mercoledì 27 luglio 2005

La Chiesa che assolveva la contraccezione

Lo storico Claude Langlois scardina un luogo comune: fino al 1897 non era vietata la dispersione del seme. Nell'800 c'era più indulgenza. Poi prevalse la severità di Pio XI e Paolo VI.


La Genesi racconta che Er morì senza aver dato figli alla sua sposa Tamar, e Giuda ordinò all'altro figlio, Onan, di unirsi alla cognata per assicurare una discendenza al fratello: «Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello. Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui». È sul trascinarsi di questo linguaggio biblico nel dibattito cattolico sul controllo delle nascite nella Francia postrivoluzionaria che si sofferma Il crimine di Onan, di Claude Langlois. Lo storico parigino intriga il lettore perché scardina i luoghi comuni sul percorso della Chiesa nella modernità e sul posto della sua morale.

Per molti parlare di Chiesa e controllo delle nascite significa riferirsi all'Humanae Vitae di Paolo VI. Percepita come il «no alla pillola», l'enciclica del 25 luglio 1968 si basava sul principio che nessuno potesse varcare «i limiti inviolabili al potere dell'uomo sul suo corpo e sulle sue funzioni» e condannava come «indegni della persona umana» i mezzi di regolazione delle nascite (aborto, sterilizzazione, contraccezione), fatti salvi quelli legati ai periodi «naturalmente» infertili del ciclo. La decisione papale — fulminata dalla disapplicazione di massa — chiudeva una fase di studio aperta nel 1963, lasciata sospesa dal Concilio Vaticano II (al quale il Papa non aveva concesso di decidere): e non veniva dalle pressioni curiali o dai teologi che il Pontefice s'era scelto (e il cui diverso avviso era già noto, nel 1968), ma per una scelta personale di Papa Montini, preoccupato di garantire la continuità di un insegnamento proposto con «costante fermezza» (lo dimostrava il celeberrimo prontuario di Denzinger!) dal papato. Questa convinzione di Paolo VI è diventata corrente, tant'è che tutti pensano che in tema di contraccezione la Chiesa sia da sempre su una posizione chiusa e immobile.

Langlois rovescia questo mito: la solenne durezza che affiora nell'enciclica Casti Connubii del 1930, e alla quale Paolo VI si inchina, è un neorigorismo che riconquista Roma dopo una parentesi di diverso segno. Fra il 1822 e il 1842 un famoso moralista e vescovo di Le Mans, Jean-Baptiste Bouvier, cerca nuovi modi per riflettere sul visibile calo delle nascite, che (lo insegnano i confessionali di parrocchie ormai prevalentemente frequentate da donne) viene ottenuto tramite un ricorso sempre più largo al coito interrotto. È questo il «crimine di Onan» che interessa la morale cattolica, molto prima di quello che il laicissimo dottor Tissot medicalizzerà come «onanismo giovanile», descrivendo le terribili conseguenze che colpiscono i cronici. Bouvier riflette sull'«onanismo coniugale» di quelle famiglie che non vogliono troppi figli a partire da una posizione con appigli «scientifici» e teologici antichi: il moralista francese dipende ancora da Galeno (il grande medico dell'antichità che crede all'esistenza di una seminatio maschile e di una seminatio femminile) e si pone il problema se il crimine di Onan vada inquisito in confessionale e sanzionato, anche a rischio di rompere il legame con le fedeli. Bouvier propone dapprima di «depenalizzare» il reato morale almeno per la donna: chiede lumi a Roma, alla Sacra Penitenzieria, e questa gli dà ragione. Il confessore non deve interrogare e colpevolizzare la donna: se essa partecipa con piacere all'atto sessuale (è qui che agisce la teoria della seminatio femminile), adempie al suo debito verso il marito e non è colpevole del di lui «industriarsi». Bouvier pubblica il responso romano, lo adatta, lima le sue tesi in un trattato che conosce molte edizioni: ma continua anche a riflettere. E non molti anni dopo fa un passo avanti, ponendo il problema non più della sola donna, ma della coppia che cerchi in «buona fede» (questo è il perno) di decidere attivamente dell'ampiezza della propria famiglia. La Penitenzieria — che ragiona a partire dalla confessione — avalla Bouvier. La depenalizzazione adotta una logica astratta ed astrusa agli occhi odierni: d'altronde anche i manuali che clinicizzano la sessualità, come la Piccola Bibbia dei giovani sposi redatta nel 1885 dal dottor Montalban, vivono di minute prescrizioni terapeutiche (è da poco stato descritto medicalmente l'orgasmo), di aritmetiche sull'età (mai dopo i cinquant'anni), di considerazioni cronometriche (i tre minuti che ritroveremo nel rapporto Kinsey un secolo dopo). Ma i moralisti, che vivono contro e dentro questa cultura, riescono a guardare ai coniugi come tali, più che ai loro atti.

Ma la loro è una breve primavera. Fra il 1851 e il 1890 entrano in scena nuovi attori: un missionario denuncia all'Indice dei libri proibiti il manuale di Bouvier, colpevole di aver trascurato in un passo la condanna del traffico di schiavi pronunziata dal Papa nel 1839; dom Guéranger (abate di Solesmes, diocesano di Bouvier e iniziatore del movimento liturgico) non parla bene di questo vescovo restio ad accettare le sue tesi sul puro rito romano; sul futuro cardinale Meignan, autore di una memoria passata fra i banchi del Vaticano I che avalla il controllo delle nascite, piovono critiche. E finalmente il Sant'Uffizio si occupa di regolazione delle nascite non più con l'ottica del confessore, ma con quella del teologo. Si prepara così la rivincita, un ritorno rigorista che Langlois scompone minuziosamente, nelle sue sfumature, nei suoi eufemismi, nei giochi per sfruttare la malizia con cui gli anticlericali pubblicano Bouvier quale esempio di «pornografia sacra».

Su questo trend teologico s'inseriscono (negativamente) le scoperte scientifiche, a partire dalla Théorie positive de l'ovulation spontanée pubblicata dal dottor Pouchet nel 1847. La scienza, che dimostra l'inesistenza di una seminatio femminile, spinge i moralisti in campi nuovi: è la scienza che ora prova la peccaminosità della sessualità solitaria femminile e rende più simili per i maschi l'onanismo coniugale e quello «giovanile» incriminato da Tissot. Su questa base nel 1897 verrà condannata ogni ipotesi d'inseminazione artificiale: giacché essa suppone sempre una dispersione del seme fuori dal corpo femminile. Negli anni di spopolamento successivi alla Grande Guerra, questa linea di pensiero tornerà a colpevolizzare la contraccezione della coppia, in qualunque caso e per qualunque causa, con un crescendo che arriverà fino alla Casti Connubii e alla esaltazione della madre che muore per la sua gravidanza.

Cos'era accaduto? Perché in pochi decenni la Chiesa non ascolta il confessionale e sant'Alfonso per diventare rigorista sulla cattedra della legge naturale? Perché rinunciare all'«ascolto dei coniugi» teorizzato da Bouvier (che a differenza di tanti moralisti successivi, non fu mai condannato) per una dottrina largamente disapplicata? Langlois non si sottrae e offre risposte dubitative. È per una simmetria repressiva fra celibato del clero e controllo del talamo? È solo una tappa nel mutar di statuto del corpo femminile, che sta cambiando tutto? È l'effetto di una consacrazione «scientifica» del nesso procreazione-sessualità, che sta ora franando sotto il peso della tecnica? O è un segmento dell'invisibile e decisivo scontro fra Chiesa romana e Chiesa anglicana, ben visibile quando Casti Connubii rifiuta le coeve tesi anglicane e riapparso sia sulla ordinazione delle donne sia sui diritti degli omosessuali alla fine del XX secolo? Ogni tessera fa il mosaico della risposta storica: ma l'esito è chiaro, ed è ecclesiologico. Perché quella che va da Bouvier a Montini non è solo un'onda neorigorista: è l'idea che il Papa non possa astenersi dall'intervenire in queste materie in prima persona, assumendo l'onere di far udire una voce non negoziabile, la cui eco, poi, si rifrange nella complessità della comunione ecclesiale, si distorce nel furbesco opportunismo della politica, si disperde nel silenzio delle coscienze, rimbomba nel vuoto dei confessionali deserti. Le conseguenze sono ancora in corso.

http://www.arcigaymilano.org/dosart.asp?ID=23729

1 commento:

Anonimo ha detto...

Beh, una cosa è certa... la chiesa si intromette sempre.... è contraria a questo, a quello e a quell'altro.. ok.. mi sta bene. sta alle nostre coscienze fare o non fare, ma non che la chiesa minaccia il fuoco eterno quando, temo, che anche loro, altro che fuoco eterno....

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