venerdì 24 agosto 2007

L'Italia può salvare Pegah

Il ministro Pollastrini: offrire asilo alla lesbica che Teheran vuole lapidare.
La titolare delle Pari opportunità si appella a Prodi. La giovane sarà espulsa da Londra martedì. Amato: "Accoglienza adeguata ai richiedenti asilo". Il 27 a Roma protesta all´ambasciata britannica.

di PAOLA COPPOLA


Il governo italiano potrebbe salvare Pegah Emambakhsh. Il ministro Barbara Pollastrini ha lanciato l´idea di offrire l´asilo a questa donna iraniana che rischia la lapidazione perché è lesbica se la Gran Bretagna dovesse estradarla a Teheran, il 28 agosto. «È un dovere compiere ogni verifica e ogni passo quando in gioco sono i diritti umani e la sicurezza di una persona. Il governo a tali principi si atterrà in modo serio e coerente», ha detto il ministro per i Diritti e le pari opportunità dopo aver discusso della vicenda con il premier Prodi. «Per quanto mi riguarda - ha aggiunto - se fosse necessario, ciò non deve escludere di accogliere Pegah nel
nostro Paese».

Lo stesso appello è stato lanciato dai Verdi al ministro dell´Interno Giuliano Amato che proprio ieri in un vertice con i Comuni e l´Unhcr (l´Agenzia Onu per i rifugiati) ha chiesto «uno sforzo ulteriore per assicurare un´accoglienza adeguata agli aventi diritto all´asilo». Sul caso di Pegah il senatore Giampaolo Silvestri ha ricordato che «esiste una norma, approvata come emendamento a una direttiva europea, che prevede l´asilo per tutte le persone che in patria sarebbero condannate solo in base all´orientamento sessuale».

A pochi giorni dalla data fissata per il decreto di espulsione dalla Gran Bretagna, che dovrebbe mettere la donna su un volo della British Airways diretto a Teheran, crescono le pressioni sul governo Brown a fare marcia indietro. ArciGay, Arcilesbica e gli attivisti del Gruppo Everyone, che hanno denunciato la storia di Pegah, hanno convocato il 27 una manifestazione di fronte all´ambasciata britannica a Roma e accusano Londra di negare il diritto di asilo «con motivazioni assurde e pretestuose».

«È una deportazione», ha spiegato Roberto Malini di Everyone, «e non è un caso isolato: la Gran Bretagna ha imbarcato altri omosessuali su questi aerei della morte». Due giorni fa la portavoce dell´Home office ha difeso le procedure: «Rimandiamo indietro chi non viene trovato bisognoso di protezione internazionale e non corre rischi con il rimpatrio». La richiesta di asilo della Emambakhsh, che ora è rinchiusa in un carcere vicino Sheffield, è stata respinta perché la donna non è stata in grado di portare le prove della sua omosessualità.

«Con le stesse ragioni anche Germania e Giappone hanno rimpatriato altri omosessuali», ha continuato Malini. In Germania ci sarebbe un´altra donna nella stessa situazione dell´iraniana: Yasmine K. I gay in fuga dai paesi dove l´omosessualità è punita con la pena capitale sono protetti dalla Convenzione di Ginevra del ´51: rientrano, in base all´articolo 1, nella categoria di "speciale gruppo sociale", possono ottenere lo status di rifugiati e chiedere asilo.

La mancata prova dell´omosessualità è, secondo Everyone, «solo un pretesto» usato da alcuni Paesi firmatari. «Intanto Pegah viene trattata come una criminale anche se non ha commesso alcun reato», aggiunge Malini. «Secondo la Convenzione basta il "ragionevole sospetto" di essere perseguitata in Iran per ottenere l´asilo, eppure questo non basta alle autorità britanniche». Ma che succederà se prenderà quel volo diretto in Iran? «Come lesbica sarà condannata a 100 frustate, per averlo ammesso in pubblico potrebbe essere lapidata».

http://www.gaynews.it/view.php?ID=75044

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