di Emanuele Rossi - Panorama
Paolo Colombo, 41 anni, genovese, è uno dei volti emergenti di La7: conduce da settembre Victory, un programma di approfondimento dedicato allo sport. Per guardare il mondo sportivo “da dentro” precisa Colombo “con i drammi e le gioie dei protagonisti, le storie che stanno dietro ai personaggi”. E le storie sono molto spesso inedite. Come quelle che Colombo ha scelto per di venerdì 5 (andrà in onda alle 24): un’intera puntata che affronta uno dei temi “tabù” nel mondo sportivo: l’omosessualità. “L’idea è stata mia” spiega Colombo “Il tema mi interessa particolarmente: io sono omosessuale, ho fatto quest’estate il mio coming out”.
In un’occasione speciale?
Ne ho parlato con il mio direttore Antonio Piroso a luglio, per andare a seguire gli Eurogames a Barcellona.
Di che si tratta?
Sono una specie di Giochi Olimpici cui partecipano atleti gay, lesbiche e transessuali da tutto il mondo. È stato emozionante, all’apertura c’era il sindaco della capitale catalana Jordi Hereu, migliaia di spettatori, un’accoglienza bellissima, ti sentivi davvero un atleta. Se lo può immaginare in Italia? Io no, né a Roma né a Milano, che pure si definisce una città europea.
Lei ha partecipato?
Sì, allenavo una squadra di calcio, i KingKickers.
Com’è andata?
Bene, anche se siamo usciti agli ottavi, contro una squadra tedesca. Con arbitro tedesco (scandaloso). Il fatto è che davamo fastidio ad una persona nella federazione internazionale.
Esiste una federazione internazionale?
Certo, lo sport “gay friendly” esiste e ha le sue squadre, le sue competizioni, le sue federazioni internazionali come la Iglfa, che è quella del calcio. E anche i mondiali: la scorsa edizione è stata vinta dall’Inghilterra” (i prossimi saranno nel giugno 2009 a Washington Dc, ndr).
Allora non è vero che, come disse Luciano Moggi, “nel calcio per i gay non c’è posto“
Guardi, il gioco è sempre uguale, questi sono pregiudizi abbastanza stupidi. Ci sono i contrasti, le ammucchiate dopo i gol e le rivalità: agli Eurogames c’era un’altra squadra di Roma ed eravamo già in clima derby.
Ma nello spogliatoio non si parla di ragazze…
No, solo di boys… Sono tutti ragazzi normali, alcuni hanno anche delle fidanzate, giocano nei dilettanti, nelle serie regionali.
E ci sono giocatori omosessuali anche in serie A?
Ci sono e ci sono sempre stati, almeno stando alle voci che girano nell’ambiente.
Ma non si dichiarano espressamente
Questo è il lato brutto della cosa, il doversi nascondere. Ma vogliamo dimostrare che non è obbligatorio: cinque dei miei giocatori faranno coming out in trasmissione venerdì. E speriamo ne seguano altri: il mio sogno è allenare la nazionale italiana gay. Se ci sono formazioni tricolori tipo cantanti e attori non vedo perché no!
E perché persiste questo tabù?
In parte per tutta la retorica “macha” che c’è intorno al calcio, in parte perché lei può immaginare come può essere ricevuto un annuncio simile dagli ultrà. Li massacrerebbero. Molti pensano che sia meglio non rischiare, alcuni si “costruiscono” delle storie sentimentali con delle ragazze bellissime che sono una mera copertura… Hanno paura di finire ghettizzati. Anche se poi tra di loro ne parlano e sono ragazzi meno retrogradi di alcuni loro coetanei: con me ad esempio sono sempre stati sensibili, anzi adesso ci scherziamo pure su.
In effetti i casi noti sono molto pochi, nel mondo dello sport in generale
Sono storie che racconteremo, anche dure, come quella di Justin Fashanu, che giocava in Inghilterra e quando si dichiarò pubblicamente venne ripudiato dall’allenatore e dal fratello. Lo trovarono morto impiccato pochi anni dopo in un garage di Londra. Era il 1998, mica cent’anni fa.
Poi però ci sono anche atleti che diventano vere “icone” gay
Beckham è il caso più noto, ma anche quelle pubblicità di Dolce e Gabbana con i giocatori delle nazionali di rugby e di calcio in mutande negli spogliatoi: non penserà mica siano rivolte a un pubblico etero…
E per lei quali sono i più affascinanti?
Beh, Shevchenko, Behrami, Gasbarroni, Ambrosini… Non cito sampdoriani perché sarei di parte, ma ne ho messo uno del Genoa… In Serie A ci sono davvero dei bei ragazzi.
Paolo Colombo, 41 anni, genovese, è uno dei volti emergenti di La7: conduce da settembre Victory, un programma di approfondimento dedicato allo sport. Per guardare il mondo sportivo “da dentro” precisa Colombo “con i drammi e le gioie dei protagonisti, le storie che stanno dietro ai personaggi”. E le storie sono molto spesso inedite. Come quelle che Colombo ha scelto per di venerdì 5 (andrà in onda alle 24): un’intera puntata che affronta uno dei temi “tabù” nel mondo sportivo: l’omosessualità. “L’idea è stata mia” spiega Colombo “Il tema mi interessa particolarmente: io sono omosessuale, ho fatto quest’estate il mio coming out”.
In un’occasione speciale?
Ne ho parlato con il mio direttore Antonio Piroso a luglio, per andare a seguire gli Eurogames a Barcellona.
Di che si tratta?
Sono una specie di Giochi Olimpici cui partecipano atleti gay, lesbiche e transessuali da tutto il mondo. È stato emozionante, all’apertura c’era il sindaco della capitale catalana Jordi Hereu, migliaia di spettatori, un’accoglienza bellissima, ti sentivi davvero un atleta. Se lo può immaginare in Italia? Io no, né a Roma né a Milano, che pure si definisce una città europea.
Lei ha partecipato?
Sì, allenavo una squadra di calcio, i KingKickers.
Com’è andata?
Bene, anche se siamo usciti agli ottavi, contro una squadra tedesca. Con arbitro tedesco (scandaloso). Il fatto è che davamo fastidio ad una persona nella federazione internazionale.
Esiste una federazione internazionale?
Certo, lo sport “gay friendly” esiste e ha le sue squadre, le sue competizioni, le sue federazioni internazionali come la Iglfa, che è quella del calcio. E anche i mondiali: la scorsa edizione è stata vinta dall’Inghilterra” (i prossimi saranno nel giugno 2009 a Washington Dc, ndr).
Allora non è vero che, come disse Luciano Moggi, “nel calcio per i gay non c’è posto“
Guardi, il gioco è sempre uguale, questi sono pregiudizi abbastanza stupidi. Ci sono i contrasti, le ammucchiate dopo i gol e le rivalità: agli Eurogames c’era un’altra squadra di Roma ed eravamo già in clima derby.
Ma nello spogliatoio non si parla di ragazze…
No, solo di boys… Sono tutti ragazzi normali, alcuni hanno anche delle fidanzate, giocano nei dilettanti, nelle serie regionali.
E ci sono giocatori omosessuali anche in serie A?
Ci sono e ci sono sempre stati, almeno stando alle voci che girano nell’ambiente.
Ma non si dichiarano espressamente
Questo è il lato brutto della cosa, il doversi nascondere. Ma vogliamo dimostrare che non è obbligatorio: cinque dei miei giocatori faranno coming out in trasmissione venerdì. E speriamo ne seguano altri: il mio sogno è allenare la nazionale italiana gay. Se ci sono formazioni tricolori tipo cantanti e attori non vedo perché no!
E perché persiste questo tabù?
In parte per tutta la retorica “macha” che c’è intorno al calcio, in parte perché lei può immaginare come può essere ricevuto un annuncio simile dagli ultrà. Li massacrerebbero. Molti pensano che sia meglio non rischiare, alcuni si “costruiscono” delle storie sentimentali con delle ragazze bellissime che sono una mera copertura… Hanno paura di finire ghettizzati. Anche se poi tra di loro ne parlano e sono ragazzi meno retrogradi di alcuni loro coetanei: con me ad esempio sono sempre stati sensibili, anzi adesso ci scherziamo pure su.
In effetti i casi noti sono molto pochi, nel mondo dello sport in generale
Sono storie che racconteremo, anche dure, come quella di Justin Fashanu, che giocava in Inghilterra e quando si dichiarò pubblicamente venne ripudiato dall’allenatore e dal fratello. Lo trovarono morto impiccato pochi anni dopo in un garage di Londra. Era il 1998, mica cent’anni fa.
Poi però ci sono anche atleti che diventano vere “icone” gay
Beckham è il caso più noto, ma anche quelle pubblicità di Dolce e Gabbana con i giocatori delle nazionali di rugby e di calcio in mutande negli spogliatoi: non penserà mica siano rivolte a un pubblico etero…
E per lei quali sono i più affascinanti?
Beh, Shevchenko, Behrami, Gasbarroni, Ambrosini… Non cito sampdoriani perché sarei di parte, ma ne ho messo uno del Genoa… In Serie A ci sono davvero dei bei ragazzi.
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