giovedì 27 gennaio 2005

L'idea fissa del filosofo Buttiglione

di Oreste Pivetta

Al pari di certi medici che ti vogliono salvare a tutti i costi, anche quando di te non restano che quattro ossa in croce, Rocco Buttiglione si rivela ogni giorno di più un perfetto interprete di ciò che si definisce “accanimento terapeutico”. Solo che lui non pensa al corpo, ma all’anima e si esercita esclusivamente nei confronti di alcuni malati e basta. Tra una cannonata e l’altra sull’aborto o sulla clonazione, vorrebbe guarire i gay, quelli che con respiro politico il ministro degli italiani all’estero Tremaglia aveva chiamato «culattoni» e che un vescovo di Madrid, monsignor Jesus Català, con dottrina, aveva battezzato «anormali psicologici», cioè «invertiti». Diciamo le cose come stanno, era sbottato il vescovo, orecchiando Tremaglia.

Bocciato in Europa, arricchendo con i suoi detti il panorama di una piccola Italia sempre più fuori dall’orbita, l’onorevole Buttiglione sembra non rassegnarsi mai alle battaglie perse. E ne ha perse tante, nella Dc, nel Ppi, tra gli amici di Cl, tra i nemici della cosiddetta Casa delle libertà, sbeffeggiato da Bossi («sento puzza d’incenso»), sopportato da An. Buttiglione insiste. Chissà chi gliela dà tanta forza. Ma è sempre stato così, incorreggibile nel suo immobile sorriso da fototessera e la pupilla calata da sonnolenza post prandiale. Forse, semplicemente, non capisce. Così ha denunciato «lobby forti che vorrebbero, per esempio, imporre, a partire dal Parlamento europeo, ai Parlamenti nazionali il matrimonio gay e politiche di privilegio delle minoranze omosessuali». Il sospetto l’ha manifestato a Firenze, dentro Palazzo Vecchio, in ambito di presentazione della nuova Costituzione europea, quella per intenderci senza le «radici cristiane». Naturalmente per difendere la visione tradizionale del matrimonio, che a Bruxelles richiamandosi alle «radici latine» aveva spiegato come «protezione della madre, protezione da parte dell’uomo che consente alle donne di generare figli». Per intenderci: «La famiglia è solo quella in cui la donna sacrifica un pezzo della sua carriera professionale per i figli». La spiegazione aveva suscitato sgomento e ilarità tra deputati e deputate europee in odore di parità, ai quali magari non era mancata negli anni qualche lettura più aggiornata e realistica. A Firenze Buttiglione s’è consolato affermando che ventidue paesi su venticinque la pensano come lui. Malgrado questo, ha voluto sostenere che il matrimonio deve restare questione nazionale, non sia mai che l’esempio di Zapatero dilaghi a Bruxelles o che il matrimonio diventi «unione di individui» (come indica il trattato europeo), per rintuzzare le potenti lobby gay che promuoverebbero, secondo il nostro Buttiglione, «non politiche di non discriminazione, sulle quali siamo tutti d'accordo, ma politiche di privilegio, sulle quali potrebbe essere bene rassicurare tutti spiegando che queste sono e devono rimanere materie di esclusiva competenza nazionale». Sulle competenze nazionali vi sarebbe un gran discutere in ambito Unione Europea e nuova Costituzione. Colpisce questa idea ripetuta di Buttiglione, l’idea delle potenti lobby e del privilegio. Una fissazione inquietante, che nella sintesi di Tremaglia sarebbe: «culattoni culattoni». L’idea di una influenza e di poteri, sotterranei, misteriosi, fortunati e tanti. Basterebbero due chiacchiere con Tremaglia stesso, che ha la sua memoria storica, per capire quanto l’idea sia falsa. Senza contare una qualsiasi esperienza del mondo. Invece Buttiglione il suo potere ce l’ha e l’usa. Ad esempio nel 2003 si era distinto, in sede di Consiglio dei ministri, per intiepidire la direttiva europea contro la discriminazione delle persone omosessuali sul posto di lavoro o nelle forze armate.

«I criteri - ci illumina Buttiglione - sono quelli indicati dai vescovi». Peccato che ci sia «un totalitarismo strisciante che avanza da sinistra e che minaccia la libertà di coscienza». Anche lui insomma come il suo superiore sembra vedere comunisti che strisciano ovunque. Non conforta sapere che siamo tutti peccatori, come insegna Buttiglione. Perché, seguendo l’insegnamento, ci sono peccatori peggiori degli altri e non ci sono dubbi sul posto nel quale piazzerà comunisti e gay, quando finalmente, trionfando il Bene, gli consegneranno, laicamente, il ministero del peccato.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=30747

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