lunedì 18 aprile 2005

Nichi Vendola è come il divorzio

«E' a suo modo nel costume e nella psicologia di una regione meridionale una ripetizione del referendum sul divorzio»
DI PAOLO FRANCHI

Ha scritto Peppino Caldarola sul Riformista che la vittoria sul filo di lana di Nichi Vendola in Puglia (la più imprevista e imprevedibile di quelle del centrosinistra nelle elezioni del 3 aprile) «è a suo modo nel costume e nella psicologia di una regione meridionale una ripetizione del referendum sul divorzio». Perché già nella campagna elettorale sono saltate le barriere ideologiche e la discriminazione sessuale. E perché a cose fatte tutto un mondo composito e variegato (l'intellettuale come l'imprenditore come il giovane disoccupato) si è scoperto «più laico, più ambizioso, più politicizzato»: come succede solo quando comincia un'altra storia. Anche e soprattutto nel Mezzogiorno. Dove cose simili capitano. com'è noto, di rado.

Io spero che Caldarola abbia ragione. E che la vittoria del «radicale» Nichi per apparente paradosso sia, o possa diventare, una vittoria riformista. Perché il riformismo, per non esaurirsi in un «flatus vocis», deve essere anche, e forse soprattutto, capacità di entrare in relazione con un'idea di modernità più ricca e complessa di quanto dica un termine, modernizzazione, che non diviene meno vacuo solo per-ché tanti riformisti veri o presunti ne abusano.

Proprio per questo bisogna intendersi, quando si azzarda un paragone (affascinante) con la vittoria del No nel referendum abrogativo del-la legge sul divorzio (12 maggio 1974). Fu un trionfo, quello. E per molti, a sinistra, ancora più inaspettato, almeno in partenza, del successo di Vendola in Puglia. L'Italia e il Mezzo-giorno erano cambiati molto più in profondità di quanto le categorie tradizionali di cui disponevano potessero far prevedere. Anche allora la rottura si era manifestata su un terreno, quello del costume, dei rapporti tra i sessi, dei diritti. delle forme stesse della convivenza. che sin lì si era preferito arare con la massima discrezione: per antico moralismo, certo, ma soprattutto per non farsi inutili problemi con i cattolici e i «moderati». Che nella cultura politica della sinistra dell'epoca grosso modo coincidevano con la Dc. Pesò eccome, questa «in-comprensione», nei disastri cui andò incontro la sinistra nei decenni successivi. I tempi sono cambiati, si capisce: Puglia docet. Ma non sarebbe male rifletterci su.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=31791

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