lunedì 18 aprile 2005

Mobilitiamoci per i SÌ al referendum

Come movimento lgbt dobbiamo batterci affinchè vinca la laicità dello Stato sull'oscurantismo clericale
di Aurelio Mancuso

Il 12 e 13 giugno siamo chiamati ad esprimerci rispetto ai 4 quesiti referendari che intendono abrogare alcune parti della legge 40, sulla procreazione medicalmente assistita. Si tratta di una brutta legge che ha introdotto nell'ordinamento italiano mostruosità giuridiche severamente criticate da premi nobel, dalla comunità scientifica, da costituzionalisti.

Tralasciando gli aspetti tecnici e le buone ragioni per andare a votare, che ben sono illustrati dal Comitato per il Referendum (sul sito potete trovare un'ampia documentazione: www.comitatoreferendum.it), c'interessa qui richiamare le ragioni politiche per cui il movimento lgbt deve impegnarsi con tutte le sue forze affinché si raggiunga il quorum e si vinca questa nuova battaglia di libertà.

In gioco c'è la laicità dello Stato, più volte messa in discussione in questi decenni dagli ambienti più retrivi del cattolicesimo italiano (divorzio, aborto, ecc.), che non si rassegna al fatto che le democrazie devono assumere tutti quei provvedimenti che aiutino le persone a vivere meglio, secondo le proprie convinzioni, senza creare danno o obbligare altri a subirne le conseguenze.

Lo Stato laico deve tutelare la salute delle donne, consentire la ricerca scientifica, consentire alle madri e ai padri di poter scegliere le migliori terapie. Tutto ciò è impedito dalla legge 40 perché si sono introdotte norme figlie di una visione confessionale e proibizionista della società.

Come fu per il divorzio e l'aborto, le gerarchie cattoliche (oggi con il trucco dell'appello all'astensionismo, perché sanno che le loro posizioni sono minoritarie) tentano di dimostrare che lo Stato laico è inferiore allo Stato etico, che il pluralismo e il cosiddetto relativismo devono lasciare posto ad un'unica visione di verità. E' la Chiesa trionfante, interventista e con grande capacità d'interdizione verso la politica che deve dimostrare la propria forza.

I gay, le lesbiche, le/i trans italiani non possono avere tentennamenti: questo progetto teo con deve essere sconfitto, anche perché, in caso di non raggiungimento del quorum, diventerà difficile per chiunque vada al governo, promuovere una stagione di riforme libertarie e di civiltà. Insomma, come hanno ben evidenziato scienziati, operatori socio sanitari e politici, in un recente seminario interno dei DS del nord tenutosi a Milano (che ha visto una partecipazione straordinaria, al di là delle migliori previsioni): il futuro sociale del paese sarà segnato in modo inequivocabile dal risultato di questi referendum.

Per il movimento lgbt ci sono ragioni aggiuntive affinché quest'orrenda legge sia resa non applicabile. In primo luogo si tratta di una legge che all'articolo 5 si esprime contro la possibilità che coppie dello stesso sesso possano accedere alle tecniche di procreazione assistita, in secondo luogo se perderanno i referendum anche temi a noi cari saranno più difficili da affrontare.

Sull'articolo 5 (di cui non è chiesta l'abrogazione) possiamo dire che rappresenta una discriminazione aggiuntiva rispetto alle già numerose discriminazioni operate nel complesso dell'articolato. Si nega la genitorialità agli omosessuali, mentre, come tutti sanno questa è assolutamente diffusa, prova ne sono le reti di madri e padri omosessuali che da tempo operano in Italia. Il referendum radicale, fortemente sostenuto da Arcigay e Arcilesbica, abrogava tutta la legge, quindi, anche il famigerato articolo 5, purtroppo lo stesso è stato respinto dalla Corte Costituzionale, con motivazioni che riteniamo, per usare un eufemismo, fragili.

Ma ora ciò che è davvero importante è che si dia un chiaro segno rigetto di un provvedimento anti libertario, per questo come cittadini lgbt ci dobbiamo sentire impegnati più di altri, perché sappiamo che la vittoria dei Sì ci aiuterà a vincere altre battaglie: prima fra tutte il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali, il Pacs, ecc.

Per tutte queste ragioni, è importante partecipare al lavoro dei Comitati per il Referendum presenti sul territorio, organizzare iniziative e materiali rivolti alla comunità, invitare amici e parenti ad andare a votare.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=31793

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