mercoledì 7 maggio 2008

Caro Alemanno

Riporto la lettera di Cristiana Alicata pubblicata oggi sul quotidiano la Repubblica.
Non vedo l'ora di leggere la risposta.




cristiana_alicataCaro sindaco Alemanno,


Leggo le sue dichiarazioni sul Gay Pride, secondo cui esso sarebbe “una manifestazione di esibizionismo sessuale”, anche un po’ aggressivo e decido di scriverle per farle notare alcune cose.

Già nel GayPride Nazionale di Roma dell’anno scorso, visto il momento difficile per la comunità gay (legge sui Dico affossata in parlamento), la quasi totalità dei transessuali, decise spontaneamente di sfilare più coperta del solito. Giornali e televisioni, non contenti delle immagini di quel giorno dovettero rivangare vecchie immagini di repertorio per poter dare la loro deviata e pruriginosa informazione sul Pride. Perché, invece di “leggere” il Pride sui giornali, non viene davvero a vederlo, come le ha chiesto Imma Battaglia? Troverà centinaia di migliaia di cittadini e cittadine romani, che sfilano con i vestiti di tutti giorni. Perché, come uomo delle istituzioni, non chiede alla stampa e alle televisioni, di non mostrare immagini eccessive che sono oltretutto minoritarie? Non lo dico certo per perbenismo, ma perché anche a me sembra ogni volta una strumentalizzazione, dare del Gay Pride una sola immagine. In questi giorni Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay Nazionale, ha chiesto alla comunità GLBT di sfilare al prossimo pride bolognese con il vestito del proprio mestiere.

Le faccio notare, inoltre, che le strade di Roma, ogni notte, sono teatro di esibizionismo sessuale ben peggiore, da parte di centinaia di migliaia di uomini, che mette a rischio anche la sicurezza stradale. Pensi alla Salaria, un autentico bordello a cielo aperto, dove trovano sfogo davvero troppi bravi padri di famiglia, oltre tutto con ragazzine nemmeno maggiorenni. Mi auguro che come sindaco la sua priorità sia difendere quelle donne dallo sfruttamento punendo chi crea pericolo alla cittadinanza.

Di recente ho difeso la croce celtica che porta al collo. Per qualcuno è un simbolo di morte perché viene equiparata alla svastica. Lei ha spiegato perché la porta al collo, per ragioni affettive, ed io credo che all’oggettività dei simboli, dobbiamo pur aggiungere l’umanità che essi posseggono e il valore soggettivo che gli si conferisce. Non metterei mai bocca sulla sacralità dell’amicizia. Credo, semplicemente, nelle parole che dice.

Provi ora a fare lo stesso esercizio per il Gay Pride, manifestazione che ricorda il giorno in cui un gruppo di trans, a New York, si ribellò alle botte e agli stupri quotidiani dei poliziotti. Esso per la comunità gay ha un valore simbolico. Il colore, le piume, la musica, ove ci sono, sono simboli di gratitudine verso chi, per primo, si è ribellato.

Caro Alemanno, oggi lei è anche il mio sindaco ed io, pur militando nel PD, faccio parte di quei 70.000 che si sono rifiutati di votare Rutelli. Le cose che lei dice sul Gay Pride, sono le stesse che pensano molti miei compagni di partito, quindi non ne faccio affatto un momento di scontro politico, ma la richiesta di una semplice cittadina al suo sindaco. Che sia il sindaco di tutti: venga a vedere che cosa è il gay pride. Si stupirà di venire accolto con gioia, tanto siamo abituati ad essere rifiutati, persino da chi dovrebbe essere dalla nostra parte. Faccia questa cosa rivoluzionaria, creda nelle mie parole come io credo nelle parole dei ragazzi di Colle Oppio quando dicono di non essere più fascisti. Anche questo è un passaggio di riconciliazione nazionale. Pensi ai tanti sindaci di destra delle capitali occidentali che sfilano al Gay Pride.

E superi anche lei il pensiero che l’omosessualità distrugge la famiglia. Noi facciamo parte della famiglie eterosessuali e combattiamo per vedere riconosciute le nostre, a volte i migliori interpreti di questo valore, per la forza con cui lo desideriamo.


http://tinyurl.com/4vrk3r

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