sabato 8 luglio 2006

India, un principe si dichiara gay: diseredato

Alla NDTV ha detto: i miei hanno provato a convertirmi all'eterosessualità
Secondo l'Indian Express, la famiglia ha agito subito dopo che un giornale locale aveva riportato la notizia data dallo stesso giovane



NEW DELHI - Il principe Manvendra Singh Gohil, che appartiene ad una delle famiglie nobili più antiche dello Stato del Gujarat, nell'India nord - occidentale, è stato diseredato dalla sua famiglia per aver rivelato, non solo ai suoi parenti, ma anche pubblicamente, di essere gay. La voglia di smettere di vivere nella menzogna gli è costata davvero molto.

«Ho detto alla mia famiglia di essere gay - ha raccontato il principe alla NDTV, una delle principali televisioni locali -. Per loro era difficile accettarlo. Infatti hanno tentato di convertirmi all'eterosessualità, ma senza alcun successo. Anche i medici hanno detto loro che non era possibile». Da qui alla decisione di diseredare il figlio il passo è stato breve. Secondo l'Indian Express, uno dei più diffusi quotidiani indiani, la famiglia avrebbe agito subito dopo che un giornale locale aveva riportato la notizia (data dallo stesso giovane) dell'omosessualità del principe Gohil. «Nessuno deve più riferirsi a me come la madre del principe Gohil», ha detto la mamma in un comunicato. Prima della comunicazione ufficiale alla stampa, la famiglia, pur essendo già venuta a conoscenza delle tendenze del principe, che ha 40 anni, aveva relegato Gohil in un'ala del palazzo di Rajpipla, a circa 100 chilometri dalla città di Vadodara, capitale del Gujarat, loro sede storica.

«Sentivo che non era più giusto vivere nella bugia e nella solitudine» ha detto il principe, che ora guida un programma per il controllo della diffusione dell'Aids per il governo locale. «Tutto quello che voglio fare ora - continua - è assicurare che si parli dell'argomento e che la gente cominci a parlare di omosessualità e che soprattutto ci venga riconosciuto una sorta di status». Gohil ha poi aggiunto che non si è mai pentito di aver rivelato la sua condizione e che non nutre alcun risentimento nei confronti dei parenti, anche se non condivide ovviamente le loro posizioni.

«Non rivendicherò la mia eredità, conclude, ho trovato una nuova famiglia nella comunità gay del Gujarat e sono felice». La legge indiana considera l'omosessualità un reato sin dal 1860 quando, sotto gli inglesi, venne emanata una norma, tuttora in vigore, che prevede sino a 10 anni di carcere, oltre ad una pena pecuniaria, per chiunque «si renda colpevole di rapporti carnali contro l'ordine della natura». Sebbene la legge venga applicata raramente oggigiorno, la sua esistenza resta fonte di preoccupazione per la comunità dei gay e delle lesbiche indiani.

07 luglio 2006
http://tinyurl.com/q8js8

Nessun commento:

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.