lunedì 10 marzo 2008

Spagna: trionfano Zapatero e la laicità dello Stato

Con una maggioranza più ampia rispetto a quella del 2004, il Partito Socialista di Josè Luis Zapatero si assicura altri quattro anni di governo.

Le elezioni politiche di ieri hanno decretato una vittoria netta del Psoe di Zapatero, che aumenta i suoi deputati ma non riesce a raggiungere la maggioranza assoluta di 176 seggi, restando a 169 seggi (rispetto ai 164 della passata legislatura); e una sconfitta chiara del Partido popular (Pp) di Mariano Rajoy, che però riesce a crescere nel numero di seggi, passando da 148 a 154.

I due maggiori partiti, Pp e Psoe, si sono affermati a scapito della sinistra di Izquierda Unida (Iu) e di alcuni dei partiti nazionalisti baschi e catalani. Il premier, parlando davanti alla folla che lo ha festeggiato nella sede del Psoe, ha voluto ricordare innanzitutto Isaias Carrasco, l’ex consigliere comunale socialista ucciso dall’Eta venerdì scorso, che «dovrebbe vivere questo momento con la sua famiglia». La morte di Carrasco sembra aver comunque favorito un’alta affluenza alle urne (il 75,3% degli aventi diritto, molto vicina a quella del 2004), decisiva per la vittoria socialista. «Governerò per le aspirazioni delle donne, per le speranze dei giovani, perché gli anziani abbiano l’appoggio guadagnatosi durante la vita», ha affermato Zapatero ricordando i punti forti della sua politica sociale.

Il premier che ha cambiato il volto della cattolica Spagna, rimesso al suo posto la Chiesa e avviato uno straordinario percorso di riforme sociali ha commentato: "abbiamo lavorato duro ma ne è valsa la pena". Ed ha promesso di governare con mano ferma ma tesa al dialogo, nel nome dell'Europa, della pace e dello sviluppo. Ha promesso di governare, ancora una volta, "per tutti ma soprattutto per coloro che non hanno tutto".


Pubblico di seguito l'intervista rilasciata nei giorni scorsi dal premier spagnolo al direttore del quotidiano El Pais e pubblicata venerdì 7 marzo 2008 da la Repubblica

Zapatero: "Stop ai vescovi , devono rispettare le nostre leggi"


di JAVIER MORENO

Ci sono molti spagnoli convinti che i nazionalismi (Paesi Baschi, Catalogna) abbiano lanciato una sfida su grande scala allo Stato, con l'obiettivo finale a medio termine di un'indipendenza o una semi indipendenza di fatto. È cosciente di questo? La preoccupa?
"Sono nazionalismi, per definizione. E pertanto hanno un progetto che si propone di andare più in là dell'autogoverno. Fa parte della loro strategia politica. Ma non avremo nessun momento, nei prossimi anni, in cui non saremo in grado di armonizzare, di tenere in equilibrio la coesione".

Che ne è stato delle sue ambiziose proposte di riforma, del regolamento del Congresso, del Senato, della Costituzione...?
"Tutte le riforme che dipendevano solo da una maggioranza parlamentare le abbiamo portate avanti. Tutte. Dalle leggi sociali alla Radio Televisión Española [la televisione pubblica]. Non siamo riusciti a portare avanti quelle che esigono la partecipazione del Partito popolare (Pp), come i quattro punti della riforma costituzionale, o il regolamento del Congresso, che logicamente ha bisogno di una maggioranza e di un accordo ampio".

Sa con chi governerà?
"Con l'appoggio del mio partito".

E basta?
"Questo è il mio obiettivo".

Però secondo i sondaggi non avrà la maggioranza assoluta. Non crede che i cittadini abbiano diritto di sapere, prima di andare alle urne, con chi si alleerà?
"Il governo ha collaborato e ha avuto l'appoggio in pratica di tutti i gruppi parlamentari, salvo il Pp, e pertanto qualsiasi accenno a uno scenario di dialogo è prematuro".

È consapevole che i cittadini con redditi medi e medio-bassi sono in competizione con gli immigrati per accedere a servizi la cui qualità si deteriora a vista d'occhio, come ospedali, scuole...?
"La sanità è garantita a tutti gli spagnoli. Abbiamo uno dei migliori sistemi sanitari del mondo, per qualità e per funzionamento. Ha pensioni...".

Con tutto il rispetto, signor presidente, basta farsi un giro in alcuni grandi ospedali per verificare la congestione...
" ... dipende da quali comunità autonome, perché una delle cose che ho fatto in questa tappa è stato trasferire cinque miliardi di euro alle comunità autonome per la sanità..."

Quanti immigrati clandestini ci sono in Spagna?
"Circa 250.000".

Come lo sa? Con questa precisione, intendo...
"Ci sono i mezzi per saperlo. È una stima. E la stima è intorno ai 250.000".

Che cosa pensa di fare con queste persone?
"Nella misura del possibile, rimpatriarle. Non appena abbiamo un immigrante clandestino, lo rimpatriamo..."

Non farà una sanatoria...?
"No, no. Voglio precisare due cose. Quando abbiamo fatto la sanatoria è stata una sanatoria caso per caso. Con contratto di lavoro, con il consenso di imprenditori e sindacati e chiedendo i precedenti penali".

Economia. Il dato sulla disoccupazione registrato a febbraio è pessimo.
"Lo contesto. Anzi, oggi ho qui paio di dati positivi sull'economia spagnola che mi hanno dato stamattina. C'è stato un numero molto alto di contratti a tempo indeterminato. Non mi sembra che se avessimo un clima economico allarmante gli imprenditori continuerebbero a fare contratti, e tanto meno contratti a tempo indeterminato".

Quattro anni fa lei promise una legge sui termini di tempo entro cui poter praticare l'aborto. È una promessa che non ha mantenuto.
"Una sfumatura. Non l'ho mai promesso. Non è mai uscito dalla mia bocca".

È nel suo programma. Pagina 100 del Programma elettorale del 2004: "Riformeremo la legge sul diritto all'interruzione volontaria di gravidanza per adottare un sistema di termini di tempo".
"... non ho ritenuto conveniente modificare la legge".

Centinaia di migliaia, forse milioni di donne saranno deluse.
"Non lo so, non lo so. Io non parlo a nome delle donne. Non parlo a nome loro".

Avrebbe potuto farlo. Disponeva di una maggioranza sufficiente alla Camera.
"Sì, ma non ho ritenuto conveniente farlo e non l'ho fatto. Ritengo conveniente dialogare con il Pp".

Parliamo dei settori integralisti. I vescovi hanno appena eletto presidente il cardinale Rouco Varela, uno degli istigatori di tutte le manifestazioni di piazza contro il suo governo. È un cattivo presagio per i prossimi quattro anni?
"Non facciamo previsioni su quello che succederà. Probabilmente, il fatto che sia stato rieletto presidente della Conferenza episcopale... Per il momento, ha fatto una dichiarazione corretta, il primo giorno, e bisogna dare tempo al tempo".

Questa mattina hanno eletto anche García-Gasco come guardiano dell'ortodossia, che è stato il cardinale che ha detto che lei, con le sue leggi, stava dissolvendo la democrazia.
"È una dichiarazione inaccettabile. Inaccettabile".

Secondo lei è il clima adatto per andare a cena col nunzio apostolico?
"Io sono sempre a favore del dialogo. Sempre".

Tuttavia, ha dichiarato che nella prossima legislatura, se vincerà, metterà i puntini sulle "i" ai vescovi.
"A certi che hanno fatto dichiarazioni, sì".

Che cosa dirà loro?

"Una ragione molto evidente: che devono rispettare le leggi approvate dal Parlamento. Possono non essere d'accordo, ma non possono fare affermazioni come quelle sul fatto che sono una ferita per la democrazia, o che rappresentano un passo indietro per i diritti umani".

Crede che il problema del Kosovo si sia avviato verso la soluzione con l'indipendenza?
"Soluzione no, andrà ad aumentare le tensioni e le difficoltà. La mia posizione sul Kosovo è nota: risponde a esigenze di coerenza, il governo non sosterrà nessuna dichiarazione che non abbia l'appoggio delle Nazioni Unite".

Appoggerebbe l'ingresso del Kosovo nell'Unione Europea?
"No".

Quando ha parlato l'ultima volta con Fidel Castro?
"Non ho mai parlato in vita mia con Fidel Castro".

Non ha mai parlato con lui?
"No. Questi sono i paradossi con cui bisogna convivere, no"?
(L'intervista è stata realizzata dal Direttore de El Pais) (Copyright El Pais-la Repubblica/ Traduzione Fabio Galimberti)

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