di Paolo Hutter
Erano hooligans anti-gay i giovani che lanciavano fumogeni inseguiti dalla polizia, e non gay come erroneamente indicato nei servizi delle agenzie televisive. Non c´era bisogno di insinuare che ci sia stato qualche gay scalmanato: a Mosca il primo tentativo di Gay Pride è stato praticamente soffocato dall´omofobia.
La cosa dovrebbe suscitare alcune preoccupazioni e altrettante suggestioni, valide anche qui. E va vista in relazione a un quadro est europeo, per esempio alla recente «marcia per la tolleranza» organizzata da giovanissimi gay e lesbiche a Cracovia, e conclusasi «vittoriosamente», non come a Mosca, nonostante le intimidazioni dei gruppi omofobi. Forse i mass media avrebbero fatto bene a mettere la notizia dello scontro tra gay militanti e gruppi omofobi nella capitale russa accanto alla visita di Ratzinger in Polonia, non perché i cristiani ortodossi siano egemonizzati direttamente dal Papa, ma per il ruolo delle religioni e del fanatismo religioso nei paesi ex comunisti. Non mi voglio improvvisare esperto di questi paesi, sto seguendo la vicenda come «produttore esecutivo» di due video documentari realizzati da due studenti torinesi e co-finanziati dai Verdi.
Vedendo in anteprima le immagini delle bigotte moscovite e dei trucidi nazionalisti ortodossi che si scagliano contro i pochissimi omosessuali che hanno avuto il coraggio di presentarsi nel primo tentativo di gay Pride della storia russa… penso che forse non ci troviamo di fronte ai colpi di coda della reazione nei confronti del progresso, ma a una articolazione locale di un conflitto internazionale se non globale. Sospetto che la mobilitazione cattolica internazionale - e protestante negli Usa - contro le unioni gay abbia indirettamente favorito e coperto la mobilitazione cristiano ortodossa omofoba a Mosca, che è giunta al punto di assediare i frequentatori di un locale gay un mese fa e che è lanciata in una triste competizione con gli anatemi musulmani del «Mufti» moscovita.
Certo, esiste anche una omofobia hooligan o naziskin che nelle sue pulsioni psicologiche e sociali non ha molto a che fare con la religiosità, ma non c´è dubbio che le radici e gli appigli della ostilità militante contro i gay si trovino oggi quasi esclusivamente nelle religioni, o meglio nella loro interpretazione fondamentalista. La Chiesa Cattolica ovviamente ha il pieno diritto di dire la sua contro la approvazione di leggi che modificano e ampliano il diritto di famiglia. Ma in un mondo dove l´omosessualità è ancora in tanti paesi perseguitata come tale, spesso con violenza pesante, la Chiesa dovrebbe meditare le sue parole che pesano come macigni, perché provviste di un grande potere di legittimazione. Insomma, la distanza tra l´opposizione al matrimonio gay e la copertura dell´omofobia è molto sottile, e se ai vertici ecclesiastici stanno a cuore la pace e il rispetto dei diritti, di questa sottigliezza dovrebbero farsi carico.
Forse per queste ragioni è stato finora scarso e limitato il pronunciamento politico contro la situazione che abbiamo visto in Russia. Dopo aver detto due battute di rito sui veleni lasciati dai regimi comunisti, bisognerebbe affrontare questioni più attuali, scomode,trasversali. La cosa positiva è che all´interno della Ue, nei confronti della omofobia polacca, si registrano episodi interessanti di mobilitazione transnazionale e di solidarietà attiva.
Alla marcia per la tolleranza di Cracovia c´erano un centinaio di giovani provenienti per lo più da Germania e Belgio che avevano di tasca loro stanziato il viaggio per dare man forte ai diritti dei loro simili polacchi. Un Erasmus dell´impegno per una vera tolleranza. Il 17 giugno ci sarà un Pride nazionale italiano a Torino che sarà l´occasione non solo per rivendicare i Pacs ma per affermare un attivo impegno internazionale dell´Italia contro l´omofobia.
da l'Unità del 30/05/2006
martedì 30 maggio 2006
Fermiamo l´internazionale omofoba
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Sex crimes and the Vatican
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