domenica 21 gennaio 2007

Bresso: Il mio no al Partito Democratico? Qui c'è la Binetti, servirebbe Zapatero

"Sono stata al seminario di Orvieto sul Pd.
E non ho capito perché due partiti l'un contro l'altro armati siano così convinti di doversi unificare"








ROMA — Sorprende che sia proprio lei a dire no: per il partito democratico sembrava tagliata su misura. «Non ho mai avuto la tessera del Pci. Da ragazza ero nella federazione giovanile repubblicana, poi mi sono iscritta al partito radicale sull'onda della battaglia per divorzio e aborto. Nel partito sono entrata dopo la svolta di Occhetto».
Presidente della Provincia di Torino, europarlamentare, nel 2005 Mercedes Bresso strappa alla destra il Piemonte. Qualche giorno fa, Repubblica scrive che non parteciperà al dibattito congressuale dei Ds, e non entrerà nel partito democratico. L'altro ieri non era a Roma, in direzione, ma a Berlino, in un altro tipo di bufera. «Fassino si è
irritato moltissimo. Mi ha rimproverato di non averlo avvertito. Ma io gli avevo espresso tutte le mie perplessità su come si vuol costruire il nuovo partito; e gli avevo detto che, stando così le cose, non me la sentivo di farne parte. Si vede che mi sono spiegata male. Piero dice che è l'unica strada. Chiamparino è d'accordo con lui. Io no».



«Sono stata al seminario di Orvieto sul Pd. E non ho capito perché due partiti l'un contro l'altro armati siano così convinti di doversi unificare. Oltretutto lo scontro non è semplicemente tra Ds e Margherita, ma coinvolge correnti e personaggi diversi, su ogni questione possibile. Ero curiosa di conoscere la Binetti. A Orvieto abbiamo parlato dei Pacs, lei mi ha fatto un lungo discorso, ma temo di non averlo compreso. Mi ha spiegato che è possibile tutelare alcuni diritti, tipo la pensione di reversibilità e l'assistenza in ospedale, purché non ci sia alcun riconoscimento pubblicistico ... sinceramente non ho capito cosa volesse dire. Ora, già è complicato che la Binetti e io stiamo nella stessa coalizione. Come potremmo stare nello stesso partito?».



Dice la presidente del Piemonte che «le difficoltà del governo certo non aiutano. Ma non aiuta neppure l'atteggiamento di
Prodi, che dovrebbe essere il leader, l'unificatore. Siamo sicuri che nel '98 Prodi sia caduto solo perché non aveva un grande partito di riferimento? Io non credo. L'altro giorno alla Cattolica ha detto che si considera più vicino ad Aznar che a Zapatero. Io invece mi considero molto più vicina a Zapatero che ad Aznar. Sento denunciare il rischio di una "deriva zapaterista". Magari ci fosse davvero, una simile deriva! Zapatero è un liberal, in economia come nei diritti civili. Uno che fa un governo composto per metà da donne». Condivide anche le nozze tra omosessuali? «Non avrei nulla in contrario. Si allarga un diritto ad alcuni senza restringerlo ad altri. Ma mi dicono che in Italia non si può, che abbiamo una tradizione diversa. Se è per questo, anche la
Spagna è un paese cattolico, non è mica l'Olanda. Comunque, mi rendo conto che in un governo di coalizione si deve cercare un accordo, trovare un compromesso. I movimenti gay sono stati ragionevoli, hanno rinunciato a posizioni radicali. Ma nell'Ulivo ci sono forze che non intendono transigere su nulla: sui Pacs come sulla ricerca scientifica,
sulla fecondazione assistita, sulla laicità dello Stato, su cento altri argomenti. Amato dice che si deve trovare una linea comune. Giusto. Ma molto difficile».



«Prodi non è di grande aiuto neppure a sciogliere il nodo della collocazione internazionale del nuovo partito.
Fassino fa bene a dire che il Pse è un approdo obbligato; ma la Margherita lo esclude. Io sono legata alla tradizione socialista. In Europa come in America Latina, da Blair a Lula e alla Bachelet, il riformismo viene dall'area socialista e socialdemocratica.



Però Prodi dice che il più europeista di tutti è Bayrou, che a Strasburgo siede nel gruppo liberaldemocratico. Ma Bayrou è un noto opportunista, sempre alla ricerca di uno spazietto elettorale. In Francia io sto con
Ségolène Royal».



In comune hanno in effetti un nome di antica
tradizione cattolica: Marie-Ségolène, santa della Lorena, per la Royal; mentre Mercedes viene dal santuario sanremese di Nuestra Señora de la Mercedes, cui i genitori della Bresso erano devoti. «Io non ho nulla contro i cattolici. Osservo che nella Margherita ce ne sono di diversi tipi: alcuni vengono dalla sinistra Dc, altri avevano come riferimento Oscar Luigi Scalfaro che di sinistra proprio non era. Poi ci sono i
teo-dem, gli ex liberali, gli ex repubblicani; tutti guidati da un ex radicale. Ecco, l'impressione è che il partito democratico sarebbe una grande Margherita, resa ancora più confusa e divisa dall'arrivo della componente socialista e di quella ex comunista. Fassino dice che dobbiamo unire i riformisti. Ma non è meglio restare ognuno nella
propria casa? Anziché appiccicare pezzi diversi mascherando un'intesa che non c'è, non è più onesto che ciascuno si presenti agli elettori con le proprie idee? "Partito" implica una parte, non il tutto. Ho letto i documenti dei saggi. Interessanti, ben scritti. Ma un partito non nasce così».



La Bresso non chiude tutti gli spazi. Non è nel suo carattere e neppure nel suo interesse, avendo una Regione da amministrare. «Tanto mi dicono che il nuovo partito si fa nel 2009; quindi c'è tempo. Il congresso Ds? Non ho vocazione per le battaglie congressuali. Sono rappresentazioni per il pubblico; tutto si decide prima. Non mi riconosco nella sinistra interna, se dovessi decidere
votare sosterrei Fassino; per il momento, me ne sto in disparte. Ds e Margherita sono i principali partiti della mia giunta, continuerò a cercare punti comuni: sulla Tav ad esempio si deve andare avanti, come mi pare debba avvenire anche a Vicenza. Ma non vedo quell'entusiasmo necessario a un'impresa faticosissima come creare un nuovo partito: non
è che si può gettare il cuore oltre l'ostacolo. Abbiamo già cambiato fin troppi nomi e simboli. E poi i Ds non sono così male. Stanno emergendo personalità che, se restassimo uniti tra noi, potrebbero liberare tutte le loro energie...».



Aldo Cazzullo





Piero si è irritato, dice che non l'ho avvertito. Ma io gli avevo espresso tutte le mie perplessità su come si vuole costruire il nuovo soggetto politico. Si vede che mi sono spiegata male



L'impressione è
che la fusione tra Ds e Dl possa portare a una grande Margherita, resa solo più confusa dall'arrivo della componente socialista e di quella ex comunista





http://www.gaynews.it/view.php?ID=71964





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