martedì 5 aprile 2005

Regionali 2005. Il trionfo dell'Unione: 11 Regioni a 2

Il centrosinistra cresce sia come amministrazioni sia come voti. Fini: «Un segnale chiaro e inequivocabile. Governo indebolito»

Ai primi exit poll tutti sono rimasti prudenti. La memoria di dichiarazioni fatte su dati poi smentiti non permetteva valutazioni nette. Prodi, nei suoi uffici, ha visto affissi cartelli eloquenti: «Dichiarazioni prudenti, grazie». E ha sorriso. Un sorriso che già pregustava quello liberatorio e sereno di qualche ora dopo quando ha potuto affermare «E' stata una vittoria larg. Gli italiani ci chiedono di prepararci a governare». Per la Cdl è stato un tracollo, apparso fin dai primi dati: 11 a 2, dicevano gli exit poll. Ma le «forbici» in tre Regioni (Piemonte, Lazio e Puglia) erano vicine. L'unione non poteva ancora cantar vittoria, il Polo non doveva ancora stracciarsi le vesti, perché aveva messo in preventivo di non vincere altrove e di non confermarsi in Calabria, Abruzzo e Liguria, regioni amministrate dal centrodestra e quasi subito ( soprattutto le prime due) sfuggite. Poi sono arrivate le proiezioni, ovvero le percentuali tratte dai primi voti reali. Lo schema si ripeteva e non dava illusioni di rimonte nette al centrodestra. I leader non si facavano vedere, qualcuno stava sul vago e per la maggioranza il solo Tabacci parlava già chiaramente di sconfitta e di colpe interne: dalle riforme fatte per il cosidetto asse del Nord ai problemi di guida della coalizione. Alla fine era chiaro: per la maggioranzza è stato un tracollo. L'unico a mostrarsi soddisfatto, nella Cdl, era Calderoli, per aver guadagnato qualche punto percentuale per le liste della Lega nord. Una soddisfazione qasi surreale se appena si alzava lo sguardo alla cartina d'Italia: 11 Regioni a 2 per l'Unione che ottiene la conferma di tutti e cinque i presidenti e ne strappa ben 6 al centrodestra. La Cdl salva per sè soltanto Lombardia e Veneto.

LAZIO E PIEMONTE - Bruciano soprattutto le sconfitte in Lazio e Piemonte, regioni cruciali, dove i governatori uscenti Francesco Storace e Enzo Ghigo devono cedere lo scettro rispettivamente a Piero Marrazzo e Mercedes Bresso. Storace è stato tra i primi ad ammettere la debàcle chiamando di persona Marrazzo e aggiungendo a mo' di commento finale: «E' stata un'ecatombe in tutta Italia». L'unica casella rimasta in bilico fino a notte fonda è stata la Puglia dove la lotta tra Fitto (Cdl) e Vendola (Unione) è stata incertissima e giocata all'ulitmo voto.

L'UNIONE ESULTA - Diventa comprensibile, dopo la prudenza iniziale, l'esultanza del centrosinistra. Come prima Romano Prodi, anche Piero Fassino, quantificando il tracollo della Casa delle libertà, osserva: «Il risultato delle regionali è un terremoto che ha colpito il centrodestra, un ribaltamento totale dei rapporti di forza sul piano nazionale. Il centrosinistra, - anticipa Fassino- gadagna non soltanto in amministrazioni governate, ma anche nel golbale dei voti espressi». Esplicita l'ala radicale della coalizione che con Oliviero Diliberto e Antonio Di Pietro chiede apertamente che Berlusconi prenda atto che non ha più la maggiranza nel Paese e si dimetta e si vada ad elezioni anticipate.

IL SILENZIO DEL PREMIER - Berlusconi non interviene. Il suo silenzio sul voto dura tutto il giorno. Tocca al vicepremier Gianfranco Fini presentarsi a Porta a porta, da Bruno Vespa: «Il voto ci fa capire che gli italiani, in questo momento, hanno una preferenza per il centrosinistra. E' un segnale chiaro e inequivocabile da parte degli elettori, è un campanello d'allarme. E il governo è senza dubbio indebolito. E' un dovere, per An e tutto il centrodestra, assumersi le proprie responsabilità con elettori e con italiani». Dopo la triste parentesi della morte del Papa, la politica torna a Porta a porta dove era rimasta all'utima, discussa, apparizione di Berlusconi, nella giornata che lo aveva visto protagonista anche della diretta dalla Fiera di Milano. Stasera, a recitare il meaculpa, c'è Fini. Il silenzio del premier peserà. E il voto, è inevitabile, aprirà una serie di «discussioni» interne. Oppure, per usare le parole del vicepremier Follini: «La difficoltà della Cdl esiste tutta: per risalire la china occorrerà riflettere e magari non solo riflettere...».

IL BILANCIO GLOBALE: 16 A 4 - Dopo il voto di oggi, il centrodestra governa in 4 Regioni: Lombardia, Veneto, Molise e Sicilia (le ultime due torneranno alle urne nel 2006). Il centrosinistra governa ora in 16 Regioni: Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna.

http://www.corriere.it/Speciali/Politica/2005/regionali/articoli/index2.shtml

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