mercoledì 22 giugno 2005

Regolarizzato il viado che si sposa

Sentenza della Cassazione contro il ministero dell Interno


Niente espulsione per gli extracomunitari transessuali - dediti alla prostituzione - che sposano una donna italiana. Lo sottolinea la Cassazione respingendo il ricorso presentato dal Ministero dell Interno contro Liony Messias D.O., un viado sudamericano che, per sottrarsi al foglio di via, si è sposato con Fulvia L., una donna italiana molto più anziana di lui. Il questore di Massa, nel luglio 2002, aveva respinto la richiesta dello straniero di ottenere il permesso di soggiorno per motivi familiari , invocati da Liony in ragione del matrimonio contratto con Fulvia L. e celebrato nel giugno 2000. Secondo l autorità di polizia, l uomo era un transessuale dedito alla prostituzione e le sue nozze erano solo un escamotage di facciata per rimanere in Italia e continuare l'attività di lucciola . Contro il provvedimento questorile, Liony si era rivolto al Tribunale di Massa che, nel dicembre 2002, aveva stracciato il foglio di via in quanto - in base alla legge sull'immigrazione - è vietata l espulsione dello straniero convivente con coniuge italiano . Il ministero dell Interno - però - non è rimasto a guardare e ha reclamato alla Corte di Appello di Genova sostenendo che Liony andava espulso perchè il suo matrimonio era fittizio e lui era un maschio solo dal punto di vista anagrafico , dato che era in realtà di sesso femminile . A riprova delle sue deduzioni, il Viminale aggiungeva che - per di più - quella coppia irregolare conduceva una convivenza discontinua dato che l attempata Fulvia lo andava a trovare una volta al mese e risiedeva in altra città. Queste osservazioni non hanno fatto breccia: i magistrati dell appello hanno bocciato, nel 2003, il ricorso del ministero rilevando che nessun rapporto di polizia era idoneo a smentire la veridicità del matrimonio dello straniero con una cittadina italiana, mentre la continuità delle vita comune non escludeva periodi di lontananza tra i coniugi, giustificati anche da motivi di lavoro, e non era dimostrata la circostanza che lo straniero fosse di sesso femminile . Contro l ennesima disfatta il Viminale ha tentato l'ultima carta e si è appellato in Cassazione. Senza successo. I supremi giudici - con la sentenza 13165 - hanno, infatti, confermato che Liony non può essere espulso e hanno condannato il ministero a rimborsargli 2.100 euro per le spese legali. [Data pubblicazione: 22/06/2005].

(La Padania del 22/06/2005)

http://www.gaynews.it/view.php?ID=32834

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