doveri che fanno stare bene". Sarà difficile trovare una "larga condivisione" se è vero che ieri esponenti del centrodestra non si sono fatti problemi a bollare la manifestazione come "anormale" (Gianluca Galletti, Udc). Gli striscioni sono centinaia e raccontano di viaggi fatti da tutta Italia per arrivare a Torino. C'è l'Arcigay di Napoli che ha organizzato pullman, ci sono pullman da Bologna, e mini cortei da Milano, Roma, la Calabria, la Sicilia. Per gli organizzatori torinesi un successo, che premia il duro lavoro e in qualche modo cancella le stupide e bigotte polemiche dei mesi scorsi: è soprattutto la gente che saluta festosa il corteo mentre scivola per le strade. Anche se vale la pena in realtà tenerle sempre a mente quelle polemiche. A partire dall'uscita dell'ex vice sindaco (in quota Margherita) che in campagna elettorale non aveva trovato di meglio da fare che dire che a lui l'idea di un Pride a Torino proprio non piaceva. Il sindaco riconfermato Sergio Chiamparino, dopo un lungo e imbarazzante (per lui) silenzio, aveva riconfermato non solo il patrocinio del comune alla manifestazione ma anche il percorso del corteo. Poi però, a quattro giorni dalla sfilata, ha deciso di non parteciparvi, dicendo che non si sarebbe sentito a suo agio. Ieri, in qualche modo, ha dato la sua benedizione alla manifestazione, ma da lontano: "Ho appreso che tutto si è svolto in un bel clima di festa, rispettando la sensibilità di tutti. Questo è un successo degli organizzatori e di tutta la città", specificando che "la città era rappresentata da un buon numero di assessori e di consiglieri comunali". Il corteo è stato aperto da uno striscione che pone una domanda al nuovo governo. "Uguali diritti: se non ora, quando?" Quindi la banda musicale e poi i carri. Una ventina. C'era quello della "visibilità lesbica", dodici metri. E poi decine di associazioni. Dalle mamme dell'Agedo, l'associazione genitori di omosessuali e le famiglie arcobaleno. E poi le famiglie di san Salvario, associazione cristiana. Tra gli spezzoni caratterizzati da canti e balli spicca lo striscione di Amnesty international. La sezione italiana ha aderito anche quest'anno alle manifestazioni organizzate a livello nazionale dal Pride e alla sfilata. "Libere e liberi di essere", questo lo slogan scelto da Amnesty perché, come ricorda il presidente della sezione italiana, Paolo Pobbiati, "l'orientamento sessuale e l'identità di genere fanno parte dei caratteri fondamentali dell'identità umana". No-Vat è invece lo striscione del gruppo torinese "Facciamo breccia", dove il Vat sta evidentemente per Vaticano. Sulla stessa lunghezza d'onda anche gli striscioni della Rosa nel pugno "no taliban, no vatican". Abbastanza inquietante la presenza di militanti di Forza nuova, che hanno tenuto una contromanifestazione in una zona lontana dal Pride. Il segretario dei neofascisti Roberto Fiore è intervenuto per dire che il Pride attacca i diritti della famiglia tradizionale. Gli appuntamenti del Pride 2006 non finiscono con la sfilata di ieri. Infatti già oggi ci sarà un convegno sulla storia lesbica con la storica Lillian Federman. E poi eventi durante l'estate e in autunno. Su tutti, il concerto al teatro Regio del coro gay di Londra e poi il recital di Milva.

il manifesto, 19/06/2006
http://www.gaynews.it/view.php?ID=38019

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