Rebuzzi (FI) giustifica i violenti di Mosca: «non si può inneggiare a conquiste incomprensibili ai più». «I cittadini russi hanno percepito la manifestazione come un'offesa alla loro cultura».
Ormai è un caso internazionale e anche l'organizzazione Human Rights Watch denuncia quello che è successo a Mosca durante il Gay Pride di domenica scorsa. «I cristiani ultra-ortodossi, gli estremisti, i neo-nazi hanno provocato e attaccato i partecipanti. La polizia stava a guardare. Sono state arrestate un bel po' di persone, e col mio collega Scott Long abbiamo fatto il giro dei commissariati per verificare chi era stato arrestato. Alcuni individui vestiti di nero con una croce in mano gridavano: "Il sangue dei finocchi dovrebbe scorrere sulle strade di Mosca". Fanatici religiosi che, assieme a elementi di estrema destra, hanno cominciato ad attaccarci. La cosa singolare è che la polizia arrestava le vittime, anziché gli aggressori». È quello che racconta Boris Dittrich, rappresentante di Human Right Watch, presente alla manifestazione. «Il rapporto che Human Rights Watch sta preparando non comprenderà solo il comportamento della polizia alla Gay Parade - conclude Dittrich -, ma anche le violazioni dei diritti delle minoranze nelle repubbliche ex-sovietiche, le discriminazioni ai danni di chi desidera esprimere liberamente la propria opinione».
In Italia, I promotori del Gay Pride di Roma hanno ivitao i loro omologhi russi alla manifestazione del 16 giugno. Dalla politica invece, dopo una sfilza di dichiarazioni di solidarietà, non si parla quasi più delle violenze, se non per ribadire che i rapporti con la Russia non si toccano. La senatrice di Forza Italia Antonella Rebuzzi dice: «si devono sempre rispettare gli usi e costumi del Paese visitato; anche se la battaglia per i diritti umani è meritevole di plauso, altre devono essere le strade per coinvolgere cittadini che hanno culture diverse. Non certo quella di arrivare a sventolare bandiere sconosciute e inneggiare a conquiste incomprensibili ai più». Forse la senatrice non sa che l'unico gesto tentato dai politici italiani, in supporto agli organizzatori russi, è stato semplicemente consegnare una lettera al sindaco di Mosca. Niente di rivoluzionario, né che offendesse la cultura di chicchessia. «La Russia non è l'Italia, qui le leggi e le tradizioni sono molto forti e soprattutto inflessibili: la polizia ha il compito di proteggere i cittadini dello Stato e tenere alla larga chi fomenta il disordine - ha continuato imperterrita Rebuzzi - ; anche se i metodi brutali vanno condannati, certamente i cittadini di Mosca hanno percepito la manifestazione dei radicali come un'offesa alla loro cultura e alla loro religione». Cosa non si direbbe pur di non dispiacersi lo Zar Putin e i suoi uomini.
Di parere naturalmente opposto la ministra per il Commercio Internazionale Emma Bonino, che insieme al Partito radicale transnazionale ha indetto le manifestazioni di solidarietà di domenica pomeriggio, svoltesi in contemporanea a Roma, Bruxellles e Gerusalemme davanti alle rispettive ambasciate russe. «Sul piano dei diritti civili con la Russia sono in atto misure di pressione, anche se non sempre visibili, che speriamo portino ad un risultato, nel medio-lungo periodo» spiega la leader radicale. «Quello che è accaduto a Mosca è di una gravità inaudita, ma rispondere con una clausola sui diritti civili da applicare alle transazioni commerciali sarebbe impossibile». Chiaro, non si può certo compromettere la partnership energetica con il Cremlino per qualche uovo marcio, no?
http://www.gay.it/channels/view.php?ID=22933
Ormai è un caso internazionale e anche l'organizzazione Human Rights Watch denuncia quello che è successo a Mosca durante il Gay Pride di domenica scorsa. «I cristiani ultra-ortodossi, gli estremisti, i neo-nazi hanno provocato e attaccato i partecipanti. La polizia stava a guardare. Sono state arrestate un bel po' di persone, e col mio collega Scott Long abbiamo fatto il giro dei commissariati per verificare chi era stato arrestato. Alcuni individui vestiti di nero con una croce in mano gridavano: "Il sangue dei finocchi dovrebbe scorrere sulle strade di Mosca". Fanatici religiosi che, assieme a elementi di estrema destra, hanno cominciato ad attaccarci. La cosa singolare è che la polizia arrestava le vittime, anziché gli aggressori». È quello che racconta Boris Dittrich, rappresentante di Human Right Watch, presente alla manifestazione. «Il rapporto che Human Rights Watch sta preparando non comprenderà solo il comportamento della polizia alla Gay Parade - conclude Dittrich -, ma anche le violazioni dei diritti delle minoranze nelle repubbliche ex-sovietiche, le discriminazioni ai danni di chi desidera esprimere liberamente la propria opinione».
In Italia, I promotori del Gay Pride di Roma hanno ivitao i loro omologhi russi alla manifestazione del 16 giugno. Dalla politica invece, dopo una sfilza di dichiarazioni di solidarietà, non si parla quasi più delle violenze, se non per ribadire che i rapporti con la Russia non si toccano. La senatrice di Forza Italia Antonella Rebuzzi dice: «si devono sempre rispettare gli usi e costumi del Paese visitato; anche se la battaglia per i diritti umani è meritevole di plauso, altre devono essere le strade per coinvolgere cittadini che hanno culture diverse. Non certo quella di arrivare a sventolare bandiere sconosciute e inneggiare a conquiste incomprensibili ai più». Forse la senatrice non sa che l'unico gesto tentato dai politici italiani, in supporto agli organizzatori russi, è stato semplicemente consegnare una lettera al sindaco di Mosca. Niente di rivoluzionario, né che offendesse la cultura di chicchessia. «La Russia non è l'Italia, qui le leggi e le tradizioni sono molto forti e soprattutto inflessibili: la polizia ha il compito di proteggere i cittadini dello Stato e tenere alla larga chi fomenta il disordine - ha continuato imperterrita Rebuzzi - ; anche se i metodi brutali vanno condannati, certamente i cittadini di Mosca hanno percepito la manifestazione dei radicali come un'offesa alla loro cultura e alla loro religione». Cosa non si direbbe pur di non dispiacersi lo Zar Putin e i suoi uomini.
Di parere naturalmente opposto la ministra per il Commercio Internazionale Emma Bonino, che insieme al Partito radicale transnazionale ha indetto le manifestazioni di solidarietà di domenica pomeriggio, svoltesi in contemporanea a Roma, Bruxellles e Gerusalemme davanti alle rispettive ambasciate russe. «Sul piano dei diritti civili con la Russia sono in atto misure di pressione, anche se non sempre visibili, che speriamo portino ad un risultato, nel medio-lungo periodo» spiega la leader radicale. «Quello che è accaduto a Mosca è di una gravità inaudita, ma rispondere con una clausola sui diritti civili da applicare alle transazioni commerciali sarebbe impossibile». Chiaro, non si può certo compromettere la partnership energetica con il Cremlino per qualche uovo marcio, no?
http://www.gay.it/channels/view.php?ID=22933
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