sabato 8 ottobre 2005

Unioni di fatto: il parere della moderatore della Tavola Valdese

Maria Bonafede: "Non capisco l'accanimento della chiesa cattolica"


"Non sono mica obbligatori i PACS, non vengono imposti a nessuno. Non tolgono nulla al matrimonio, che rimane certamente un istituto importantissimo della società civile". Questo a caldo il commento della neoeletta moderatore della Tavola valdese, la pastora Maria Bonafede, all'atteggiamento della Conferenza episcopale italiana (CEI) in merito alle unioni di fatto. "Ho accolto la proposta dei PACS come una proposta di civiltà e di attenzione alla vita reale dei cittadini e delle cittadine in Italia. Ci sono persone che da tanti anni convivono e si accompagnano nella vita condividendone pesi e gioie e sostenendosi reciprocamente. Non tutti hanno l’occasione nella loro vita e per i motivi più diversi, di poter formare una famiglia cosiddetta 'tradizionale', ma nella nostra società tanti hanno trovato modo di accompagnarsi nella difficile avventura della vita". Allora Maria Bonafede si chiede: "Perché chi condivide la vita con un’altra persona non può avere la gioia di sapere che la sua pensione sarà reversibile, che l’affitto che pagano insieme potrà essere mantenuto dalla persona che convive con loro il giorno che non ci fossero più?". Le riesce pertanto difficile capire "l’accanimento", e quella che a suo avviso rimane una "indebita ingerenza", della gerarchia romana ed in particolare del cardinal Ruini nella vita dello Stato italiano: "Mi sembra che dal punto di vista dell’amore cristiano ci sia tanto legalismo ed un pizzico di avarizia in questa chiusura" sostiene Bonafede, sottolineando il principio di laicità dello Stato: "E' nella sua libertà di tutelare in modo innovativo i diritti dei più deboli". E per concludere il suo pensiero Maria Bonafede tiene a fare una riflessione più propriamente pastorale: "L'amore di Cristo è abbondante e generoso verso tutti i suoi figli e le sue figlie e l’amore non è un’ideologia, fosse anche un’ideologia cristiana, da applicare sulla realtà anche se le va così stretta. L’amore guarda alla vita vera delle persone, alle sofferenze, ai sacrifici che la vita chiede, agli spazi di umanità e di condivisione che di fatto si creano, e lì, qualunque essi siano, chiede il massimo del rispetto reciproco, del dono di sé, di esercizio della carità cristiana".

(tratto dal NEV, del 28 settembre 2005)

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