sabato 6 agosto 2005

Il look, la riforma più riuscita del premier che sfida il tempo

Ha perso le regionali e la battaglia sulle tasse
ma non si rassegna all'invecchiamento
Per Scapagnini, suo medico, il Cavaliere "è tecnicamente immortale"
di SEBASTIANO MESSINA


Le esportazioni calano, il potere d'acquisto diminuisce, il Pil precipita, ma la principale preoccupazione del presidente del Consiglio resta quella di aumentare il numero dei suoi capelli. "Ci rivediamo tra un anno" deve avergli detto il chirurgo, accompagnandolo alla porta, il 5 agosto del 2004. E lui dopo un anno esatto si è ripresentato, con una tempestività svizzera: se fosse altrettanto puntuale nel mantenere le promesse elettorali, oggi gli italiani potrebbero andare in vacanza con i soldi risparmiati con le tasse, salutare il poliziotto di quartiere e attraversare il Ponte sullo Stretto.

Ma siccome ormai viviamo in una Bandana Republic, lasciamo perdere le pignolerie e rallegriamoci del progressivo ringiovanimento estetico del nostro premier, il quale - come ci ha assicurato il suo medico personale, il dottor Scapagnini - "è tecnicamente immortale" e ha un'età biologica inferiore di 12 anni alla sua età anagrafica. Ed è un peccato che le prossime elezioni arrivino in primavera e non nell'autunno del 2006, altrimenti ci sarebbe il tempo per un terzo trapiantino e Berlusconi potrebbe sfoggiare un ciuffo alla Little Tony, dimostrando non 68 né 58 ma solo 48 anni (e persino 38, con il solito fotoritocco).

In ogni caso, le foto scattate per i manifesti del 2001, quelle sulle quali il Cavaliere appariva con più capelli di quanti non ne avesse allora, l'anno prossimo non potranno essere più utilizzate, ma per la ragione opposta: il rinfoltimento chirurgico ha ormai superato quello, diciamo così, fotografico. Ma proprio per questo lui sarà felice di rifarle, le foto elettorali, ostentando ed esibendo il lavoro del dottor Rosati.
Dopo aver perso la battaglia per la riduzione delle tasse, dopo la sconfitta sul fronte dell'economia, dopo essere stato battuto alle regionali, il presidente del Consiglio torna dunque a cimentarsi nella sua sfida personale contro la calvizie, da lui citata (insieme alla vittoria sul cancro) come esempio limpido di affermazione della forza di volontà. E' una sua vecchia fissazione, questa: uno che ha conquistato sette scudetti, quattro coppe dei Campioni e due Supercoppe non poteva darla vinta ai recettori degli androgeni, invisibili colpevoli della sua calvizie.

La sua recherche del capello perduto è diventata la sua battaglia contro il tempo e contro la natura, la bandiera della sua ribellione all'invecchiamento dei comuni mortali. E chi se ne importa se qualcuno dà di gomito al vicino, durante i vertici dei Grandi, sussurrando che a poco a poco la capigliatura del premier italiano sta superando quella di Putin, lasciando il francese Chirac solo con la sua autorevolissima stempiatura.

Chi se ne importa se fioriscono nuove battute e nuove barzellette, se poi i sondaggi rivelano che per il 37 per cento dell'elettorato il suo aspetto è migliorato, e per il 23 per cento è aumentato addirittura il suo grado di autorevolezza, grazie al prodigioso trapianto di bulbi piliferi.

Certo, qualcuno si domanderà: perché proprio adesso? Forse perché ancora gli brucia la sconfitta del 1996 con quel Prodi che, pur avendo solo tre anni meno di lui, ha tanti capelli in più (e tutti neri, per giunta). O forse perché gli è tornato in mente un vecchio libro di Artur Bloch ("La legge di Murphy") ovvero la regola di Noble: "A parità di condizioni, un uomo calvo non verrà eletto presidente degli Stati Uniti". Corollario: "Di fronte a una scelta tra due candidati calvi, gli elettori voteranno per il meno calvo dei due".
Prepariamoci dunque a rivedere la bandana presidenziale (e magari anche quella di Emilio Fede, solerte imitatore del suo idolo), e a confrontare, mese dopo mese, il Berlusconi "prima della cura" e quello "dopo la cura". Sapendo in partenza, però, che il trapianto-bis del Berlusconi-ter funzionerà più di un'ospitata a "Porta a porta", più di mille poster 6x3, più di cento servizi del Tg1. Che c'è un'Italia che ha altro per la testa eppure - a quanto pare - si lascia sedurre dall'"immortalità tecnica" dell'uomo più ricco del paese.

E che le nostre ironie, le nostre barzellette, i nostri sfottò e le nostre caricature non scalfiranno l'effetto-prodigio della più riuscita riforma berlusconiana: quella del suo look.

(6 agosto 2005)

http://www.repubblica.it/2005/h/sezioni/politica/berlutra/sfidatempo/sfidatempo.html

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