giovedì 22 settembre 2005

Liti su Fazio e manovra, Siniscalco lascia

Il premier pensa all’interim, ma c’è l’ipotesi Tremonti. Fatale l'ultimo scontro con il governatore della Banca d'Italia


ROMA - Dissenso su «quasi» tutto. Domenico Siniscalco ha rassegnato ieri le sue dimissioni da ministro dell’Economia. Con una lettera a Silvio Berlusconi, ieri pomeriggio, dopo un lungo colloquio con il premier e il sottosegretario alla Presidenza, Gianni Letta, al quale sono seguiti in serata numerosi contatti tra i leader della maggioranza. Attaccato dalla
Domenico Siniscalco (Reuters)
Lega Nord e dall’Udc per la posizione durissima presa contro il Governatore della Banca d’Italia, poi sulla Finanziaria, sempre dall’Udc e dalla Lega, il tecnico Siniscalco ha gettato la spugna. È il secondo ministro dell’Economia a rimettere l’incarico nel corso della legislatura. Prima di lui era successo a Giulio Tremonti, ora accreditato per la sua successione. A meno che, come già accaduto, il ministero non sia assunto ad interim da Berlusconi. Magari con deleghe operative al viceministro Giuseppe Vegas, e un incarico di rappresentanza internazionale allo stesso Tremonti.
Le voci di dimissioni si erano rincorse per tutta la giornata, e per il vero erano state smentite in tarda serata dallo stesso Siniscalco. Tanto che aveva scelto di passare la serata fra amici a guardare in televisione la partita Roma- Parma. Non è andata, invece, come il tecnico Siniscalco, ieri retrocesso a semplice «ragioniere» dal ministro leghista Roberto Calderoli, pensava che potesse risolversi l’ennesima bufera politica.
L’ultimo scontro con il Governatore gli è stato fatale, come lo era stato per il suo predecessore Tremonti. Forse ancor di più dell’ostilità di una parte consistente della maggioranza alla Finanziaria. E del mancato appoggio da parte del premier, che ha vissuto quasi con fastidio molte iniziative di Siniscalco. Dalla determinazione con cui ha attaccato Fazio, per finire con la vicenda della Rai. Resta adesso da capire se Siniscalco andrà o meno a Washington per il Fondo Monetario. Le dimissioni sono state formalizzate a Berlusconi, ma non tutto è ancora chiaro. Devono essere accettate, e c’è da considerare l’atteggiamento che potrebbe avere il Quirinale, nell’imminenza della legge finanziaria, alla cui presentazione in Parlamento mancano appena otto giorni.
Mario Sensini

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