L'ultima telefonata al padre: vado via per un po'. Ma la famiglia non sapeva dove. Il giallo dell'identificazione
Domenico aveva osato sognare una vita accanto al suo amico più amato, Pierrick. Diceva che «solo chi sa sognare può volare» e chi l'ha conosciuto giura che quelle parole non avevano niente a che fare con la sua professione di steward.
Anni e anni passati in volo, prima per l'Alitalia, poi per l'Air France. Domenico Riso, cresciuto sotto il sole e davanti al mare della Sicilia, prendeva più aerei che autostrade, vedeva più nuvole che palazzi. È l'unico italiano morto fra le lamiere e le fiamme dell'Md-82, sulla pista di Barajas. Aveva 41 anni e la pretesa di chi è felice: vivere cent'anni assieme alle persone più amate. Pierrick e il suo bambino di tre anni, Ethan: erano loro quelle persone. Erano la sua «famiglia», le sue vacanze, i suoi sogni, i suoi coinquilini nella bella casa di Parigi, «una piccola reggia accogliente e calda » conferma il cugino dello steward, suo omonimo. Pierrick Charilas ed Ethan erano accanto a lui sul volo della catastrofe. Sono morti seduti l'uno vicino all'altro perché martedì pomeriggio Domenico era fra i passeggeri: non era salito su quell'aereo per servizio. Stavolta si partiva per le vacanze, tutti e tre assieme, come al solito, per qualche giorno di riposo sulle spiagge delle Canarie. Domenico aveva ottenuto dalla Spanair una tariffa agevolata, quella riservata ai bambini. Per questo accanto al suo nome, nella lista dei passeggeri, c'era scritto «niño», bambino, e per questo è stato difficile identificarlo.
Nessuno fino a ieri mattina aveva chiesto informazioni su quel passeggero dal nome italiano. Non una chiamata di un parente o di un amico allarmato. Sembrava un giallo. All'ambasciata e alla Spanair hanno capito dopo il perché. Domenico era sempre in volo e spesso non chiamava nemmeno casa per dire dove stesse andando. Un volo per lui era come spostarsi in macchina di pochi chilometri. Aveva telefonato al padre Pietro poche ore prima di partire, martedì. Ma erano state soltanto due parole: «Vado in vacanza per un po'», nessun dettaglio sulla destinazione. Così né il vecchio marinaio Pietro né le sorelle di Domenico (Concetta e Marianna) potevano immaginarlo sull'aereo della morte (la madre è scomparsa qualche anno fa). Lo hanno saputo ieri mattina, a casa Riso. E hanno saputo anche di Pierrick ed Ethan, nomi tante volte sentiti dalla voce di lui. Pierrick una volta era campione di aerobica, ha avuto una storia d'amore poco fortunata con la madre di Ethan e poi ha deciso di vivere con il bambino e Domenico nell'appartamento parigino, come fossero una famiglia fra tante, con il bambino da tirare su assieme.
Non che la cosa sia sfuggita alle malelingue di Isola delle Femmine, borgo marinaro alle porte di Palermo che «l'uomo dei cieli» (come lo chiamavano gli amici) aveva lasciato nel 1997 per la capitale francese. Due uomini che vivono assieme, si sa, sono fonte di chiacchiere e in paese non sono certo le chiacchiere che mancano. Se poi c'è di mezzo un bambino piccolo, amatissimo da tutti e due e che per Domenico era come un figlio, si può arrivare fino ai pettegolezzi più velenosi. Ma lui, Domenico, ha sempre tirato dritto per la sua strada. Come fece quella volta che decise di mettersi l'orecchino. Pazienza se qualcuno non gradiva. Se qualche parola di troppo lo irritava respingeva la rabbia cantando, lirica soprattutto, una delle sue tante passioni. Non era tipo che non osasse, Domenico. Lui volava. E «solo chi sa sognare può volare».
http://www.corriere.it/cronache/08_agosto_22/steward_incidente_aereo_9beaacfa-700f-11dd-9278-00144f02aabc.shtml
Domenico aveva osato sognare una vita accanto al suo amico più amato, Pierrick. Diceva che «solo chi sa sognare può volare» e chi l'ha conosciuto giura che quelle parole non avevano niente a che fare con la sua professione di steward.
Anni e anni passati in volo, prima per l'Alitalia, poi per l'Air France. Domenico Riso, cresciuto sotto il sole e davanti al mare della Sicilia, prendeva più aerei che autostrade, vedeva più nuvole che palazzi. È l'unico italiano morto fra le lamiere e le fiamme dell'Md-82, sulla pista di Barajas. Aveva 41 anni e la pretesa di chi è felice: vivere cent'anni assieme alle persone più amate. Pierrick e il suo bambino di tre anni, Ethan: erano loro quelle persone. Erano la sua «famiglia», le sue vacanze, i suoi sogni, i suoi coinquilini nella bella casa di Parigi, «una piccola reggia accogliente e calda » conferma il cugino dello steward, suo omonimo. Pierrick Charilas ed Ethan erano accanto a lui sul volo della catastrofe. Sono morti seduti l'uno vicino all'altro perché martedì pomeriggio Domenico era fra i passeggeri: non era salito su quell'aereo per servizio. Stavolta si partiva per le vacanze, tutti e tre assieme, come al solito, per qualche giorno di riposo sulle spiagge delle Canarie. Domenico aveva ottenuto dalla Spanair una tariffa agevolata, quella riservata ai bambini. Per questo accanto al suo nome, nella lista dei passeggeri, c'era scritto «niño», bambino, e per questo è stato difficile identificarlo.
Nessuno fino a ieri mattina aveva chiesto informazioni su quel passeggero dal nome italiano. Non una chiamata di un parente o di un amico allarmato. Sembrava un giallo. All'ambasciata e alla Spanair hanno capito dopo il perché. Domenico era sempre in volo e spesso non chiamava nemmeno casa per dire dove stesse andando. Un volo per lui era come spostarsi in macchina di pochi chilometri. Aveva telefonato al padre Pietro poche ore prima di partire, martedì. Ma erano state soltanto due parole: «Vado in vacanza per un po'», nessun dettaglio sulla destinazione. Così né il vecchio marinaio Pietro né le sorelle di Domenico (Concetta e Marianna) potevano immaginarlo sull'aereo della morte (la madre è scomparsa qualche anno fa). Lo hanno saputo ieri mattina, a casa Riso. E hanno saputo anche di Pierrick ed Ethan, nomi tante volte sentiti dalla voce di lui. Pierrick una volta era campione di aerobica, ha avuto una storia d'amore poco fortunata con la madre di Ethan e poi ha deciso di vivere con il bambino e Domenico nell'appartamento parigino, come fossero una famiglia fra tante, con il bambino da tirare su assieme.
Non che la cosa sia sfuggita alle malelingue di Isola delle Femmine, borgo marinaro alle porte di Palermo che «l'uomo dei cieli» (come lo chiamavano gli amici) aveva lasciato nel 1997 per la capitale francese. Due uomini che vivono assieme, si sa, sono fonte di chiacchiere e in paese non sono certo le chiacchiere che mancano. Se poi c'è di mezzo un bambino piccolo, amatissimo da tutti e due e che per Domenico era come un figlio, si può arrivare fino ai pettegolezzi più velenosi. Ma lui, Domenico, ha sempre tirato dritto per la sua strada. Come fece quella volta che decise di mettersi l'orecchino. Pazienza se qualcuno non gradiva. Se qualche parola di troppo lo irritava respingeva la rabbia cantando, lirica soprattutto, una delle sue tante passioni. Non era tipo che non osasse, Domenico. Lui volava. E «solo chi sa sognare può volare».
http://www.corriere.it/cronache/08_agosto_22/steward_incidente_aereo_9beaacfa-700f-11dd-9278-00144f02aabc.shtml
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