Governo e Cavaliere su di sei punti, però un terzo degli elettori azzurri del 2001 si dice deluso: non ha mantenuto le promesse
di RENATO MANNHEIMER
La progressiva erosione, in corso ormai da diversi mesi, degli indici di consenso per il presidente del Consiglio e per il governo nel suo complesso (con le inevitabili conseguenze sulle intenzioni di voto) è stata probabilmente una delle ragioni principali ad aver spinto Silvio Berlusconi al repentino mutamento di linea della scorsa settimana e al conseguente varo del provvedimento volto, nelle intenzioni del governo, a diminuire la pressione fiscale. Il fine era dunque anche quello di interrompere il trend negativo nell'opinione pubblica e recuperare il consenso di una parte almeno degli elettori. Alla luce dei risultati dei primi sondaggi di opinione, condotti immediatamente dopo l'annuncio delle nuove aliquote, si può affermare che il Cavaliere ha in questo caso raggiunto, almeno in una certa misura, gli obiettivi che si era prefissato. La maggioranza relativa dell'elettorato esprime infatti un giudizio positivo - anche se non entusiastico, visto che un terzo dell'elettorato si dichiara «abbastanza» soddisfatto - sulla manovra fiscale attuata dal governo. E' la prima volta, da molto tempo, che una iniziativa dell'esecutivo ottiene l'approvazione di una parte cosi consistente della popolazione, ciò che conferma di nuovo come il tema della diminuzione delle tasse resti il più indicato per raccogliere consensi.
Va sottolineato però che una quota quasi altrettanto elevata di italiani manifesta una valutazione negativa (in misura molto accesa per quasi un quarto della popolazione) e che ciò avviene per il 70% di chi dichiara l'intenzione di votare per il centrosinistra. Ma addirittura un quinto degli elettori dell'opposizione dà invece un parere positivo e, ciò che forse più importa al Cavaliere, quest'ultimo è manifestato da più di tre quarti dei votanti per i partiti della maggioranza (ove però il 17% resta su posizioni critiche).
Mutano anche le aspettative per il futuro: contrariamente a qualche mese fa, infatti, la maggioranza ritiene che il taglio delle tasse, nella misura annunciata dal governo, avrà effettivamente luogo. Si tratta di un significativo segnale di ripresa di credibilità per l'esecutivo. La conseguenza è, come si è detto, una notevole crescita di popolarità di quest'ultimo (»6%) e, nella stessa misura, dello stesso Silvio Berlusconi.
Come accade sempre quando si tratta di provvedimenti che suscitano una particolare - e più accentuata del consueto - attenzione da parte dei cittadini, si registra anche una più diffusa espressione di giudizi: la percentuale di risposte «non so» è diminuita sensibilmente e, di conseguenza, si rileva anche un incremento (sebbene di misura inferiore alla crescita di giudizi positivi) delle valutazioni critiche nei confronti dell'esecutivo.
Malgrado la crescita di popolarità, l'operato complessivo del governo continua tuttavia ad essere giudicato negativamente dalla netta maggioranza dell'elettorato, sia pure in misura inferiore a qualche settimana fa. Ciò può anche dipendere dal fatto che buona parte degli elettori - anche tra coloro che danno un giudizio positivo della manovra fiscale - è del parere che i provvedimenti adottati non portino un vero beneficio al Paese nel suo complesso o che essi siano ininfluenti. E che, ciò che appare ancora più significativo, la maggioranza dell’elettorato (e, quel che è più importante, quasi un terzo dei votanti per Forza Italia e il 54% degli indecisi) dichiara che quanto deciso dal governo in materia fiscale non corrisponde a ciò che era stato promesso da Berlusconi nel corso della campagna elettorale del 2001.
Insomma, le decisioni assunte dal governo sembrano essere interpretate più che altro come un primo segnale positivo di «inversione di rotta» nella politica dell'esecutivo, dopo mesi di delusione e conseguente disaffezione. Il che suggerisce di adottare una certa cautela nel valutarne gli effetti sul futuro comportamento elettorale degli italiani. Solo tra qualche tempo si potrà stabilire se e in che misura il consenso raccolto in questa occasione si tradurrà in un reale e duraturo incremento delle intenzioni di voto per i partiti del centrodestra e in particolare per Forza Italia o se esso costituisca invece un fenomeno di durata limitata, legato ad una sorta di entusiasmo del momento. Dipenderà soprattutto dalla misura in cui i cittadini percepiranno concretamente - nella loro personale economia - gli effetti della manovra annunciata la scorsa settimana e vedranno cosi soddisfatte (o deluse) le molte aspettative che essa ha suscitato.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2004/11_Novembre/29/sondaggio.shtml
lunedì 29 novembre 2004
Fisco, risale la fiducia nel premier. Anche se...
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