lunedì 11 luglio 2005

Gay tra due mondi

Lì Zapatero, qui Chiesa
di Delia Vaccarello

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La libertà in Spagna, il clima d’intimidazione in Italia. Mentre a Madrid si rispetta per legge il diritto ad ogni unione, a Roma le alte cariche dello Stato considerano l’amore gay un «capriccio». «Sono felice per le leggi che sanciscono le nozze gay approvate in Spagna, ma in Italia non mi sento tutelata. Lo Stato che dovrebbe proteggerci, ci aggredisce. È stata innescata una bomba a orologeria che vede i più forti all’attacco dei più deboli», dice Luisa Ratiglia uscendo dal Gay village di Roma. Spagna e Italia sembrano due grandi giare comunicanti: in una viene protetta con fermezza la libertà dei cittadini di scegliere chi sposare e di separarsi in tempi brevi; nell’altra si rovescia tutta la reazione della Chiesa e di una parte politica cui sta sfuggendo, come una lepre in corsa, la secolare «sicurezza» della famiglia tradizionale.

Come vivono questo momento i gay che nulla fanno se non proseguire la marcia per ottenere i loro diritti? Cosa pensa il popolo dei libertari che in questa Italia in simbiosi con le gerarchie ecclesiastiche non si astiene dal provare «vergogna» per i propri governanti? Sotto accusa sono il Clero o il Parlamento?

Ascoltiamo chi vive in prima fila la condizione di «bersaglio», ricordando che ai gay oggi viene detto, attraverso media di grande diffusione e per bocca di alte cariche dello Stato, di abbandonare una vita di «disordine», di «curarsi», di smettere una lotta che mira all’avvento di leggi «incivili». «Viviamo l’omosessualità in modo tranquillo, figuriamoci se ci sentiamo malati. Ma siamo convinti che questi attacchi abbiano presa sugli incerti, sui tanti che hanno costruito una cornice fatta di marito, moglie, figli, e si sentono al sicuro nella menzogna. Poi dentro sono disperati. Per la Spagna siamo felici, ma scontenti di vivere in Italia», Filippo Gennarelli di 27 anni e Simone Pitini di 28 sfilano tra i viali alberati del parco in cui l’estate omosex, e non solo, terrà banco fino alla fine di agosto. Nel desiderio che Roma somigli a Madrid, Filippo punta il dito contro la Chiesa e dice: «A causa del Vaticano le leggi di Zapatero per noi sono fantascienza»; Simone critica i partiti: «La classe politica si appoggia del tutto alla Chiesa che è potentissima in Italia. Lo abbiamo visto con il referendum: 3 italiani su 4 non hanno disobbedito ai vescovi». Le voci di coloro che abbiamo intervistato si dividono: chi protesta contro lo Stato, chi contro la Chiesa. E a volte sembra di vedere ciò che succede ai figli quando si scagliano contro l’uno o l’altro dei «genitori» nel caso in cui esercitino il potere dei divieti. Spesso chi protesta non si accorge della ferrea complicità che unisce il padre e la madre quando la proibizione non dà scampo. Così succede che, dinanzi al soverchiante peso di Stato e Chiesa allacciati, i cittadini italiani si sentano «minori», «deboli», nel senso di soggetti ancora non riconosciuti nella pienezza della loro dignità. E si perda di vista il meccanismo storico di origine fascista e l’opportunismo politico della grande alleanza che unisce ancora in Italia il potere religioso a quello secolare. Decisivo, in questo processo di inferiorizzazione (che assimila gli omosex a bambini incapricciati) è il ruolo dei media: «Gli attacchi mi fanno malissimo» dice Antonella Lini di 45 anni « vorrei uno Zapatero italiano, ma dov’è? Io non sono neanche per la famiglia omosex, questa rincorsa ai modelli etero mi dà fastidio, ma per il riconoscimento della convivenza gay. Famiglia e convivenza gay in Italia sono viste come il Male, per colpa del Vaticano, cioè la nostra vera mannaia, che sembra avere conquistato la tivù. Stanno facendo una crociata via cavo e le vittime siamo tutti noi». Daniele Scalise, scrittore e giornalista, denuncia non tanto gli attacchi espliciti ai gay, quanto l’ignavia dei politici: «In Italia restiamo all’età della pietra. La destra non sa fare la destra, e la sinistra non si batte per la questione gay. La politica è impotente. La sofferenza degli omosessuali italiani è dovuta a strutture mentali radicate e all’ostile indifferenza dei politici».

Attacchi palesi o silenti? No grazie: «Quello che è successo in Spagna è stra-positivo. Ci dicono che dobbiamo curarci? Ma io non li ascolto proprio» sbotta Francesca, 28 anni. «Ci sono molti più omosessuali di quanto non si pensi e tantissimi tra quelli che ci attaccano. Pensate che in Vaticano non ce ne siano?». Francesca e Azzurra sono due sorelle lesbiche. «I nostri genitori l’hanno presa bene, sdrammatizzando» dice Azzurra. «Da ragazza mi hanno fatto fare un colloquio con una psicologa amica di mia madre. Dopo due incontri mi ha detto: "Non ti preoccupare, non sei certo tu che devi essere curata, ma quelli che vivono con sospetto l’omosessualità”».

E gli etero ? Luca Salerno di 17 anni e Dario Felice di 22 sorseggiano un vino rosso ghiacciato ai bordi della pista. Dario si definisce di estrema destra. «Sul matrimonio gay sono d’accordo, sull’adozione no. A me non interessa direttamente, ma sono convinto che la mentalità italiana è sbagliata per colpa dei governi che corrono solo dietro ai propri interessi». Luca, che si dice libertario, gli fa eco: «In Italia le leggi di Madrid sembrano impossibili perché a differenza di altri paesi pensiamo solo ai fatti nostri». Ma può dirsi di mentalità chiusa chi soffre per il razzismo anti-gay? «In Italia non possiamo avere le leggi spagnole per il peso terribile che esercita il Vaticano. Io mi vergogno degli attacchi che vengono fatti agli omosessuali» dice Valeria Russo, di 24 anni.

Nel resto d’Italia sono soprattutto i giovanissimi ad esultare per Zapatero non perdendo la speranza. Paola da Torino, 19 anni, comincia dallo stupore: «Zapatero aveva contro di lui quasi tutti i religiosi. Ma ce l’ha fatta. Mi vergogno di essere italiana. Io e la mia compagna stiamo aspettando le nozze gay. Ma per averle, al governo dovrebbero esserci persone come Vendola. Lui sì che in Puglia è andato avanti senza paura». Costante l’altalena dei sentimenti forti. «Ho provato una grande gioia alla notizia della rivoluzione di Madrid» dice Beatrice, 16 anni. «E poi una gran rabbia. Mi sono sentita più libera, in classe lo sono già, con i genitori ancora no. Faccio volantinaggio e la gente si gira per vedere chi sono questi gay e queste lesbiche. I commenti stupidi sono quelli che fanno più male». Nel Sud si avverte tutta la debolezza dell’essere cittadini italiani: «Sono stato felice per le nuove leggi pro-gay» dice Pasquale Quaranta da Salerno «e provo compassione per la miseria culturale del nostro paese, ma sono sereno. Credo che gli attacchi possano infastidire, ma colpiscono davvero solo chi si nasconde. In Italia occorre lottare. Come? Con la cultura e la testimonianza. Raccontando le storie di amore». La casella mail e il cellulare di Aurelio Mancuso, segretario Arcigay, sono tempestati di messaggi e missive di gioia per la Spagna e allarme per le aggressioni in Italia. «Zeno, presidente di Arcigay Verona, mi chiama per raccontarmi le tensioni in Veneto, Antonio, della sede di Napoli, telefona circondato da ragazzi che chiedono cosa dobbiamo fare. Ad una cena con alcuni giovani gay del Magentino- Abbiategratese si parla soprattutto di come fermare l’onda di clericalismo; a Carpi signore anziane dal viso segnato dalle lunghe battaglie dicono "lottate per i nostri figli, anche se sono etero non è importante, qui ci vogliono trasformare in un’enorme sagrestia!". Si lavora con forza, per non sentirsi dispersi, vittime inconsapevoli di un gioco sporco e volgare, che nulla a che fare con la fede cattolica o con la vera politica». Si lotta e si reagisce: l’effetto Zapatero è un cordiale contro la «tentazione» di astenersi?

http://www.gaynews.it/view.php?ID=33231

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo, in Italia abbiamo un vicino di casa scomodissimo, il papa. quando la chiesa si renderà conto che lo Stato Pontificio non esiste dal 1861, non è mai troppo tardi.... ben vengano i matrimoni gay... altro che capriccio, quando due persone si amano, perchè non unirli in amtrimonio? il matrimonio che ha valore è quello civile che sancisce diritti e doveri, non quello religioso dove se hai un marito che te mena, lo devi sorbire perchè la chiesa è contraria al divorzio....

Andrea ha detto...

Basterebbe se ne accorgessero gli italiani (specialmente i politici sempre pronti a inchinarsi e a baciare l'anello del pescatore) che lo stato pontificio non esiste più...

Anonimo ha detto...

beh... mai dire ami.... purtroppo i lecchini ( non gay, eheheh) ci sono e ci saranno sempre... anche nel vaticano, purtroppo.....

Uno straccio di laicità

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