mercoledì 7 maggio 2008

Alemanno contro il Gay Pride: "No all'esibizionismo sessuale"

Tra le ipotesi sulla nuova giunta di Roma, Elisabetta Gardini come vicesindaco
All'ambasciatore dice: non si discuta l'esistenza dello Stato d'Israele

di GIOVANNA VITALE


alemannoIl cambio della guardia in Campidoglio rischia di aprire un altro fronte destinato ad allargare la distanza dalla precedente amministrazione di centrosinistra. Dopo l'Ara Pacis e la Festa del Cinema, ieri Gianni Alemanno ha scavato l'ultima trincea sulla questione gay. Scatenando una bufera che non ha però turbato la sua frenetica attività istituzionale: prima ha ribadito che "l'esistenza di Israele non può essere messa in dubbio" partecipando insieme all'ambasciatore Gideon Meir alla presentazione del calendario di manifestazioni in programma per i 60 anni della nascita dello Stato mediorientale; quindi ha lavorato tutto il giorno alla composizione della nuova giunta, nella quale l'ex portavoce nazionale di Forza Italia, Elisabetta Gardini, potrebbe assumere il ruolo di vicesindaco.

"Io ho rispetto per le persone omosessuali, ne conosco alcune" aveva detto in mattinata il primo cittadino di Roma intervistato su RaiNews24, "ma temo che il Gay Pride sia un'altra cosa: è un fatto di esibizionismo sessuale ed io sono contrario a qualsiasi forma di esibizionismo, sia omosessuale sia eterosessuale". Secondo Alemanno "il problema non è omosessualità sì o no, ma esibizionismo sì o no"; un tema che - promette - sarà discusso in consiglio comunale per cercare di "trovare una formula che non offenda nessuno". Guai però a pensare a una deriva reazionaria: "Nel centrodestra", precisa, "c'è una cultura liberale che non mette in discussione i comportamenti, le libertà individuali e il rispetto della privacy".

Immediata la reazione dell'universo omosex. Concorde nel rifiutare l'etichetta appiccicata alla manifestazione, per la quale - si ribadisce - anche quest'anno verrà chiesto il patrocinio del Campidoglio. "Non è un'ostentazione o un'esibizione del proprio orientamento sessuale, ma un momento di riflessione per le persone lesbiche, gay e trans" tuona Fabrizio Marrazzo, presidente dell'Arcigay capitolina, dopo aver invitato Alemanno a partecipare al Pride romano del 7 giugno. Invito esteso pure ai sindaci di Milano e Bologna, Moratti e Cofferati.

Un modo, anche, per far scoprire al primo cittadino della capitale "una realtà che non conosce", sostiene il "Mario Mieli", storico circolo di cultura gay: altrimenti saprebbe che si tratta di "un momento di richiesta di diritti negati, un corteo pacifico, colorato, allegro e di rivendicazione politica". Ed è proprio per "non ricominciare con i soliti scontri ideologici" che Imma Battaglia, presidente di Dì Gay Project, una delle promotrici del World Pride del 2000 che creò parecchi problemi all'allora sindaco Rutelli (che per venire incontro alle richieste del Vaticano ritirò il patrocinio) propone: "Incontriamoci e proviamo la strada dell'ascolto per costruire una città veramente di tutti".

In sostegno di Alemanno arriva invece Gay-Lib, i gay liberali del centrodestra: "Facciamo il corteo in giacca e cravatta", provocano. Mentre Assunta Almirante consiglia: "Io personalmente al Gay Pride non ci andrei, per il rispetto generale della città". Ma il centrosinistra insorge. "Il Pride è un evento positivo e propositivo che vuole ribadire il valore fondamentale della libertà", rivendica Paola Concia, portavoce del tavolo Glbt del Pd: a preoccupare, semmai, "sono i saluti romani esibiti in Campidoglio da alcuni sostenitori del centrodestra il giorno della vittoria al ballottaggio".

Per niente stupita si dice invece l'ex ministro Barbara Pollastrini: "Alemanno dimostra piena continuità in quella mancanza di rispetto e insensibilità che contraddistinguono un certo tipo di destra". E di "ossessione" parla il socialista Franco Grillini: "Per costoro l'unico omosessuale buono è quello che si nasconde". Argomenti, quelli di Alemanno, tipici di "una destra che dimostra di voler tornare ad un modello di Stato etico" bacchetta Elettra Deiana di Rifondazione, "lì dove, cioè, si imponevano modelli culturali e sociali".

http://tinyurl.com/5dmvx9

1 commento:

Anna ha detto...

Che dire, andiamo sempre peggio... Prima Berlusconi, ora Alemanno.
I fascistoni romani parlano anche di chiudere il village e tutti i luoghi di oncontro gay.
Ci manca solo questo e poi emigro in spagna...

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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