domenica 15 luglio 2007

Destra USA, il deputato omofobo adesca agente nei bagni pubblici

Era paladino della crociata contro le nozze gay
di Roberto Rezzo / New York


«ANDIAMO dall’altra parte del ponte, conosco un posticino tranquillo», sono state le ultime parole dell’onorevole Robert Allen prima di essere portato via in manette dal parcheggio antistante i bagni pubblici dello Space Park View di Titusville, cittadina a pochi chilometri dal centro spaziale della Nasa a Cape Canaveral. Il deputato repubblicano della Florida e co-presidente della campagna per la Casa Bianca del senatore John McCain è accusato di adescamento, oscenità e istigazione alla prostituzione. Il verbale n. 07-43912 redatto dall’agente D. Kavanaugh nella vicina stazione di polizia è tra lo squallido e il boccaccesco. «Approssimativamente alle 15:33 stavo conducendo un’investigazione in borghese in cerca d’un ladro d’appartamenti che imperversa nella zona di Broad Street, quando mi sono diretto verso i bagni per aggiustare la radio di servizio. Mi sono lavato le mani e non essendoci asciugamani di carta a disposizione sono entrato in una toilette per prendere della carta igienica. L’individuo che occupava quella accanto prima ha iniziato a spiarmi affacciandosi oltre il divisorio e quindi mi ha raggiunto approfittando del fatto che avevo lasciato la porta aperta». Allen non perde tempo in preamboli: gli offre 20 dollari per fargli sesso orale. Intraprendente ma parsimonioso, il deputato ha passato una notte nella prigione di Brevard County ed è stato rilasciato dietro cauzione in attesa del processo. Coniugato, un figlio, ex dirigente dell’associazione dei Boy Scout, profondamente religioso, Allen ha costruito la sua carriera politica sulla difesa dei «valori morali delle famiglie americane». Furioso oppositore dei matrimoni tra omosessuali, è stato il primo firmatario della proposta di legge numero 1475 (bocciata dal parlamento della Florida) «contro i comportamenti libidinosi e lascivi» che avrebbe tra l’altro inasprito le pene per atti sessuali in luogo pubblico. «Allen è un uomo di valore; sa quali sono i problemi che stanno davvero a cuore alla gente», erano state le parole di McCain immediatamente dopo averlo nominato alla guida del suo comitato elettorale.

«Vorrei che il pubblico non giungesse a conclusioni affrettate», è stata l’unica dichiarazione di Allen dopo il rilascio dal carcere. «Un altro ipocrita che morde la polvere – è stata la replica del Rainbow Democratic Club, organizzazione gay vicina al Partito democratico – O forse dovremmo credere che stava facendo una ricerca sul campo per documentare la degenerazione dei costumi?».

Gli scandali a luci rosse che da un anno a questa parte hanno travolto esponenti di spicco della destra conservatrice potrebbero riempire un’intera collezione di giornaletti da parrucchiere. Il leader delle chiese evangeliche, reverendo Ted Haggard, che quando si assentava dalla famiglia per scrivere in piena tranquillità i suoi sermoni ne approfittava per noleggiare un aitante prostituto per festini a base di droga. Il deputato repubblicano Mark Foley che adescava i valletti della Camera promettendo raccomandazioni, ovviamente in cambio di sesso. I tradimenti a catena, finiti in un divorzio, dell’ex speaker repubblicano della Camera Newt Gingrich.

E ora su Washington incombe il terremoto che l’arresto di Madame Deborah Jean Palfrey rischia di provocare. L’ex maitresse minaccia di pubblicare l’elenco con tutti i clienti della sua agenzia. Migliaia di clienti tra cui onorevoli, alti papaveri militari, funzionari di governo. Sinora sono saltati fuori i nomi di Randall Tobias, prima delle dimissioni molto vicino a Condi Rice, titolare della delega per le campagne contro l’Aids nel Terzo mondo basate sulla castità e sull’astinenza. E quello del deputato repubblicano David Vitter, ben noto anche a una maitresse di New Orleans, già titolare del Canal Street Brothel: «Ci hanno chiuso nel 2002, ma sino ad allora è stato un assiduo frequentatore». Vitter non nega e non si dimette. Precisa che si è confessato: «Molti anni or sono ho chiesto e ricevuto il perdono da Dio e da mia moglie».

Larry Flynt, magnate della pornografia, editore della rivista Hustler, protagonista negli anni ‘80 di una vittoriosa battaglia sulla libertà di espressione conclusasi davanti alla Corte suprema, è convinto che siamo solo all’inizio. Ha sborsato 150mila dollari per pubblicare sul Washington Post un’intera pagina pubblicitaria in cui offre un milione di dollari a chiunque offra informazioni sulle relazioni extraconiugali di parlamentari e ufficiali della pubblica amministrazione. Il suo mensile ha sguinzagliato una ventina di investigatori privati che «stanno mettendo le mani su qualcosa di molto interessante». Flynt mette in chiaro che questa non è una caccia alle streghe: «Non me ne può importare di meno di quello che fanno a letto i membri del Congresso. Quello che non sopporto sono gli ipocriti. A Capitol Hill ce ne sono a bizzeffe e farò tutto il possibile per smascherarli. Il governo per 15 anni ha fatto di tutto per sbattermi dietro le sbarre. Adesso arriva la resa dei conti».

http://www.gaynews.it/view.php?ID=74633

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