di Marco Travaglio
Mancano solo 50 giorni utili di lavori parlamentari prima che finisca la legislatura.Bisogna sfruttarli al massimo per approvare le leggi più urgenti e indispensabili al Paese. Soprattutto tre: la riforma dei giudici, la legge Salvapreviti e, per equità, la nuova legge Salvabellachioma. Si tratta degli ultimi tre punti rimasti inevasi di quello che Curzio Maltese chiama «il contratto di Berlusconi con se stesso», l'unico che non ammette deroghe. Poi, se resta tempo, fanno anche la finanziaria. Per la bisogna è tornato in auge Luigi Vitali, il cireneo che si caricò sulle spalle la Cirielli quando lo stesso Cirielli (An) la rinnegò schifato, anzi schifani. È, costui, un avvocato forzista di Francavilla Fontana che, in una memorabile intervista ad Antonello Caporale di Repubblica, confessò di essere un evasore fiscale. Anzi, se ne vantò.«Guadagno 220 mila euro dichiarati». Domanda: nemmeno un po' di extra in nero? Risposta: «Condonati». Appena lo seppe, Berlusconi lo promosse sottosegretario alla Giustizia. Nell'intervista Vitali parlò anche della Salvapreviti, fu Cirielli: «Non nego che in qualche modo possa servire a Previti. Ma solo una volta Previti mi ha chiesto: “Hai messo mano a questa cosa?”». Lui mise mano. Anche Berlusconi lo chiamò: «”Molti giornali scrivono che è una porcheria -mi ha detto-, tu che ne dici?”. Gli ho risposto: “Guarda, è molto meno porca di quel che si dica”». Rassicurato, il premier lo incoraggiò: «Vai avanti». E Gigetto Salvapreviti andò avanti: più prescrizione per tutti.
Ora la porcata è in dirittura d'arrivo. Ed è in ottima compagnia. Ce n'è subito un'altra,firmata dall'on.prof.avv.pres. Gaetano Pecorella, che proibisce l'appello del pm, ma non dell'imputato. Se uno viene assolto in tribunale, il pm non può fare appello. Se viene condannato, può ricorrere in appello e in Cassazione. L'esigenza di sveltire i tempi abolendo uno dei tre gradi di giudizio, che esistono solo in Italia, è ampiamente sentita. Ma la Pecorella è un'altra cosa: una legge che trasforma il processo in una fabbrica di assoluzioni. Se uno viene assolto subito, la partita finisce dopo il primo tempo. Se invece viene condannato, si gioca anche il secondo tempo, poi i supplementari, poi i rigori, poi il golden gol, finchè non arriva l'assoluzione o la prescrizione. Intanto, all'arbitro che ha osato condannare, ci pensa Calderoli armato di cesoie. La legge ovviamente è incostituzionale: l'articolo 111 della Costituzione, il cosiddetto «giusto processo», stabilisce la parità delle armi fra difesa e accusa, mentre la Pecorella arma la difesa e disarma l'accusa. Perché questo luminare del diritto, e soprattutto del rovescio, se ne esce proprio ora con questa trovata? Gli è apparso nottetempo l'arcangelo Gabriele? Niente di così elevato. Semplicemente l'on.avv.prof.pres.ind. ha un cliente che s'è salvato cinque volte per prescrizione in primo grado grazie alle attenuanti generiche, e in almeno un processo d'appello rischia che gliele levino e lo condannino. Quel cliente si chiama Silvio Berlusconi e il processo è lo Sme-Ariosto sulla corruzione del giudice Squillante. Ora inizia l'appello, che perfidamente Previti ha chiesto di accorpare al suo, visto che lui le generiche non le ha avute ed è stato condannato a 5 anni in primo grado. Con un'opportuna norma transitoria, la Pecorella cancellerebbe l'appello per Berlusconi, ma non per Previti. Naturalmente non c'è soltanto il premier a rischiare una condanna in appello dopo essersi salvato in tribunale. Sempre a Milano c'è Mohamed Dakri, marocchino, assolto dall'accusa di terrorismo dal gup Clementina Foleo. Sentenza che, secondo l'insigne Calderoli, «fa vomitare». Una «vergogna» per tutta la Casa della Libertà, che punta tutto sull'appello della Procura. Le sorti di Mohamed sono indissolubilmente legate a quelle di Silvio: se passa la Salvabellachioma, niente appello nemmeno per lui, e quello che lorsignori considerano un terrorista miracolato da una toga rossa continuerà a circolare indisturbato. A meno che la Pecorella non venga emendata da un comma Calderoli: se l'assolto è un extracomunitario, il pm non solo può fare appello, ma la Corte deve condannare. Forse però non ce ne sarà bisogno: con i test psicoattitudinali per i magistrati, quelli intenzionati ad assolvere i marocchini e a condannare i presidenti del Consiglio, in tribunale non entreranno neppure. Entreranno direttamente in manicomio.
tratto da l'Unità del 01/07/2005
mercoledì 6 luglio 2005
Golden gol
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