La finanziaria 2008 prevede un taglio dell'Ici, tassa sugli immobili e maggiore fonte di reddito per i Comuni, che costringerà i sindaci ad alzare le tasse. A farne le spese sempre le tasche dei cittadini. Ma c'è chi da quella tassa è esentato: la Chiesa Cattolica. Terzo atto dell'inchiesta di Curzio Maltese per Repubblica sui priviegi al mondo cattolico.
I comuni perdono ogni anno un gettito complessivo valutato vicino al miliardo di euro a causa dell'esenzione prevista da legge del 1992 alla quale la Chiesa si appella ma che in realtà è illegittima e contraria alle norme europee sulla concorrenza. La Corte di Cassazione nel 2004 ha corretto così la legge del 1992: sono esenti dall'Ici soltanto gli immobili che non svolgono anche attività commerciali. La sentenza si applicava non solo alle proprietà ecclesiastiche ma anche alle Onlus, ai sindacati, ai partiti e alle associazioni sportive (intanto l'Unione Europea apre un'inchiesta sui favori fiscali alla chiesa cattolica italiana). "Un danno incalcolabile" per il Vaticano che porta Camillo Ruini dritto dritto dall'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che con un decreto nel 2005 rovescia la Cassazione e ripristina l'esenzione totale dell'Ici per le attività ecclesiastiche. Esenzione dell'Ici che sei mesi dopo diventa il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. Berlusconi però perde le elezioni e Romano Prodi diventa premier. Passa così nelle mani del suo governo il problema dell'illegittimità della norma, che viene risolto nel modo più ipocrita possibile.
Un cavillo del decreto Bersani esenta dall'Ici gli immobili che abbiano uso "non esclusivamente commerciale". Ma un'attevità è commerciale o non lo è. Bruxelles chiede chiarimenti e il ministro dell'Economia istituisce una commissione per studiarne le ambiguità che fra qualche giorno presenterà la relazione finale: il "non esclusivamente" è un'assurdità e la norma dovrà essere cambiata.
PERCHE' LA CHIESA NON PAGA L'ICI?
Nel 2005 una legge del Governo Berlusconi l’ha esentata.
Il governo Prodi ha fatto finta di porvi rimedio.
Intanto la chiesa cattolica è il primo settore per crescita economica in Italia. Un impero commerciale fatto di alberghi, ristoranti, cinema, teatri, librerie e negozi che solo per il Giubileo del 2000 ha ricevuto 3500 miliardi di lire dallo stato, parte dei quali sono serviti per ristrutturare conventi e collegi diventati poi resort esclusivi. La Chiesa è uno dei più potenti broker nel turismo mondiale tanto che nel marzo scorso ha addirittura organizzato un mega convegno per i religiosi-operatori turistici dal titolo 'Case per ferie, segno e luogo di speranza'.
Curzio Maltese fa accenno anche alla scomunica che Repubblica ha ricevuto dagli organi di stampa del Vaticano e alla pubblicazione delle tabelle degli stipendi da fame dei preti per "sbugiardare un'inchiesta fondata sulla menzogna". "Si può anche essere d'accordo - dice il giornalista - che i preti sono una categoria sottopagata. Per non dire le suore che dalla Cei non ricevono nè uno stipendio nè la pensione, a differenza dei preti. Il problema non sono i 350 milioni prelevati all'8 per mille per gli stipendi ma gli altri 4 miliardi che vanno ad una macchina di potere che condizione la politica, l'economia e la libertà di stampa".
da La Repubblica del12/10/2007
I comuni perdono ogni anno un gettito complessivo valutato vicino al miliardo di euro a causa dell'esenzione prevista da legge del 1992 alla quale la Chiesa si appella ma che in realtà è illegittima e contraria alle norme europee sulla concorrenza. La Corte di Cassazione nel 2004 ha corretto così la legge del 1992: sono esenti dall'Ici soltanto gli immobili che non svolgono anche attività commerciali. La sentenza si applicava non solo alle proprietà ecclesiastiche ma anche alle Onlus, ai sindacati, ai partiti e alle associazioni sportive (intanto l'Unione Europea apre un'inchiesta sui favori fiscali alla chiesa cattolica italiana). "Un danno incalcolabile" per il Vaticano che porta Camillo Ruini dritto dritto dall'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che con un decreto nel 2005 rovescia la Cassazione e ripristina l'esenzione totale dell'Ici per le attività ecclesiastiche. Esenzione dell'Ici che sei mesi dopo diventa il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. Berlusconi però perde le elezioni e Romano Prodi diventa premier. Passa così nelle mani del suo governo il problema dell'illegittimità della norma, che viene risolto nel modo più ipocrita possibile.
Un cavillo del decreto Bersani esenta dall'Ici gli immobili che abbiano uso "non esclusivamente commerciale". Ma un'attevità è commerciale o non lo è. Bruxelles chiede chiarimenti e il ministro dell'Economia istituisce una commissione per studiarne le ambiguità che fra qualche giorno presenterà la relazione finale: il "non esclusivamente" è un'assurdità e la norma dovrà essere cambiata.
PERCHE' LA CHIESA NON PAGA L'ICI?
Nel 2005 una legge del Governo Berlusconi l’ha esentata.
Il governo Prodi ha fatto finta di porvi rimedio.
Intanto la chiesa cattolica è il primo settore per crescita economica in Italia. Un impero commerciale fatto di alberghi, ristoranti, cinema, teatri, librerie e negozi che solo per il Giubileo del 2000 ha ricevuto 3500 miliardi di lire dallo stato, parte dei quali sono serviti per ristrutturare conventi e collegi diventati poi resort esclusivi. La Chiesa è uno dei più potenti broker nel turismo mondiale tanto che nel marzo scorso ha addirittura organizzato un mega convegno per i religiosi-operatori turistici dal titolo 'Case per ferie, segno e luogo di speranza'.
Curzio Maltese fa accenno anche alla scomunica che Repubblica ha ricevuto dagli organi di stampa del Vaticano e alla pubblicazione delle tabelle degli stipendi da fame dei preti per "sbugiardare un'inchiesta fondata sulla menzogna". "Si può anche essere d'accordo - dice il giornalista - che i preti sono una categoria sottopagata. Per non dire le suore che dalla Cei non ricevono nè uno stipendio nè la pensione, a differenza dei preti. Il problema non sono i 350 milioni prelevati all'8 per mille per gli stipendi ma gli altri 4 miliardi che vanno ad una macchina di potere che condizione la politica, l'economia e la libertà di stampa".
da La Repubblica del12/10/2007
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