giovedì 17 marzo 2005

Un fatuo venditore di fumo

di Furio Colombo

Dunque le truppe italiane - che hanno appena pagato il prezzo di un’altra vita umana con la morte per cause non ancora chiarite di Salvatore Marracino - se ne possono andare dall’Iraq.

Quando? In qualunque momento, diciamo settembre, vi va? Infatti il presidente del Consiglio Berlusconi dopo aver disertato il Parlamento in cui si discuteva del rifinanziamento del contingente italiano in Iraq, se ne è andato fatuamente in un programma Tv che controlla attraverso giornalisti di fiducia, e ha annunciato, buttando lì la battuta, che «i nostri soldati tornano a casa in settembre».

La sorpresa deve essere stata grande sia per quel settanta e più per cento degli italiani che hanno sempre voluto i soldati italiani non coinvolti in una guerra che viola il dettato della nostra Costituzione, sia quei gruppetti di cittadini (mai visti, mai comparsi in alcuna manifestazione per la guerra, in Italia) che sono rappresentati da una rigonfia destra parlamentare che zittisce e tenta di impedire ogni obiezione (anche quando l’obiezione viene da milioni di cittadini per le strade e da milioni di bandiere nelle case degli italiani). E tratta i deputati dell’Unione che parlano di ritiro come imbelli inadatti ai tempi virili in cui viviamo, piagnoni (quando arrivano le salme di soldati che in quel luogo e per quella guerra non avrebbero mai voluto morire) e - si fa capire abbastanza chiaramente - traditori.

Ricordate quando tutta la destra (e, purtroppo bisogna dire, qualcuno anche a sinistra) ha tentato di usare il nome di Zapatero come sinonimo di complice del terrorismo e come definizione del vile in fuga?

Tempi passati, voi direte. Con la sua ferma sicurezza di condottiero, Berlusconi - che ha offerto le nostre truppe alla discrezione di generali inglesi e americani che stavano facendo una guerra che Berlusconi ha chiamato “missione di pace” - ci aveva detto che: a) Ce ne andremo quando ce lo chiederà il governo iracheno. Ora non c’è nessun governo iracheno, ci sono state tre diverse elezioni che ciascuno ha vinto per conto suo (gli sciiti hanno votato gli sciiti, i curdi hanno votato i curdi, e i sunniti, compatti, non sono andati a votare) nessuno ha mai più avuto notizie del “primo ministro” Allawi. E, da Baghdad, nessuno ha fiatato. b) Concorderemo il ritorno delle truppe italiane con gli alleati inglesi e americani. È evidente che gli alleati inglesi e americani hanno così poco tempo da dedicare agli italiani, che non possono neppure occuparsi di garantire il passaggio a un posto di blocco. Ma di certo non hanno discusso con nessun italiano di nessun ritiro. Lo dimostrano le reazioni giustamente sorprese e stizzite, prima del portavoce della Casa Bianca e poi del Segretario di Stato Condoleezza Rice, che non esita a mostrarsi stupita. È vero che loro, da Washington, non vedono Porta a Porta.

E forse, per questo, sopraggiunge dagli Usa la smentita: Bush comunica a Berlusconi che non si ritira proprio niente. È vero che, nonostante che siano conservatori e neocons, credono ancora, in quella lontana democrazia, che un Primo ministro certe cose le dice in Parlamento. Sono convinti che un Primo ministro serio raramente smentisce la sua maggioranza, dopo averla mandata al voto con vessilli di guerra e discorsi di sprezzo per l’opposizione che non voleva accettare il rifinanziamento della missione, solo poche ore prima.

Sappiamo benissimo che metà dell’America si unisce alla stragrande maggioranza degli Europei che non credono che la democrazia debba essere per forza preceduta e avviata da centomila morti. Ma è dubbio che l’altra metà dell’America, quella che ha sostenuto la guerra, apprezzi in questo momento Berlusconi.

La barzelletta farà presto il giro dei “talk show” americani, in un Paese che con George W. Bush ha accumulato molti difetti, ma non ha i propri uomini al lavoro dentro ciascuna trasmissione Tv come accade in Paesi inferiori come questa Italia. E sarà forse l’unico momento in cui gli americani, che hanno perduto 1500 uomini e donne (la tragica cifra non è aggiornata all’ultima settimana) in un mondo devastato e senza pace, avranno qualcosa di cui ridere.

Si domanderanno chi, quando, perché qualcuno dovrebbe prendere sul serio un ometto che manda a ritirare i soldati (meno ventidue morti) prima per fare bella figura personale e poi per andare su nei sondaggi, che manovra a questo scopo tutta la sua foresta mediatica (appena definita inaccettabile da una allarmata Commissione delle Nazioni Unite) e che va in giro non con un progetto di risanamento della disperata economia italiana sotto il braccio, ma con un elenco (non aggiornato) di 500 insulti ricevuti dall’Unità. Lui, che fa definire dai suoi “portavoce” il capo della opposizione “tupamaro”, cioè terrorista, a causa di un giudizio politico sul suo, diciamo, lavoro. Se descrivete la sua vita e le sue imprese, si offende subito.

Conclusione: niente è serio in questa storia di annunci internazionali fatti con il sistema dello spot televisivo, manovrando i media di Stato di cui è in completo controllo, pur essendo anche il padrone della più accanita concorrenza privata. Nulla è serio salvo il disprezzo per il Parlamento, la violazione della Costituzione con la cosiddetta “missione di pace”, la morte di soldati che, per coprire la finzione della missione di pace, sono stati mandati allo sbaraglio, senza protezione adeguata. E la perdita della faccia di un Paese che era considerato rispettabile e onorevole appena pochi anni fa. Persino Bush ci ripenserà. Figuriamoci gli italiani.

da l'Unità del 17/03/2005

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