Perdere tempo dietro rappresentanti gaylesbo vogliosi di poltrone politiche e istituzionali ha condotto ad una sola deputata esplicitamente gay in Parlamento: bisogna dialogare con tutte le forze politiche e tutte le componenti della nostra società.
di Giuliano Federico
Dunque, come si vede, è tutta una questione di lobby. L’idea che la gestione del potere e l’ottenimento di provvedimenti legislativi favorevoli ad un obiettivo, un’esigenza, un diritto, passino solamente attraverso la militanza politica e, aggiungo, istituzionale, è novecentesca, scollata dalla realtà. In realtà, io credo, il lobbying ‘è’ politica. In un senso alto e concreto. Il lobbying sente il respiro delle pieghe della società, attribuisce loro una valenza di schema teorico e poi strategico e si applica per ottenere le richieste esplicite e particolari. Il lobbying è il reticolo che censisce i macro e micro bisogni della società reale. Esso non è rappresentativo nel senso della completezza democratica, come invece lo è nobilmente, magnificamente ed esteticamente il Parlamento. Il lobbying è un po’ più animalesco nello schema della selezione. Filtra meno, molto meno, gli animal spirit della società degli uomini. Nel lobbying non si vota quasi mai per eleggere a maggioranza.
Eppure, in un mondo in cui abbiamo, giustamente, scelto la democrazia come male minore e il capitalismo come fango, orrendo, in cui riusciamo comunque a sguazzare, mantenendoci a galla, il lobbying pare l’unico strumento interlocutorio con cui la politica, nell’epoca della crisi di tutte le forme di rappresentanza, riesca ad adoperarsi per andare dritta alla risoluzione dei problemi. Ovviamente il lobbying, a volte, è al servizio di cause poco nobili. Ma questo è un altro discorso. Antropologicamente, gli uomini sono diversi tra loro, per fortuna.
Invece. A parte il fatto che mi sarei serenamente risparmiato un nuovo governo presieduto in qualità di premier da un cittadino inadatto a tale incarico come Silvio Berlusconi, trovo che finalmente in questo Paese si possa sperare in una normalizzazione delle procedure istituzionali. Pochi partiti costretti ad ascoltare le lobby! Non solo. Se l’uomo di Arcore lo vorrà, c’è possibilità per una legislatura di riforme istituzionali, alleggerimento fiscale e semplificazione burocratica di cui ogni cittadino italiano potrà a medio e lungo termine giovarsi. Ma a parte questo, credo soprattutto che davanti ai risultati elettorali, sia lampante l’indicazione che gay e lesbiche italiani debbano imparare a fare lobbying. I gay italiani che contano sono parecchi, molti dei quali velati, nascosti. Bisogna cooptarli, renderli partecipi del lobbying, nel caso anche sputtanarli. Esistono parlamentari gay eletti nel Parlamento che si insedierà a seguito delle elezioni del 13 e 14 Aprile 2008, ai quali va subito lasciato intendere che la lobby non si farà tanti scrupoli a tirarli in ballo. Insomma, è un mondo sporco, con pochi scrupoli. Perdere tempo dietro rappresentanti gaylesbo vogliosi di poltrone politiche e istituzionali ha condotto ad una sola deputata esplicitamente gay in Parlamento. Che poi, anche se fossero stati dieci anziché uno, cosa se ne avremmo cavato? Solo poltrone per quei dieci!
Invece, prendete la piccola, piccolissima e ancora acerba pattuglia di media gay. Pochi, sgangherati, provinciali e tutto il resto. Eppure, quante masse di ragazze e ragazzi hanno preso coscienza e si sono avvicinati ai temi che riguardano la propria condizione pubblica grazie alla sgangherata, provinciale pattuglia di media gay italiani! Soprattutto perché i nuovi media danno poi voce alla base. Ascoltano e danno risonanza al respiro di quella piega gay della società, che ha esplicite e particolari richieste.
Ho grande rispetto per la centralità del Parlamento nella gestione della Cosa Pubblica, sancita dalla Costituzione. Al contempo trovo naturale che gli Italiani con le ultime elezioni abbiano reso le due Camere agili, composte di pochi gruppi di parlamentari. Tanto più che nel nostro sistema vige il bicameralismo perfetto (che francamente spero Berlusconi & C. si apprestino a spazzare via con una riforma votata anche dalla sponda Pd). Ecco: è venuto il tempo delle lobby. Lasciare alla deriva quei furbacchioni esponenti LGBT che pensano di poter continuare a sguazzare nella politica, agitando i diritti gay come bandiera della propria battaglia e iniziare a dialogare con tutte le forze politiche, tutti i settori dell’economia e della comunicazione. Questo, io credo, sia giusto fare per gay e lesbiche italiani.
giuliano.federico@gay.tv
http://tinyurl.com/4rafmz
di Giuliano Federico
Dunque, come si vede, è tutta una questione di lobby. L’idea che la gestione del potere e l’ottenimento di provvedimenti legislativi favorevoli ad un obiettivo, un’esigenza, un diritto, passino solamente attraverso la militanza politica e, aggiungo, istituzionale, è novecentesca, scollata dalla realtà. In realtà, io credo, il lobbying ‘è’ politica. In un senso alto e concreto. Il lobbying sente il respiro delle pieghe della società, attribuisce loro una valenza di schema teorico e poi strategico e si applica per ottenere le richieste esplicite e particolari. Il lobbying è il reticolo che censisce i macro e micro bisogni della società reale. Esso non è rappresentativo nel senso della completezza democratica, come invece lo è nobilmente, magnificamente ed esteticamente il Parlamento. Il lobbying è un po’ più animalesco nello schema della selezione. Filtra meno, molto meno, gli animal spirit della società degli uomini. Nel lobbying non si vota quasi mai per eleggere a maggioranza.
Eppure, in un mondo in cui abbiamo, giustamente, scelto la democrazia come male minore e il capitalismo come fango, orrendo, in cui riusciamo comunque a sguazzare, mantenendoci a galla, il lobbying pare l’unico strumento interlocutorio con cui la politica, nell’epoca della crisi di tutte le forme di rappresentanza, riesca ad adoperarsi per andare dritta alla risoluzione dei problemi. Ovviamente il lobbying, a volte, è al servizio di cause poco nobili. Ma questo è un altro discorso. Antropologicamente, gli uomini sono diversi tra loro, per fortuna.
Invece. A parte il fatto che mi sarei serenamente risparmiato un nuovo governo presieduto in qualità di premier da un cittadino inadatto a tale incarico come Silvio Berlusconi, trovo che finalmente in questo Paese si possa sperare in una normalizzazione delle procedure istituzionali. Pochi partiti costretti ad ascoltare le lobby! Non solo. Se l’uomo di Arcore lo vorrà, c’è possibilità per una legislatura di riforme istituzionali, alleggerimento fiscale e semplificazione burocratica di cui ogni cittadino italiano potrà a medio e lungo termine giovarsi. Ma a parte questo, credo soprattutto che davanti ai risultati elettorali, sia lampante l’indicazione che gay e lesbiche italiani debbano imparare a fare lobbying. I gay italiani che contano sono parecchi, molti dei quali velati, nascosti. Bisogna cooptarli, renderli partecipi del lobbying, nel caso anche sputtanarli. Esistono parlamentari gay eletti nel Parlamento che si insedierà a seguito delle elezioni del 13 e 14 Aprile 2008, ai quali va subito lasciato intendere che la lobby non si farà tanti scrupoli a tirarli in ballo. Insomma, è un mondo sporco, con pochi scrupoli. Perdere tempo dietro rappresentanti gaylesbo vogliosi di poltrone politiche e istituzionali ha condotto ad una sola deputata esplicitamente gay in Parlamento. Che poi, anche se fossero stati dieci anziché uno, cosa se ne avremmo cavato? Solo poltrone per quei dieci!
Invece, prendete la piccola, piccolissima e ancora acerba pattuglia di media gay. Pochi, sgangherati, provinciali e tutto il resto. Eppure, quante masse di ragazze e ragazzi hanno preso coscienza e si sono avvicinati ai temi che riguardano la propria condizione pubblica grazie alla sgangherata, provinciale pattuglia di media gay italiani! Soprattutto perché i nuovi media danno poi voce alla base. Ascoltano e danno risonanza al respiro di quella piega gay della società, che ha esplicite e particolari richieste.
Ho grande rispetto per la centralità del Parlamento nella gestione della Cosa Pubblica, sancita dalla Costituzione. Al contempo trovo naturale che gli Italiani con le ultime elezioni abbiano reso le due Camere agili, composte di pochi gruppi di parlamentari. Tanto più che nel nostro sistema vige il bicameralismo perfetto (che francamente spero Berlusconi & C. si apprestino a spazzare via con una riforma votata anche dalla sponda Pd). Ecco: è venuto il tempo delle lobby. Lasciare alla deriva quei furbacchioni esponenti LGBT che pensano di poter continuare a sguazzare nella politica, agitando i diritti gay come bandiera della propria battaglia e iniziare a dialogare con tutte le forze politiche, tutti i settori dell’economia e della comunicazione. Questo, io credo, sia giusto fare per gay e lesbiche italiani.
giuliano.federico@gay.tv
http://tinyurl.com/4rafmz
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