di Antonio Padellaro
Ieri, bastava guardare il Tg1 delle 13 e 30 per capire chi sono i mandanti politici dell'aggressione leghista a Carlo Azeglio Ciampi. Subito dopo le immagini insultanti del Borghezio e dei suoi compari Salvini e Speroni, che mostrano al mondo come è stata ridotta l'Italia, va in onda il servizio sulla cena di Berlusconi con i leghisti Bossi, Calderoli, Castelli, Maroni, Giorgietti. «Piena intesa tra il leader del Carroccio e il premier», annuncia testualmente il tg di governo tracciando così un limpido, ancorché involontario, nesso di causa ed effetto tra la sera prima ad Arcore e il giorno dopo a Strasburgo. Non sappiamo se sia stato preannunciato a Berlusconi ciò che gli squadristi in camicia verde stavano organizzando. Difficile, tuttavia, che gli ospiti e commensali non ne sapessero niente visto che nella Lega non si muove foglia senza l'approvazione del senatur, figuriamoci alla vigilia di una simile sceneggiata. Nessun dubbio, invece, sulla «piena intesa» tra gli amici e alleati poiché il patto di governo tra Lega e Forza Italia (regolarmente depositato dal notaio), e quello amicale tra Bossi e Berlusconi, ha sempre rappresentato il muro maestro della Casa delle Libertà; e continua a esserlo anche se tutto intorno sta crollando. Perciò, la dichiarazione del presidente del Consiglio di condanna della contestazione «in forma e in sostanza» dei leghisti non sembra altro che una presa in giro degli italiani e del presidente della Repubblica.
Davanti a un episodio senza precedenti, di gravi offese rivolte alla massima istituzione dello Stato, in pieno Parlamento Europeo, trasmesse sulla intera rete televisiva internazionale, se Berlusconi avesse voluto sul serio condannare avrebbe dovuto pretendere, immediatamente, le dimissioni di tutti i ministri del Carroccio. Se non lo ha fatto è perché non poteva e, soprattutto, non voleva farlo.
Rivediamo la sequenza. Ciampi viene interrotto mentre elogia l'euro come fattore di stabilità monetaria. Basta con l'euro, gridano gli esagitati. Ma è lo stesso, identico concetto che Berlusconi va diffondendo in tutte le riunioni elettorali di partito. Il «Giornale» del 29 giugno (quotidiano di famiglia e dunque fonte inattaccabile) attribuisce a Berlusconi la seguente frase: «Tutti i sondaggi dimostrano che la percezione dell'euro è negativa; dobbiamo associare questa percezione al nostro avversario». Missione numero uno, dunque: colpire Prodi. Missione numero due: fomentare il malcontento sull'euro e indicarlo come causa principale dell'aumento dei prezzi e della peggiorata condizione economica degli italiani. Si tratta di una palese falsificazione che, come al solito, punta a scaricare il fallimento del governo Berlusconi su altri soggetti politici. Chi? Prodi ma anche Ciampi, come superministro del Tesoro protagonista del negoziato che, tra mille difficoltà, riuscì ad associare l'Italia nell'Europa della moneta unica. Un merito storico ma non per i mazzieri e i loro mandanti. Complici nello stesso disastroso governo, conniventi nell'attacco permanente alle regole fondamentali della convivenza. Con quella inesauribile voglia di gettare agli squali, mitragliare, torturare, castrare che non ha uguali nel mondo civilizzato.
Non si dica adesso che i leghisti hanno esagerato. Non si esprima improvviso stupore dopo che per cinque anni si è assistito senza reagire (con qualche rara eccezione) a tutti gli eccessi, a tutti gli insulti, a tutte le peggiori provocazioni razziste e xenofobe, a tutti i possibili stravolgimenti costituzionali. Del resto, non è la prima volta che le camicie verdi attaccano Ciampi. Gli stupiti dell'ultima ora dovrebbero, per esempio, ricordarsi del 2 giugno. Quando, al presidente che aveva solennemente dichiarato il grande senso storico della nascita della Repubblica, il ministro Calderoli aveva tranquillamente risposto che per lui, quello era un giorno di lutto. E del resto, non è stato l'ineffabile titolare delle Riforme istituzionali (!) a definire Ciampi uno sconfitto insieme all'euro e all'Europa? Di cosa ci si sorprende allora? Ci si interroghi invece sulla colpevole sottovalutazione di chi ha costantemente fatto finta di non vedere la crescita di una malformazione antinazionale e antieuropea nutrita di paura, razzismo e bisogno di isolamento. L'attacco a Ciampi è solo l'inizio.
da l'Unità del 06/07/2005
mercoledì 6 luglio 2005
I mandanti di Arcore
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