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Il Tribunale di Bologna ha deciso l'affido congiunto di una bambina di 10 anni ai due genitori, uno dei quali dichiaratamente omosessuale.
Il provvedimento, che secondo Rita Rossi, l'avvocato del papà gay, è uno dei primi in Italia, è arrivato dopo una precedente sentenza del tribunale del capoluogo emiliano che affidava la figlia alla madre lasciando però al padre la facoltà di vederla quando lo desiderasse, al seguito della quale la ex moglie, dopo essersi opposta all'eventualità di un affido condiviso perché il padre non sarebbe stato in grado di occuparsi della figlia, ha però negato all'uomo la possibilità di frequentare la bambina.
I giudici, sollecitati dal padre che si è appellato alla legge 54 del 2006, sono perciò nuovamente intervenuti asserendo che «Il semplice fatto che uno dei genitori sia omosessuale non giustifica - e non consente di motivare - la scelta restrittiva dell'affidamento esclusivo».
La bambina continuerà dunque a vivere insieme alla madre ma dovrà trascorrere alternativamente un fine settimana, tre giorni a Pasqua, 6 a Natale e tre settimane estive a partire dal 2009 col padre.
Positivo il commento di Aurelio Mancuso, presidente Arcigay, che ha dichiarato: «Si prefigura come un altro segno di civiltà giuridica, in un paese dove è solo la politica che non fa il suo dovere». «Questa sentenza rafforza l’idea condivisa in tutta l’Europa e l’Occidente avanzati che le e gli omosessuali sono buoni genitori e hanno gli stessi diritti di quelli eterosessuali»
Il Tribunale di Bologna ha deciso l'affido congiunto di una bambina di 10 anni ai due genitori, uno dei quali dichiaratamente omosessuale.
Il provvedimento, che secondo Rita Rossi, l'avvocato del papà gay, è uno dei primi in Italia, è arrivato dopo una precedente sentenza del tribunale del capoluogo emiliano che affidava la figlia alla madre lasciando però al padre la facoltà di vederla quando lo desiderasse, al seguito della quale la ex moglie, dopo essersi opposta all'eventualità di un affido condiviso perché il padre non sarebbe stato in grado di occuparsi della figlia, ha però negato all'uomo la possibilità di frequentare la bambina.
I giudici, sollecitati dal padre che si è appellato alla legge 54 del 2006, sono perciò nuovamente intervenuti asserendo che «Il semplice fatto che uno dei genitori sia omosessuale non giustifica - e non consente di motivare - la scelta restrittiva dell'affidamento esclusivo».
La bambina continuerà dunque a vivere insieme alla madre ma dovrà trascorrere alternativamente un fine settimana, tre giorni a Pasqua, 6 a Natale e tre settimane estive a partire dal 2009 col padre.
Positivo il commento di Aurelio Mancuso, presidente Arcigay, che ha dichiarato: «Si prefigura come un altro segno di civiltà giuridica, in un paese dove è solo la politica che non fa il suo dovere». «Questa sentenza rafforza l’idea condivisa in tutta l’Europa e l’Occidente avanzati che le e gli omosessuali sono buoni genitori e hanno gli stessi diritti di quelli eterosessuali»
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