Il regista: "Quando ho letto questo racconto, mi è venuto un nodo alla gola. Ma a quelli del marketing ho detto..."
Finalmente un vero film d'amore. Una di quelle love story forti, tradizionali (in senso buono), che parlano di una comunione totale tra due corpi e due anime. Ci voleva, in questa Mostra del cinema, un po' di sentimento: a portarlo qui sul Lido, in concorso, è Ang Lee, col suo "Brokeback mountain". Che racconta il legame impossibile, eppure inevitabile, tra due cowboy (segretamente) gay: Heath Ledger e Jake Gyllenhall.
Due giovani attori popolarissimi, negli Stati Uniti, un po' meno da noi. Ma anche qui in Italia i loro volti sono molto noti: Ledger ha già interpretato film come "Destino di un cavaliere" e "Le quattro piume", oltre al kolssal "Casanova" che proprio domani sbarca qui a Venezia; ed è anche considerato un sex-symbol, dalle ragazzine di mezzo mondo. Quanto a Gyllenhall, è stato protagonista, tra gli altri, del cult giovanile "Donnie Darko", oltre che di filmoni hollywoodiani come "L'alba del giorno dopo".
E così non sorprende che oggi, qui al Lido, gli eroi della mattinata siano proprio loro, Heath e Jake. Applauditissimi e vezzeggiatissimi dagli addetti ai lavori, accolti come due veri divi al loro arrivo nei luoghi della Mostra. E anche coraggiosi, a Hollywood, nell'accettare ruoli che prevedono, come ovvio, scene di sesso omosex. Una scelta che Ledger rivendica con forza: "E' una storia bellissima - racconta oggi, qui al Lido - una splendida rappresentazione dell'amore. Tutte le cose che parlano d'amore di solito mi sembrano piuttosto stanche, questa invece mi è parsa subito fresca. E poi finalmente ho potuto girare una vera love -story, cosa che finora non mi era capitato di fare". Altrettanto convinto Gyllenhall: "Sapevo che per Ang Lee il tema forte era l'amore, non un cliché. Per questo ho immediatamente accettato di fare il film".
Tratto dall'omonimo racconto di Annie Proulx (vincitore di un Pulitzer), accolto con favore dal pubblico della Mostra, "Brokeback Mountain" comincia nel '63, in Wyoming, e va avanti per circa vent'anni. I due protagonisti, Ennis (Ledger) e Jack (Gyllenhall) si incontrano già nella prima scena: entrambi cercano lavoro da un allevatore di pecore. Che li spedisce entrambi sulla Brokeback Mountain, a guardare il bestiame. Nel corso dell'estate che i due trascorrono insieme, nasce prima un'amicizia, poi un'intimità sempre più profonda e alla fine, inevitabile, la passione fisica.
Ma nel mondo dei mandriani del West, all'inizio degli anni Sessanta, certo non c'è spazio per un sentimento del genere; così i due si separano, si sposano, hanno figli. Si incontrano solo quattro anni dopo, e il loro sentimento riesplode. Continuano a incontrarsi (anche se raramente) nel corso degli anni: Ennis più deciso a mantenere la facciata di "normalità", Jack disposto a rischiare una convivenza tra uomini. Ma si tratta di un sogno difficile, se non impossibile, da realizzare.
Insomma una vicenda a tinte forti, una sorta di "Ponti di Madison County" in salsa gay. Una storia che ha conquistato il cuore del regista, Ang Lee, autore di successi come "La tigre e il dragone": "Quando ho letto il racconto - dichiara, a bordo della piscina del lussuoso hotel Des Bains - mi è venuto un nodo alla gola. Io credo che sia una grande love story romantica. E poi credo che ognuno di noi, a modo suo, abbia la sua Brokeback Mountain: qualcosa che ha il sapore, il gusto dell'amore. Qualcosa di privato, di intimo. E il fatto che in questo caso tutto accada nel West dell'epoca rende tutto più interessante: maggiore è l'ostacolo, più appassionante è la storia".
Lee nega, però, che ad attrarlo sia stato specificamente il lato omosex della faccenda: "Girando questo film - prosegue - non ho pensato alla comunità gay, a come lo avrebbe accolto. Mi interessava il tipo di affetto che lega i due protagonisti, al di là del fatto che fossero due uomini".
L'autore nega anche di aver ripreso sequenze di sesso più esplicite tra Ledger e Gyllenhall, rispetto a quelle - tutto sommato sobrie - che vediamo nel film: "Tutto cio' che ho girato lo vedete sul grande schermo", assicura.
Un po' di preoccupazione, anche se condita dall'ironia, traspare quando invece quando l'autore parla di come un'altra comunità - quella dei cowboy e dei frequentatori dei rodeo, ancora presente in molte zone degli Usa - accoglierà la pellicola. "Ho detto al marketing, scherzando - conclude Lee - che voglio distribuire il film solo negli stati democratici, nelle città con oltre 50 mila abitanti, e dove tutti hanno votato John Kerry... così almeno posso stare tranquillo!".
(2 settembre 2005)
http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/spettacoli_e_cultura/cinema/venezia/anglee/anglee/anglee.html
1 commento:
non vedo l'ora che esca il dvd :-)
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