sabato 29 luglio 2006

Val d'Aosta, lite sul «signor Ratzinger»

Così lo chiama un consigliere del centrosinistra. Si spacca il Consiglio
di Ottavio Rossani


AOSTA — L'ha chiamato in consiglio regionale «signor Ratzinger», perché a tutti fosse chiaro che per lui, laico e uomo di sinistra, il Papa in vacanza in terra valdostana deve essere trattato come un ospite qualunque. Quindi l'ha paragonato a Tariq Ramadan, sottolineando come la calorosa accoglienza riservata al Pontefice strida con il divieto imposto un anno fa all'intellettuale islamico di prendere parte a un convegno organizzato dall'università della Valle d'Aosta. Tanto è bastato perché il consigliere Alessandro Bortot, esponente della sinistra alternativa aderente alla costituente Sinistra europea, riuscisse a trasformare il soggiorno montano di Benedetto XVI (terminato ieri dopo 18 giorni) in un motivo di scontro all'interno del consiglio regionale. Una spaccatura consumatasi nel corso della votazione di una mozione pro-Ratzinger presentata dalla Stella Alpina, una delle componenti della maggioranza insieme alla Fédération Autonomiste ma anche all'Union Valdotaine (la prima forza di governo che alle ultime Politiche ha dato sostegno a Prodi).
Papa Ratzinger in Valle d'Aosta (foto AGF)
Papa Ratzinger in Valle d'Aosta (foto AGF)
Il consiglio regionale (con 25 voti a favore e un'astensione) ha approvato un documento in cui rinnova la sua «piena e viva soddisfazione per la presenza del Papa in Valle d'Aosta» e definisce «deplorevole» il comportamento del consigliere Bortot (un tentativo di «affermare in modo irriverente il rispetto del principio del pluralismo culturale»); sette rappresentanti della minoranza, quattro ds e tre della coalizione Arcobaleno (due verdi e Bortot) hanno abbandonato l'aula senza prendere parte al voto. Tutto è cominciato con la seduta del 13 luglio. Il consigliere Alessandro Bortot interviene in consiglio. Mette a confronto «l'accoglienza calorosa al signor Ratzinger» con il «diniego all'esponente islamista Tariq Ramadan». E denuncia l'assenza di pluralismo religioso in Valle. «Il fatto è che sulla mia espressione "signor Ratzinger" si è scatenata una speculazione strumentale della maggioranza di centrodestra — ha affermato ieri Bortot —. Volevo solo sottolineare che i rappresentanti delle varie confessioni religiose dovrebbero essere trattati tutti allo stesso modo. Invece il Papa qui è stato strattonato per portarlo in giro come se fossimo al Giro d'Italia». In assemblea ha aggiunto: «Questo non è ancora un consiglio a sovranità limitata in cui la Curia decide cosa bisogna fare. Ho tutto il diritto di esprimere le mie convinzioni. Questa mozione è strumentale».
Lui e i suoi due colleghi dell'Arcobaleno sono usciti dall'aula come i Ds al momento del voto. «Non è proprio così — ha replicato Luciano Caveri, presidente della giunta, che alla partenza ha regalato al Papa una statua di legno che rappresenta Sant'Orso, dello scultore Roberto Chiurlato —. Per noi la presenza del Papa in Valle è importante e vogliamo rispettarla ed esaltarla. Ben diversa la posizione di Tariq Ramadan al quale io stesso ho ritirato l'invito ad intervenire al convegno in università: quell'intellettuale si è dichiarato più volte sostenitore di estremisti con espressioni anche antisemite. Per il resto, qui in Valle abbiamo una lunga tradizione interreligiosa che non ha bisogno di altri commenti. È stata una tempesta in un bicchiere d'acqua, che poteva essere evitata». «Noi abbiamo deciso di uscire dall'aula e non votare perché ci è sembrato molto irriguardoso da parte della maggioranza presentare quella mozione — ha detto Giovanni Sandri a nome dei Ds —. Era un problema che si poteva ben risolvere a livello della presidenza del consiglio senza arrivare ad un voto». Certo: «Il consigliere Bortot ha esagerato con le sue parole inopportune, la maggioranza ha amplificato la portata delle sue parole, strumentalizzandole in una mozione eccessiva rispetto al fatto in sé».

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