giovedì 21 ottobre 2004

Il gip di Bari: "Gli ex ostaggi italiani mercenari al servizio degli Usa"

"Stefio, Cupertino, Agliana e Quattrocchi furono arruolati da Giampiero Spinelli e dalla sua società, la 'Presidium'"
Un testimone: "Potevano fermare le persone e aprire il fuoco"
I body guard: "Tutto falso. Eravamo operatori della sicurezza"

BARI - Gli ex ostaggi italiani sequestrati in Iraq per 56 giorni "erano veri e propri fiancheggiatori delle forze della coalizione e questo spiega, se non giustifica, l'atteggiamento dei sequestratori nei loro confronti". Lo scrive il gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, riferendosi a Umberto Cupertino, Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Fabrizio Quattrocchi (quest'ultimo ucciso durante la prigionia).

Il provvedimento del gip è quello con cui, nelle scorse settimane, ha imposto il divieto di espatrio (poi annullato dal Tribunale del Riesame) a Giampiero Spinelli, il trentenne di Sammichele di Bari amico di Cupertino, indagato per arruolamenti o armamenti non autorizzati al servizio di uno Stato estero (articolo 288 codice penale).

Esaminando il ruolo della società Presiudim corporation con sede alle Seychelles, attraverso la quale - secondo l'accusa - Spinelli ha compiuto a Sammichele di Bari i reclutamenti degli italiani, il gip scrive che la Presidium è "un centro di addestramento ed arruolamento di mercenari (o peggio, come farebbe pensare la scelta della sede centrale in un paradiso fiscale e la relativa tranquillità che offre...").

Spinelli è accusato "in concorso con altre persone" di aver arruolato personalmente a Sammichele di Bari Cupertino, Agliana e Dridi Forese "affinché militassero in territorio irakeno in favore di forze armate straniere (anglo-americane, per la precisione) in concerto e in cooperazione con le medesime, in contrapposizione a gruppi armati stranieri".

Nel provvedimento il gip aggiunge che le indagini sinora compiute "hanno consentito di accertare che era effettivamente vero quanto ipotizzato, subito dopo il sequestro dei quattro italiani in Iraq, che essi erano sul territorio di quel Paese in veste di mercenari, o quantomeno, di 'gorilla' a protezione di uomini di affari in quel martoriato Paese".

Tra le testimonianze raccolte del giudice è risultata determinante quella di Paolo Casti, arruolato dal febbraio 2004 in Iraq, che ha dichiarato che i body guard italiani arruolati dagli Stati Uniti avevano "il potere di fermare e controllare le persone, e in caso di necessità di aprire il fuoco, sempre e solo in risposta ad attacco armato".

Minaccia reazioni Maurizio Agliana e controbatte: "Non è vero. Eravamo in Iraq incaricati di protezione ravvicinata con un contratto della Sicurezza privata, ovviamente nell' ambito del programma delle Forze di coalizione. Tutto qui". Identica la posizione di Salvatore Stefio: "Riaffermo che noi eravamo, come lo siamo sempre stati, operatori della sicurezza".
(21 ottobre 2004)

http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/esteri/iraqita/gipdice/gipdice.html

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