martedì 26 dicembre 2006

Ho sognato che...

Ho sognato un bellissimo paese, ho sognato l’Italia, l’Italia che vorrei.


Gentilissimo direttore, stanotte ho fatto un sogno, un sogno strano che al risveglio mi ha lasciato un sapore amaro in bocca.

Ho sognato di essere impegnato in un grande movimento straordinariamente unito nelle sue differenze, unito nelle battaglie di civiltà, che sappia interporsi tra la comunità e la politica in un'ottica comune di accrescimento. Un movimento in lotta per i diritti, che non guardi in faccia a nessuno, che non si pieghi ai no e ai forse ma che sappia reagire con testardaggine e rilanciare costantemente la propria azione. Un movimento che sia un esempio per tutta la società, fatto di tante anime e sensibilità diverse che non si scontrano ma si incontrano per crescere insieme nel reciproco rispetto.

Ho sognato tutti i miei amici gay e le amiche lesbiche guardare in faccia i propri familiari, i propri amici, i propri colleghi con l'orgoglio di chi non ha più paura, di chi non deve e non vuole più nascondersi. Li ho sognati scendere in piazza senza vergogna: un grande fiume muoversi per le città italiane e tantissimi cittadini unirsi, lungo la strada, a questo corteo colorato. Ho sognato che la volontà di non dire «io sono gay» o «io sono lesbica» non sia una semplice scusa che nasconde la vergogna e la non completa accettazione di sé, ma solo il risultato di una società completamente aperta e tollerante e di gay e lesbiche completamente mature nel loro percorso.

Ho sognato un grande partito socialista fatto di persone con tante idee nuove e con tanta voglia di fare, fatto di giovani lontani dalle vecchie logiche politiche e impegnati per il bene comune. Un partito pronto a recepire i bisogni della società, di tutta la società e pronto a mettersi in discussione, libero da tutte le interferenze e con l'orecchio teso verso le voci dei cittadini. Alla guida di questo partito ho sognato un leader giovane e sfacciato che ci faccia innamorare di nuovo della politica e della partecipazione civile, quella vera.

Ho sognato anche di riconoscere, al braccio di ogni persona, una strana cicatrice simile a quella che aveva mio padre, ma questa volta a forma di fiocco, segno della vittoria dell'uomo sull'aids come allora fu sul vaiolo.

Ho sognato un bellissimo paese, ho sognato l'Italia, l'Italia che vorrei.

Poi, caro direttore, ho sognato anche di crescere e amare un figlio con il mio compagno, ma questa, ahimè, è un'altra storia.


Stefano Bucaioni
segretario Arcigay Perugia

http://www.arcigaymilano.org/dosart.asp?ID=27852

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