40 mila persone scese in piazza contro l'omofobia e l'intolleranza inneggiando a Zapatero. Un pensiero dedicato a Michele Presta
La Stampa
Al "Gay pride" sfilano in 50 mila inneggiando ai diritti di Zapatero
Sono stati più forti dell'intolleranza, o di quella forma di aggressività che chiamano "omofobia": una sorta di paura del diverso che spesso sfocia in gesti di violenza contro le persone gay. E contro l'omofobia ieri sono scesi in piazza in 30-50 mila, a Roma, per festeggiare l'anniversario del Gay pride, la manifestazione dell'orgoglio gay che si tiene ogni anno nella capitale, a Milano, a Bologna o come l'anno prossimo, a Torino. Alla festa di ieri hanno partecipato tredici organizzazioni del movimento, provenienti da tutta Italia. I lavori preparatori hanno richiesto un mese di lavoro, durante il quale Carlo, Salvatore, Fabrizio, Alessandro e Aldo - i principali organizzatori dell'Arcigay di Roma - hanno dormito quattr'ore per notte. Di giorno lavoravano o studiavano, chi in azienda, chi all'università, "così tutto il lavoro abbiamo dovuto farlo ritagliandoci degli spazi nel tempo libero". Ma il risultato c'è stato. Al Gay pride di ieri c'erano decine di migliaia di persone - vestiti di tutti i colori e le mode - che sfilavano per chiedere gli stessi diritti delle coppie "regolarizzate": il riconoscimento giuridico in quanto coppie di fatto, il diritto a assistere il partner quando è ammalato, di poter ricevere la pensione alla morte del compagno e di ereditarne i beni. Alle 16,30 i carri sono partiti da piazza della Repubblica, con le bandiere della pace e del Regno Unito, cartelloni fatti a mano da Salvatore ("Chi ha l'omofobia non è figlio di Maria"), tabelloni della Cgil con su scritto "Sacro il lavoro/laico lo Stato". Dietro, davanti e a fianco dei carri i partecipanti seguono il corteo, che passa dalle vie centrali di Roma per concludersi alla Bocca della verità. La musica di Vasco Rossi, Anita Franklyn, la tecno e l'hip hop danno il ritmo al corteo, che ogni 500 metri si ferma per leggere le piccole ma frequenti storia d'intolleranza quotidiana. Come quella di Lorenzo e Luca, dieci anni di convivenza, uno dei quali si è visto negare il diritto ad assistere il partner in coma: non è un parente. O come Simona e Monika: la seconda è polacca, è si è vista negare il permesso di soggiorno. Eppure la soluzione ci sarebbe. I delegati dell'Arcigay Roma sventolano bandiere bianche con su scritto "Pacs" in blu. La speranza è quella: Zapatero è lontano, "concedeteci almeno il riconoscimento come coppia di fatto".
Il Corriere della Sera
Roma, sfila il Gay pride Zapatero santo subito, ora le unioni di fatto
Un assessore della Regione Lazio: pronto un progetto per i "Pacs" Roma, sfila il Gay pride
Carri colorati e slogan: vogliamo i nostri diritti
ROMA - Il Gay Pride è questo: seni siliconati, perizomi tigrati, uomini in gonnellino scozzese senza biancheria, parrucche viola e toraci al vento. E' anche questo: una coppia di giovani donne con maglietta rosa che procedono mano nella mano e si sfiorano le labbra, o due ragazzoni, canottiera bianca e canottiera nera traforata che si baciano con passione, lungamente. E questo: l'Associazione genitori di omosessuali, che esibisce il numero di telefono, per chi ne avesse bisogno. VIVA ZAPATERO - No, dopo la tragedia di Londra non si è pensato di annullare il Gay Pride romano. "E' una manifestazione per la civiltà contro la barbarie", dice Rossana Praitano, presidente del circolo di cultura omosessuale "Mario Mieli". "Il Gay Pride - dice Titti De Simone, deputato di Rifondazione comunista - è contro la guerra, contro il terrorismo, poiché la pace è la precondizione per il riconoscimento di tutti i diritti umani". Così il caldo pomeriggio romano viene solcato, da piazza della Repubblica alla Bocca della Verità, da una sorta di carnevale di Rio, con decine di migliaia di persone al seguito e due ali di turisti e pochi cittadini osservatori. Il primo carro accompagnava tre uomini vestiti da sposa e vessilli della pace, e bandiere spagnole. Marcia nuziale e il cartello "Zapatero santo subito", il premier di Madrid che ha fatto una corsa in avanti circa i diritti dei gay. Tuttavia, l'anima più politica del corteo, si pone per ora l'obiettivo dell'approvazione in Parlamento dei Pacs, Patti civili di solidarietà, che allargherebbero alle coppie di ogni genere diritti come la successione e la reversibilità della pensione. Ormai, c'è solo la Lega contraria nel profondo. Ma qual è l'anima politica del corteo? Franco Grillini, presidente onorario Arcigay, deputato ds, la De Simone, Mariella Gramaglia, inviata dal sindaco Veltroni, Luigi Nieri, assessore regionale, che dice: "Ho preparato una bozza di legge per sostenere le coppie di fatto. Spero di ottenere il più ampio consenso in consiglio regionale. Vorremmo cancellare le norme fatte approvare da Storace, che accordano aiuti solo agli sposati". IL SILENZIO - "Di sabato, i colleghi sono nei collegi", dice Grillini. E Rossana Praitano: "L'unico sindaco che sfilò nel Gay Pride fu Rutelli, anno 1994, prima della sua "conversione"". Veltroni, Marrazzo e Gasbarra erano stati invitati, tutti hanno fatto sapere di essere precedentemente impegnati. Veltroni, ad esempio, sposava in Campidoglio il suo assessore al Bilancio, Marco Causi. Con una signora, naturalmente. E Sandro Bondi, di Forza Italia, che pochi giorni fa ha detto "pensiamo a un riconoscimento delle convivenze", non è stato invitato? "Purtroppo no - dice Praitano -. Forse non abbiamo colto la sincerità delle sue parole...". Alle 18 e 30 la sfilata, lungo via Cavour, fa un minuto di silenzio per le vittime di Londra. Molti portano un nastro nero al polso, qualcuno indossa un bikini con i colori inglesi, uno dei carri è un bus rosso a due piani, sopra viaggiano gay di una certa età, a torso nudo con indumenti di pelle. Il carro della Cgil è carico di transessuali che ballano Renato Zero, Cuccarini ("Vola"), Nada, i Ricchi e Poveri e tanta "house music". Sfila anche una Alfa Romeo "Duetto" rossa, come quella di Dustin Hoffman nel "Laureato". Sul cofano c'è scritto "Casini pubblico concubino, Pera servo del Vaticano" e dietro "Forse domani sposi". Andrea Garibaldi.
Il Corriere della Sera
Giallorosso di Spagna, sfila l'orgoglio gay
Anche due assessori della Pisana e due del Campidoglio hanno partecipato al corteo. Assenti sindaco e governatore
In centro i carri della parata omosessuale, le bandiere arcobaleno, i vessilli inglesi. Ma su tutti, Zapatero Giallorosso. È il colore del Gay-Pride 2005, manifestazione dell'orgoglio omosessuale, sfilata ieri per le strade di Roma, però non è un tributo alla Capitale. Ma alla bandiera della "cattolicissima" Spagna, che è ovunque: la sventolano i transessuali vestiti da sposine, la portano le coppie uomo-uomo, donna-donna che si baciano e ballano i pezzi di Raffaella Carrà. Il vessillo spagnolo si agita da piazza della Repubblica, passando per via Cavour, Fori Imperiali, Colosseo, via dei Cerchi, fino alla Bocca della Verità, accanto a "Rainbow", la bandiera arcobaleno simbolo del movimento Glbt (gay, lesbian, bisex, transgender) "Que viva gayssima Espana" è scritto sul carro del circolo Mario Mieli, dove si balla o svestiti, o molto vestiti: da spose bianche o donne andaluse. E ovunque c'è "el toro", altro simbolo spagnolo, lo portano i ragazzi stampato sulle magliette e le drag-queen sui vestiti. "Oggi festeggiamo la Spagna e la sua voglia di essere un paese davvero moderno - racconta Mirko, 19 anni - pensando ai morti di Londra. Ma non potevamo fermarci avrebbero ancora vinto loro, i terroristi". E nonostante la festa di piazza, nonostante la musica nessuno dimentica. Prima della partenza i responsabili del Pride ditribuiscono nastri neri per il lutto, se lo lega al braccio il deputato Ds Franco Grillini, si attaccano agli striscioni, alle bandiere della pace. Qualche trans lo ferma al reggiseno (succinto) di paillettes, potrebbe sembrare un gesto di cattivo gusto, ma è naturale, oggi durante il pride E sì, è strana questa manifestazione dell'orgoglio omosex, dedicata alle discriminazioni, perché cade in un giorno di lutto per l'Europa. Sfilando, per ricordare al mondo che le scelte sessuali non devono andare a sfavore dei diritti, si applaude a Madrid e si soffre per Londra. E alle 18.30 non bastano più quei nastri, ci si ferma, si sta in silenzio. "Ragazzi osserviamo un minuto di raccoglimento per l'attentato nella metro di Londra", dice al microfono dal carro del coordinamento la svettante Karl du' Pigne, drag-queen, che nella vita senza zeppe si chiama Andrea. La sfilata fa tappa in via Cavour, sono le 18.30, a decine di migliaia si fermano, i sound-sistem spengono i bassi, la musica scompare, le ragazze bloccano i fianchi, i sorrisi si spengono. Un minuto solo, e uno spruzzo di coriandoli rossi e rosa riavvia la festa. Il corteo riparte. Due assessori, Gramaglia per il Comune e Nieri per la Regione rappresentano le istituzioni. "È giusto aver fatto questa manifestazione, è il segno della voglia di non sottomettersi al terrore", dice Salvatore Bonadonna, capogruppo di Rifondazione alla Regione. "Zapatero santo subito", chiede un cartello. I turisti sono estasiati dallo spettacolo, un paio di canadesi salgono a ballare sul carro della Cgil. Al Colosseo la sfilata si incrocia con un paio di coppie di sposini pronti alle foto di rito. "Auguri, auguri, presto potremo sposarci anche noi", urlano dai carri. "Ve lo auguro", risponde una moglie novella dai capelli rossi e vestita d'avorio. In mattinata nel circolo An di Marconi il capogruppo alla Provincia, Piergiorgio Benvenuti ha annunciato un Family-Pride. Certo non pensava allo scambio di convenevoli tra sposine. Maria Rosaria Spadaccino
La Repubblica
Festa e lutto, a Roma l'orgoglio gay
Gli organizzatori: siamo quarantamila. Fra i temi dominanti, le nozze fra omosessuali e i patti civili di solidarietà
MASSIMO LUGLI ROMA - Bandiere arcobaleno abbrunate e musica techno. Transessuali scatenati che ballano a ritmo di merengue e fasce nere al braccio per le vittime dell'attentato di Londra. La festa e il lutto, l'impegno e il divertimento, la rabbia e l'allegria nella solita cornice multicolore di lustrini, paillettes, trucco esagerato in pieno stile "Rocky horror picture show". Un corteo rumoroso e festoso che ha sfilato per oltre tre ore da piazza Esedra alla Bocca della Verità, tagliando in due il centro della capitale. Un appuntamento, quello del Gay pride romano che qualcuno aveva pensato di annullare dopo l'attentato in Inghilterra e che ha avuto un successo oltre le previsioni degli organizzatori. "Siamo più di 40 mila, è la manifestazione più grossa dopo il World pride, segno di una voglia di reagire al terrorismo che va oltre le tematiche consuete" esulta Rossana Praitano, presidente del circolo Mario Mieli. Molto diversa la valutazione ufficiosa della polizia: meno di 10 mila manifestanti. Tra i temi più scottanti, quello delle nozze gay autorizzate in Spagna ma ancora ben lontane dall'orizzonte italiano. In testa al corteo, una "Duetto" rosso fiamma del 1976 con la scritta "Domani, forse, sposi", i barattoli legati al parafango posteriore e due cartelli: "Casini concubino" e "Pera, servo del Vaticano". Alla guida, Luca, 40 anni, imprenditore, il suo compagno Marco, di 32 e, dietro, lo scrittore Massimo Consoli. "Stiamo insieme da 4 anni e vogliamo sposarci - spiegano Marco e Luca - se non ne avremo la possibilità andremo a vivere in Spagna e prenderemo la cittadinanza". "Il nostro obiettivo attuale non è tanto il matrimonio tra omosessuali ma il Pacs, il patto civile di solidarietà che assicura una serie di diritti anche alle coppie di fatto" interviene Sergio Lo Giudice, presidente nazionale dell'Arcigay. Tanta musica, nessuno slogan, molti striscioni: "Sacro il lavoro, laico lo stato" si leggeva sui cartelli della Cgil, "No al terrorismo, mai più odio e discriminazione" "Zapatero, santo subito" "Non sono preda di nessun diritto" "Vent'anni di discriminazione, fuori la Chiesa dallo Stato". Nove camion decorati con palloncini e festoni tra cui quello spagnolo ("Que viva gayssima EspaÑa") con un contorno di mantiglie e ventagli. Le spose siliconate del primo carro in contrasto stridente con un gruppo di "macho men" stile sadomaso, crani rasati, bretelle e stivali fetish. Nel corteo, una pattuglia di politici: Franco Grillini, Ds, Titti De Simone e Salvatore Bonadonna di Rifondazione, Beppe Mariani e Andrea Striano dei Verdi, l'assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri e quello capitolino alle pari opportunità Mariella Gramaglia in rappresentanza della Giunta comunale. "Lottare per i diritti civili vuol dire anche battersi per la pace e contro il terrorismo - dice Grillini - Anche perché l'odio per gli omosessuali accomuna il fanatismo religioso di ogni matrice". A via Cavour, molti inquilini salutano con la mano dalle finestre e dalle terrazze. Poi la musica tace, le bandiere si abbassano in segno di omaggio per i morti di Londra. Un minuto di silenzio raccoglimento e commozione e la festa ricomincia. Due ragazzi si baciano appassionatamente e nessuno ci fa caso.
La Repubblica (cronaca di Roma)
"Gay Pride, contro ogni violenza e per la fine delle discriminazioni"
LA SFILATA DEL GAY PRIDE Nove carri, tanta musica e bandiere arcobaleno a lutto per i morti di Londra
"Per la prima volta accordo completo tra le tredici sigle romane del mondo omosessuale nel nome del laicismo" Nieri: "In Regione presto la legge sulle coppie di fatto"
Gramaglia: "Sì alla delibera sui patti civili di solidarietà"
GABRIELE ISMAN Bandiere arcobaleno listate a lutto, nove carri colorati e rumorosi di felicità, tanti tra uomini e donne a ballare: fantasia al potere nel Gay Pride 2005 che ha colorato le vie di Roma ieri pomeriggio. "Per la prima volta - dice Rossana Praitano, presidente del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli - abbiamo trovato l'accordo per la manifestazione tra le tredici sigle che nella Capitale seguono le tematiche del mondo omosessuale". C'è la Cgil, con un carro pieno di persone a ballare, musica da matrimonio e il riferimento alla sacralità del lavoro per un grande no a ogni discriminazione. "Perché - spiega Valentina Baia, 21 anni, stalliera del Portuense - ci sentiamo ghettizzati, ed è brutto vivere così, tra problemi sul lavoro, sul dire con chi esci chi frequenti". C'è il carro con i colori spagnoli, perché "persino la cattolicissima Spagna ci ha superato con la legge sui matrimoni tra omosessuali - ricorda Luca Amato, 40 anni, imprenditore dell'Eur - e noi siamo l'ultimo Paese civile in Europa senza una legge di tutela per i Patti civili di solidarietà, i Pacs". Nel corteo affamato di diritti - tra le prime delle tante canzoni, "Gli spari sopra" di Vasco Rossi - Pacs fa rima con pace, tra le tante bandiere arcobaleno e dell'Arcigay romana: "La nostra - dice Imma Battaglia - è una lotta per la pace, contro la violenza e i soprusi di ogni tipo. Mai come oggi i diritti umani assumono importanza se ciò che si vuole costruire è la democrazia". Sarà lei stessa a metà corteo, in via Cavour - dopo la partenza da piazza della Repubblica alla Bocca della Verità - a strappare manifesti della Militia Christi. Ragazzi e ragazze si baciano, liberi finalmente di farlo, e tanti alle finestre dei palazzi si affacciano, tra curiosità e colori. C'è la politica: "Il sindaco Veltroni - dice l'assessore comunale alle Pari opportunità, Mariella Gramaglia - ha scritto un'importante lettera per i vent'anni dell'Arcigay romana, e io sono qui su suo mandato formale. Credo inoltre sia giusto portare in consiglio comunale la delibera sulle unioni di fatto". Luigi Nieri, assessore al Bilancio e alla partecipazione della Pisana, ripete di stare già lavorando "perché con le altre forze politiche si affronti al più presto in consiglio regionale il nodo delle unioni di fatto". Sfilano Ivano Caradonna, minisindaco del V municipio, che ospita il Cube e una sede dell'Arcigay, e il presidente del municipio XI, Massimiliano Smeriglio, con famiglia. Nel corteo - che alle 18.26 si ferma in un minuto di silenzio dedicato alle vittime di Londra - c'è voglia di laicità: "Dio c'è, ma, calmati, non sei tu" dice una maglietta indirizzata a chissà chi. Sfilano i Pink, allegro movimento di protesta vicino ai Disobbedienti, e il gruppo di laici accaniti Nogod. "è una festa piena - conclude Rossana Praitano - che deve mantenere la sua connotazione di colori e musica: il terrorismo non ferma la costruzione di democrazia. Anzi, il terrorismo ha arricchito questa festa di significati: non più solo lotta alle discriminazioni, ma per l'integrazione". Una festa in positivo: per l'affluenza - davvero tanta gente - per i colori, per le richieste.
L'unita'
Dal Gay Pride una ricetta per la pace
«Non sovrapporre la religione allo Stato, il fanatismo si combatte con queste manifestazioni»
Grillini: «Siamo la punta di diamante della laicità contro l'integralismo»
di Mariagrazia Gerina/ Roma
UN MINUTO DI SILENZIO, pensando alle vittime londinesi. Alle 18,30 i carri colorati si arrestano, le musiche - da Raffella Carrà alla marcia nuziale - tacciono e si interrompono le danze. Poi, è di nuovo l'allegria carnascialesca a cui il Gay Pride ci ha abituato a sfilare per le vie di Roma, soltanto che le bandiere arcobaleno del movimento omosessuale sono listate a lutto e qualcuno distribuisce nastrini neri da mettere al polso. Fino all'ultimo gli organizzatori si sono domandati se fosse opportuno scendere in piazza dopo gli attentati di Londra, fino all'ultimo Alleanza nazionale si è attaccata a questo pretesto per invocare la cancellazione del Gay Pride. Militia Christi ha fatto di più, ha tappezzato la città di manifesti: «Perverso? No Grazie! Ma pe 'er verso giusto. No al Gay Pride. Uniamoci contro la lobby del male». Strappati via al passaggio del corteo, che si snoda lungo tutta via Cavour da piazza della Repubblica al Colosseo e poi alla Bocca della Verità, aperto da una decappottabile rossa con la scritta «Pacs subito». «Siamo quarantamila», gridano gli organizzatori - 20mila secondo la questura. «È un miracacolo, considerando che siamo in Italia, nella città del Vaticano, con un sistema televisivo che ci discrimina e ci oscura», commenta Franco Grillini, presidente onorario dell'Arcigay e deputato Ds, primo firmatario della proposta di legge per il Patto civile di solidarietà (Pacs), firmata al senato da tutti i gruppi che compongono l'Unione. «In questo momento gli attacchi sono talmente forti che la risposta è stata di massa. Le persone hanno capito l'importanza di scendere in piazza oggi nonostante le bombe», dice soddisfatta Rossana Praitano, presidente del Cicolo Mario Mieli, in prima fila tra gli organizzatori del Pride romano, al quale hanno aderito anche la Cgil e, a livello locale, Ds, Verdi, Rifondazione. «Certo, le persone hanno capito che proprio quando ci sono gli attentati, è il momento di scendere in piazza», rilancia Grillini: «Altrimenti si dà ragione ai terroristi che vogliono la fine delle manifestazioni e della democrazia, altrimenti si riduce tutto a un confronto tra lotta armata e stato repressore». Di più, dice Grillini: «Oggi noi siamo la punta di diamante della laicità contro ogni integralismo religioso. Non solo quello islamico, che arma la mano dei terroristi, ma anche quello di casa nostra, comunque nemico della libertà. Uniti, per altro contro le diversità sessuali. E poi non è papa Ratzinger a parlare di attacco anti-cristiano, una gaffe che acuisce le tensioni. Il vero antidoto è fare in modo che non ci siano sovrapposizioni tra politica e religione, nel mondo come nel nostro paese, riaffermare la laicità dello stato e i diritti. Ecco perché questa manifestazione».
Nel corteo sono soprattutto gli integralismi di casa nostra a scatenare la fantasia. Contro i quali si agita il santo spagnolo, «Zapatero, santo subito». Slogan post referendari: «Alle urne quattro gatti, a messa manco quelli». Consigli irriverenti: «Papa Ratinger facce il coming out». «Ma il nosto interlocutore è l'opinione pubblica italiana, le autorità politiche», spiega il presidente dell'Arcigay, Sergio Lo Giudice, «lo stato, che deve difendere la sua e la nostra laicità».
In termini legislativi, la risposta all'integralismo, è il Patto si solidarietà civile. Il centrosinistra ha detto sì ad una legge che riconosce i diritti ai conviventi e ora abbiamo chiesto che questa legge venga inserita nel programma elettorale dell'Unione», spiega Grillini, primo promotore del Pacs: «Il Pacs non è un matrimonio, è una patto civile che risolve i guai nei momenti difficili della vita di due persone, solo una destra ottusa e omofoba come quella italiana può montare una polemica su questa proposta».
10 Luglio 2005
Roma abbraccia il corteo, il colore invade la città
Un pensiero anche per Michele Presta, il sindacalista della Cgil ucciso a Catanzaro
di Delia Vaccarello
ROMA Pride col sorriso, orgoglio di unità e di liberazione. Il corteo contro tutte le discriminazioni che ha sfilato ieri per le vie di Roma, partecipato dai cittadini anche dalle finestre aperte, ha risposto con serenità agli attacchi delle alte cariche dello Stato contro i gay, alle bombe di Londra, alle gerarchie cattoliche con le braccia chiuse. Una serenità che cattura in tempi di oscurantismo. In più di quarantamila sono scesi in piazza grazie alle sigle romane unite, ai rappresentanti nazionali dell'Agedo (genitori di omosex), della Cgil, di Arcigay, dei Ds con Grillini, di Rc con Titti de Simone. Un duetto alfa romeo dell'epoca del film "Il laureato" apre la sfilata e traccia un ponte tra il '68 e l'oggi. Al volante Luca, Marco al suo fianco: «Vogliamo sposarci, finirà che emigreremo». Seduto dietro, la bandiera arcobaleno in pugno munita di striscetta nera in segno di cordoglio per le bombe, Massimo Consoli. Storico e scrittore, tra i fondatori del movimento gay italiano, precisa: «Per la morale cattolica che non condivido Casini sarebbe un pubblico concubino. Ma non per me. Noi chiediamo il rispetto di ogni scelta».
Violano il rispetto le frasi di Militia Christi che dicono "no al gay pride" e si affiancano ai manifesti di Ds, Gay left, e Sinistra giovanile che invitano a partecipare. Imma Battaglia, la pasionaria del world pride 2000, non indugia e distrugge le scritte che definiscono i gay "morti che parlano". La liberazione fa proseliti: ad applaudire sono tanti etero. Anche Consoli batte le mani. Lotta contro il cancro da anni, ha adottato un giovane, oggi è nonno: per la sua storia, diventa il simbolo di un movimento che resiste e conosce la gioia. Gioiscono dei propri figli i genitori dell'Agedo e denunciano: «Siamo riconoscenti ai nostri ragazzi di aver parlato con noi», dice Anna Ciano ed Ettore, il marito: «Sono stati discriminati da piccoli, perché non omologati. Da grandi non si dà loro una prospettiva. La storia si pentirà di questa ingiustizia che in Italia viola i principi della Costituzione». Gli fa eco Titti De Simone: «Se definisci i diritti capricci, come ha fatto Pera, attacchi i fondamenti della Repubblica. Senza pace non c'è stato di diritto». L'integralismo ha l'effetto di unire chi lotta per la libertà. «I problemi di molti sono ancora in famiglia. Ma gli attacchi della Destra non pagano, per i nostri genitori, liberali, sono ridicoli», dice Valentina Bagnoli.
"Angeli" con ali bianche sfilano dietro al carro del circolo Mieli, con la drag queen Karl du Pignè vestita di bianco che ricorda: «Il primo gay pride romano fu organizzato da una signora, Debora di Cave, che è qui con il figlio di un anno». L'applauso riempie il cielo azzurro. Mentre poco prima tutto era silenzio, in ricordo delle vittime dell'ultima strage. Chiaro, la repressione pesa. Omar e Rossella, 17 anni, lamentano: «Ci vogliono pietrificare, ma restiamo fluidi»; Veniero Fusco da Caserta: «Nelle famiglie del Sud c'è molto da fare»; «La piaga è l'omofobia interiorizzata», aggiunge Jiulia Pietrangeli. Ma la Cgil con Gigliola Toniollo rincuora suggellando il pride con lo slogan: «Sacro il lavoro, laico lo Stato». Toniollo aggiunge: «Teniamo alta la sacralità di chi opera». Il carro Cgil sfila sulle note della marcia nuziale. Il pensiero va al sindacalista Presta che si è ribellato al ricatto omofobico ed è stato ammazzato. Per lui, per tutti, occorre sapere "sposare" lotta e sorriso.
delia.vaccarello@tiscali.it
http://www.gaynews.it/view.php?ID=33212
domenica 10 luglio 2005
Decine di migliaia di persone hanno sfilato al gay pride romano
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Sex crimes and the Vatican
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