SCANDALI USA - Cause per centinaia di milioni di dollari. Il Vaticano dice no alla vendita di beni delle diocesi perché i preti sono dei «liberi professionisti»
di Roberto Rezzo/ New York
«DI FRONTE AI CREDITORI, bisogna sempre dichiararsi nullatenenti", recita una massima di cui non c'è traccia nei Vangeli, ma ben nota agli avvocati che si occupano di diritto fallimentare. L'arcivescovo di Boston, Sean O'Malley, se l'è sentita rammentare nientemeno che dalle autorità vaticane. O'Malley era convinto d'aver trovato una soluzione decente per mettere a tacere una volta per tutte lo scandalo dei preti pedofili che per decenni hanno molestato i ragazzini: chiudere una sessantina delle oltre 350 parrocchie della diocesi, liquidarne i beni e pagare i danni alle vittime. Un accordo extra giudiziale sarebbe già stato raggiunto dai rispettivi avvocati; nessuna cifra ufficiale, ma si parla di svariate centinaia di milioni di dollari. Qualche parroco s'è ribellato, 7 per l'esattezza, e subito ha trovato ascolto in Vaticano. Da Roma all'indirizzo dell'arcivescovo è partita una missiva dove -in punta di diritto canonico- si sostiene che la diocesi non ha il diritto di appropriarsi dei beni che le parrocchie hanno avuto in dono dai fedeli. Ben venga se i parroci decidono di consegnarli spontaneamente, ma in caso contrario il vescovo non si può imporre.
Di fronte a un richiamo ufficiale della Santa Sede, O'Malley è stato costretto ad abbozzare. «Sono lieto che il Vaticano condivida i nostri obiettivi. Lavoreremo insieme per superare le divergenze interpretative». Daltronde quale sia l'atteggiamento della Curia romana nei confronti di chi accusa un sacerdote di molestie sessuali lo si è visto bene quando il cardinale Bernard Law, ex arcivescovo di Boston costretto a dimettersi di fronte a una rivolta popolare che aveva fatto disertare le chiese, è comparso in tv mentre officiava un'omelia per i funerali di Giovanni Paolo II, massimo onore per un porporato. L'interpretazione autentica della Santa Romana Chiesa si richiama a un precedente clamoroso con cui la diocesi di Bridgeport nel Connecticut riuscì negli anni '80 a negare qualsiasi indennizzo a chi da bambino era stato costretto a subìre le indesiderate attenzioni del prete all'oratorio. A spuntare la vittoria in tribunale era stato Edward Egan, brillante consulente giuridico del Papa, poi promosso arcivescovo di New York, sostenendo che i parroci sono «liberi professionisti» e quindi la diocesi non può essere chiamata a rispondere delle loro azioni. Vent'anni dopo, quando la morale laica ha affrancato dalla vergogna le vittime di violenza sessuale, e centinaia di cause di risarcimento contro i preti pedofili sono scattate in tutta America, questa concezione della Chiesa «a responsabilità limitata», come una società di capitali, cade come la manna dal cielo. Nello stato di Washington il vescovo di Spokane, William Skylstad, ha annunciato che difenderà con le unghie e con i denti i beni mobili e immobili della sua diocesi. Per mettersi al riparo da circa 70 richieste di risarcimento per «atti di libidine violenta nei confronti di minori», venerdì scorso ha chiesto al tribunale il regime di amministrazione controllata, ai sensi del Capitolo 11 della legge fallimentare, quello che garantisce protezione dai creditori alle società finite in bancarotta. Le vittime -a suo giudizio- dovranno vedersela con le compagnie di assicurazione, con cui aveva stipulato una polizza. Lo hanno immediatamente seguito i vescovi di Portland in Oregon e di Tucson in Arizona. A Oakland in California, la diocesi ha annunciato di voler chiudere la partita liquidando alle vittime un milione di dollari a testa, per un totale di 56 milioni tondi. Un affare, visto che le giurie californiane hanno sinora riconosciuto un indennizzo minimo di due milioni di dollari a testa in simili procedimenti. E una scelta lungimirante sotto molti aspetti, come spiegano gli esperti di diritto. In questo modo si evita il dibattimento in tribunale, dove spesso salta fuori che i vescovi erano perfettamente a conoscenza del perché a certi preti piacesse tanto occuparsi dei bambini. Ciononostante, quando si poneva un «problema morale», come le gerarchie cattoliche chiamano gli atti omosessuali tra un sacerdore e un minore, raramente le sanzioni disciplinari andavano oltre il trasferimento a un'altra parrocchia. E ci sono casi ancora più gravi, come quello avvenuto nell'arcidiocesi di Miami in Florida: nel 1984 il reverendo Ernesto Maria Rubio, pastore nella Chiesa di Nostra Signora della Divina Provvidenza, dopo aver violentato il figlio di immigrati clandestini cubani, lo ha minacciato di farlo deportare dalle autorità d'Immigrazione se non avesse tenuto la bocca chiusa. L'anno scorso la diocesi ha pagato un indennizzo di 3,4 milioni di dollari.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=33729
martedì 16 agosto 2005
Pedofilia, la chiesa non paga i danni
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