Vi proponiamo un riassunto di ciò che è successo in questi 12 mesi in Italia e nel mondo. Segnalateci integrazioni e suggerimenti all'email segretario@arcigay.it
Il 2004 è stato l'anno del riconoscimento dei diritti delle cittadine e dei cittadini lesbiche e gay in molti Stati Europei; Buttiglione, è costretto a ritirare la sua candidatura a Commissario europeo grazie all'azione di informazione svolta dalle associazioni omosessuali; alcune Regioni italiane, introducono nei loro Statuti norme di tutela e accoglienza verso le unioni civili; per la prima volta nella storia parlamentare italiana, viene calendarizzata una proposta di legge che intende introdurre diritti e dovere per le convivenze e le coppie di fatto; le gerarchie cattoliche e alcuni intellettuali conservatori lanciano una offensiva contro i diritti delle persone omosessuali. In Italia si susseguono atti di intimidazione e violenze perpetrati ai danni di omosessuali, organizzati da gruppi neo fascisti. Il movimento glbt italiano prosegue il suo lavoro di estensione della propria rete di associazioni e gruppi territoriali, e organizza centinaia di iniziative in tutto il paese.
GENNAIO
2 gennaio. Il Presidente Ciampi attribuisce la medaglia al valor civile a Natale Morea, generoso clochard gay, che difende 5 ragazze dalle molestie di un gruppo di teppisti. Il branco l'assale e lo riduce in fin di vita e, solo dopo un lungo periodo di cure riesce ad uscire dall'ospedale. Natale era scappato dal suo paese molti anni prima, per sfuggire all'ambiente oppressivo, che lo additava come un diverso da emarginare.
8 gennaio. Il Partito Popolare Spagnolo inserisce nel proprio programma elettorale l'impegno di approvare una legge che riconosca le unioni civili etero ed omosessuali. Il Partito Socialista iberico, mette a punto la sua campagna elettorale rivolta alla comunità gblt promettendo il matrimonio gay. La cattolicissima Spagna, quindi, si avvia a normare la materia, mentre l'Italia rimane fanalino di coda in Europa.
13 gennaio. Si svolge a Roma nei pressi di Piazza San Pietro la 6° Giornata contro la discriminazione antiomosessuale su base religiosa. Delegazioni delle associazioni glbt romane e nazionali ricordano Alfredo Ormando che il 13 gennaio 1998 si era dato fuoco nei pressi del colonnato del Bernini, per protestare contro le discriminazioni della Chiesa cattolica nei confronti dei gay. Vista la vastità delle ustioni riportate, Ormando muore dopo alcuni giorni.
22 gennaio. Marzio Barbagli e Chiara Saraceno, eminentissimi sociologi italiani, sono esclusi dal ministro leghista Maroni, dall'Osservatorio Nazionale sulla famiglia, rei di aver condotto studi sulla popolazione omosessuale, che li rende incompatibili con la visione confessionale del governo.
FEBBRAIO
2 febbraio. Arcigay protesta per le dichiarazioni del ministro Maroni che indica come anti costituzionali le unioni gay, quindi, non soggette ad alcun tipo d'aiuto e di tutela. Il presidente Sergio Lo Giudice annuncia che il 14 febbraio migliaia di coppie di fatto si daranno appuntamento a Roma, per dare vita al Kiss to Pacs.
13 febbraio. A cura della nuova rete di giuristi gay Gayus si tiene presso la biblioteca della Camera dei Deputati un convegno sulla legislazione vigente in materia di convivenze. All'iniziativa, fra gli altri, partecipa Stefano Rodotà.
14 febbraio. In Piazza Farnese a Roma s'incontrano migliaia di persone e oltre 1.400 coppie si baciano in contemporanea. Alla festa, condotta da Fabio Canino e La Pina, e organizzata da Arcigay Nazionale, aderiscono tutte le sigle del movimento glbt, folta la partecipazione dei Circoli Arcigay e Arcilesbica. Artisti, leader del movimento, coppie si alternano sul palco per portare la propria testimonianza.
20 febbraio. Sotto l'abitazione della famosa drag queen Vladimir Luxuria, appaiono insulti e croci celtiche. Negli ultimi anni gli atti d'intimidazione nei confronti d'esponenti della comunità glbt s'infittiscono in tutta Italia, sempre ad opera di gruppi delle estrema destra.
MARZO
9 marzo. La circoscrizione di Torre del Lago, governata dal centro destra, nega l'autorizzazione affinché si possa tenere ad agosto il Mardi Gras. Scoppia la polemica, anche in ambito nazionale. Alla fine la manifestazione si terrà sempre ad agosto, ma non a cavallo del ferragosto, come avveniva abitualmente da alcuni anni.
15 marzo. "La comunita' gay non puo' non gioire della straordinaria vittoria socialista in terra spagnola''. Lo afferma Franco Grillini (Ds), ricordando come ''il segretario socialista Jose' Luis Zapatero si e' molto speso anche durante la campagna elettorale sui diritti degli omosessuali. Franco Grillini, elogia anche l'atteggiamento del segretario socialista favorevole ai ''diritti degli omosessuali", sia ''al matrimonio gay e persino delle adozioni" senza preoccuparsi ''dello scontro con le gerarchie cattoliche e dei presunti 'rischi' che una simile posizione comporta in termini elettorali".
15 Marzo, ad un mese dalla manifestazione nazionale Kiss2Pacs, Arcigay Roma Gruppo Ora ed il Cinemante pubblicano il DVD con le immagini più belle di tale evento, con le interviste agli attivisti del movimento GLBT ed ai personaggi del mondo dello spettacolao (Viola Valentino, Alda De Usanio, Enrico Lucci, etc) che hanno partecipato all'evento.
20 Maggio, Nasce Handygay: Dopo l'appello di Giovanni Picus, giovane gay disabile, che il 14 febbraio in Piazza Farnese durante la manifestazione del Kiss2Pacs chiese aiuto per creare un associazione per gay disabili, all'interno di Arcigay Roma Gruppo Ora nasce il gruppo Handygay , il primo gruppo in Italia per disabili omosessuali.
24 marzo. Il ministro Sirchia decide che la popolazione gay non ha diritto ad alcuna campagna specifica per la prevenzione dell'Aids. Al contrario di ciò che avviene in tutta Europa, il governo Berlusconi nega fondi per la prevenzione, non ascolta le associazioni di volontariato, non vuole assolutamente diffondere l'uso del preservativo, in ossequio alle posizioni del Vaticano.
29 marzo. Grazie alle pressione esercitata dai paesi islamici e dal Vaticano il Brasile ritira all'ONU, una risoluzione che intendeva tutelare i diritti dei gay e delle lesbiche. I veti incrociati n'avrebbero impedito l'approvazione. Il sottosegretario agli esteri Margherita Boniver, aveva sostenuto, insieme ai paesi europei, l'iniziativa brasiliana.
APRILE
14 aprile. 15 presunti appartenenti a Forza Nuova sono arrestati dalla Procura di Bari. Si tratterebbe di persone che negli ultimi anni hanno dato vita ad alcuni atti d'intimidazione ai danni d'esponenti politici e sindacali della zona, tra cui il Presidente dell'Arcigay Michele Bellomo. L'Arcigay nazionale rinnova la richiesta al Governo di scioglimento di questi gruppi neo nazisti.
15 aprile. Il nuovo capo del governo spagnolo Zapatero, nel suo discorso d'insediamento davanti al Parlamento dice "Gli omosessuali e i transessuali meritano la stessa considerazione pubblica degli eterosessuali e hanno diritto di vivere pubblicamente la vita che hanno scelto" e ha ripetuto la sua intenzione di "modificare il codice civile per riconoscere loro, in segno d'eguaglianza, il diritto al matrimonio, con le conseguenze in materia di successione, diritto del lavoro e sicurezza sociale". L'Arcigay si chiede quando in Italia si sentiranno parole così chiare da parte d'esponenti del centro sinistra.
18 aprile. Lucca una giovane lesbica viene aggredita e violentata da due giovani mentre alle 7 del mattino porta a spasso il proprio cane. Da tempo nella città si susseguono atti di violenza e di intimidazione verso lesbiche e gay rivendicati da gruppi neo fascisti.
20 aprile. La Camera boccia la proposta di legge Giovanardi sulle discoteche. Il lavoro svolto per mesi da Franco Grillini riesce a convincere i deputati d'opposizione e maggioranza, che si tratta di un provvedimento anti costituzionale e inefficace. Se la legge fosse stata approvata tutti i locali, pubblici e privati, avrebbero dovuto chiudere ad una certa ora, non dare più alcool due ore prima della chiusura, sarebbe stato vietato trasportare alcool anche nelle vetture private. Una legge liberticida e inapplicabile, che tra l'altro scavalcava le competenze dei comuni e delle regioni.
23 aprile. Da alcuni giorni una delegazione di Arci e di Arcigay, capeggiata da Tom Benettolo e Sergio Lo Giudice, è in visita a Cuba. Scopo del viaggio è quello di comprendere bene la reale condizione di vita degli omosessuali sull'isola e di prendere contatti con intellettuali, operatori ed esponenti del governo castrista al fine di attivare canali concreti d'aiuto e conoscenza. All'incontro con il ministro della Cultura, Pietro, Arcigay ribadisce la necessità che Cuba apra alla cultura e alla vita gay.
MAGGIO
7 maggio. Dopo l'Umbria anche la Toscana approva lo Statuto regionale dove è inserito il riconoscimento delle coppie di fatto. Alle due regioni si aggiungerà poi anche l'Emilia Romagna.
9 maggio. Si tiene a Milano la Convention organizzata da Arcigay e Arcilesbica nazionali dal titolo "Usa il tuo voto". Le due associazioni hanno inviato nei mesi precedenti a tutti i partiti e candidati alle elezioni amministrative ed europee, documenti e questionari, per conoscere la posizione di questi sulla piattaforma rivendicativa del movimento lgbt. All'appello hanno aderito decine di candidati, tutti i partiti della sinistra, i Radicali italiani, e liste e gruppi locali.
Maggio. Scoppia a Milano una polemica sulla prostituzione maschile minorile. Il fenomeno, presente da molti anni, si lega naturalmente al possibile sfruttamento di minori da parte delle organizzazioni criminali che costringono giovani immigrati a prostituirsi. Sui giornali milanesi escono diversi articoli, alcuni con il solito taglio scandalistico e generalizzante. Molto importante è l'intervista rilasciata dal Questore, che ridimensiona la vicenda e riconosce all'Arcigay di Milano un ruolo positivo d'aiuto e sostegno ai giovani che si prostituiscono. Le polemiche però sono rinfocolate da articoli e servizi su riviste e tv nazionali.
13 maggio. Il cardinale Ratzinger esterna la sua contrarietà al riconoscimento delle coppie gay, prendendo ad esempio Olanda, Belgio e le intenzioni della Spagna, il prelato dice "si esce fuori dal complesso morale dell'umanità"; Sergio Lo Giudice presidente Arcigay replica che la storia d'Europa non si esplica nei fondamentalismi, di cui per altro è colpevole la Chiesa cattolica, che ha nei secoli proposto una difesa strenua dei suoi convincimenti, scontrandosi con il progresso, la scienza e libero pensiero.
17 maggio. In Massachusetts si celebrano i primi matrimoni legali lesbici e gay. Tutta l'America è percorsa da una campagna di rivendicazione da parte delle associazioni glbt di riconoscimento delle unioni gay.
26 maggio. Da alcuni giorni circola la notizia che il Comune e la Questura di Milano sono intenzionati a non far transitare il corteo del Gay Pride in Piazza Duomo. Immediata la reazione del Cig e dell'Arcigay Nazionale. Nella storica Piazza Paolo Ferigo, presidente dell'Arcigay di Milano, Aurelio Mancuso, segretario nazionale Arcigay e Franco Grillini parlamentare e presidente onorario Arcigay, tengono una conferenza stampa. Dopo pochi giorni l'amministrazione cittadina e la questura danno il via libera al corteo.
27 maggio. Bologna è la città regina per i gay e le lesbiche italiane, il Lazio la 1° regione per vivibilità. Questi sono i dati più importanti della annuale ricerca condotta dalla Goletta gay. Come sempre l'inchiesta rivela una realtà italiana complessa, dove nelle grandi città gli omosessuali si sentono più liberi (Milano, Roma, ecc.) mentre, la provincia è sempre vista come oppressiva, a parte alcuni positivi esempi (Padova, Pisa, Firenze, Bari, ecc.).
29 maggio. Taormina, parlamentare di Forza Italia, insulta in una trasmissione televisiva lombarda i gay definendoli anormali. Alla trasmissione partecipa Francesco Italia direttore di Gay.TV, che tenta di riportare alla ragionevolezza l'avvocato, ma inutilmente. Aurelio Mancuso, segretario nazionale Arcigay, chiede a Berlusconi di intervenire a difesa dei gay, ma come sempre il capo di Forza Italia tace.
GIUGNO
3 giugno. Alessandro Cecchi Paone, noto giornalista televisivo e candidato nelle liste di Forza Italia per le elezioni europee, racconta su Vanity Fair la sua storia. Si definisce omo affettivo e alla ricerca di una storia d'amore con un uomo. Cecchi Paone s'impegna a portare la battaglia per i diritti civili dentro il suo partito, cosa che farà anche dopo la campagna elettorale.
5 giugno. A Milano inizia la stagione dei Pride italiani. La manifestazione è formata da migliaia di persone, gay e lesbiche sfilano assieme ad associazioni culturali, partiti, sindacati, famiglie, politici.
Sotto un caldo non eccessivo, il corteo meneghino prende possesso del centro storico e s'ingrossa di migliaia di persone. E' un vero successo. E la sera il risultato positivo del pomeriggio si rinnova: al party prende parte un numero enorme di persone, che dopo aver ascoltato il concerto d'Ivana Spagna, balla insieme fino al mattino.
11 giugno. Il Circolo gay e lesbico l'Altro Volto di Lucca organizza un convegno dal titolo "In fondo a destra". Alla manifestazione partecipa moltissima gente e, durante i lavori prende la parola la compagna della ragazza violentata il 18 aprile."Aggredire un cucciolo di donna per colpirne un'altra, solo perché non si vergogna di se stessa. Due facce pulite da bravi ragazzi e auto costosa. Aggredita, stuprata, minacciata perché lesbica. Gli aggressori sono verosimilmente appartenenti ad aree di estrema destra. Questo succede nell'opulenta Lucca delle meraviglie". Questo un passo dell'intervento della giovane lesbica impegnata in prima persona nell'associazionismo lesbico.
12 giugno. La Svizzera approva una legge sulle unioni civili e in questo modo diventa il 12° stato europeo ad avere una normativa in materia di riconoscimento delle coppie di fatto.
15 giugno. Sergio Lo Giudice, a Bologna, Alessandro Zan a Padova, Renato Sabbadini a Bergamo sono eletti nei Consigli Comunali, altri esponenti gay sono eletti nelle Provinciali, tra cui Nunzio Liso a Bari, Claudio Mazzalupi è riconfermato Sindaco di Fiumana. Andrea Benedino, candidato alle elezioni europee ottiene un buon risultato personale. Dei candidati indicati dalla comunità glbt italiana molti sono eletti tra cui: per i Verdi, Monica Frassoni; per Uniti nell'Ulivo, Giovanni Berlinguer, Mercedes Bresso, Michele Santoro, Mauro Zani, Antonio Panzeri, Nicola Zingaretti, Pasqualina Napoletano, Guido Sacconi, Giovanni Pittella e Marta Vincenzi; per Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, Roberto Musacchio, Vittorio Agnoletto, per i Comunisti Italiani, Oliviero Diliberto e Marco Rizzo; per la Lista Bonino, Emma Bonino e Marco Pannella
19 giugno. A Grosseto migliaia di gay, lesbiche, transessuali, etero, sfilano per le vie della città: è il Gay Pride, che fa scendere in piazza tutta la città, che accoglie migliaia di giovani, donne, anziani ecc. provenienti da tutta Italia. Ancora una volta la scommessa di tenere in una città di provincia il Pride si rivela giusta. La sera nella struttura di Lega Ambiente, alle porte della città, si riversano migliaia di persone ad ascoltare il concerto di Patty Pravo e poi per stare insieme fino a notte fonda.
Per la prima volta le Poste Italiane concede l'annullo speciale per il Pride, la notizia viene ripresa da molti media nazionali.
19 giugno. Tra la notte del 19 e del 20 giugno muore Tom Benetollo, presidente dell'Arci, grande amico del movimento glbt italiano. Venerdì 18 aveva partecipato ad un incontro a Grosseto su Cuba insieme con Sergio Lo Giudice, Reynaldo Gonzales e Nelson Simon. Il giorno dopo sarebbe dovuto ritornare nella città toscana per partecipare al corteo, invece un malore lo coglie durante un dibattito a Roma. Alle esequie partecipano delegazioni di Arcigay, Arcilesbica e di tante associazioni glbt.
22 giugno. Nasce una nuova rubrica gay sul quotidiano l'Indipendente diretto da Guerri, dal nome Gaya destra. Il direttore si augura che la rubrica "ci aiuti a parlare alla destra italiana, l'unica anti gay in Europa"
23 giugno. Fabrizio Longhi, parroco di Rignano Garganico, che aveva affidato l'omelia a Pasquale Quaranta, giovane gay credente, è rimosso dai suoi incarichi nel foggiano dal vescovo di San Severo mons. Michele Seccia. Si costituisce nel foggiano un comitato spontaneo di fedeli che non ci stanno al trasferimento a Bergamo di don Longhi. L'Arcigay di Milano prepara un dossier sul caso e lo pubblica sul suo sito web. Il dossier sarà raccolto nel libro "L'uomo che Gesù amava" di Gianni De Martino, Fabio Croce Editore, 2004. Il 19 luglio Gay.tv annuncia l'apertura di una nuova rubrica curata da Quaranta, giornalista pubblicista, intitolata "In Love we trust", dedicata all'amore e la spiritualità. "Noi rispettiamo tutte le diversità - si legge nel comunicato dell'emittente televisiva satellitare - compresa quella di avere una fede, qualunque essa sia. Lo scopo principale di questa rubrica è quello di aprire un varco per un confronto che vada oltre i dogmi imposti dagli uomini".
30 giugno. Dopo Umbria e Toscana, anche in Emilia l'orientamento sessuale è inserito nel preambolo dello Statuto Regionale. Arcigay: "Un atto di laicità"
LUGLIO
3 luglio. Si tiene a Roma il Gay Pride, che come tradizione conclude le iniziative italiane del mese dell'orgoglio gay. Il giorno prima si tiene, su iniziativa del Circolo Mario Mieli, un incontro di tutte le sigle glbt italiane, per riuscire ad individuare un percorso unitario per il futuro. In parte il tentativo riesce, anche se le polemiche dei giorni precedenti, che hanno portato alcune associazioni romane a dichiararsi critiche rispetto al Pride, o addirittura di annunciare la loro non partecipazione, non vengono del tutto sopite. Il corteo riesce bene e anche la festa serale all'Altra Sponda vede la partecipazione di moltissima gente. Alla manifestazione del pomeriggio partecipano anche molti politici e rappresentanze del sindacato.
5 luglio, la casa produttrice cinematografica Luky Red, Arcigay Roma Gruppo Ora ed il regista Pappi Corsicato, iniziano le riprese per il video sulla sessualità e disabilità, che sarà proposto per il 2005 al Festival del Cinema di Berlino.
7 luglio. Finalmente anche questa data è arrivata. Per la prima volta nella storia d'Italia inizia la discussione parlamentare di diverse proposte di legge sul riconoscimento giuridico delle coppie gay e lesbiche. La commissione giustizia della Camera, infatti, avvia la discussione delle proposte relative ad Unioni di fatto e Patti civili di solidarietà, relatore Giuliano Pisapia. "Il parlamento italiano non sprechi questa occasione storica di entrare in sintonia col paese reale - commenta Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay". Il segretario Arcigay, Aurelio Mancuso, chiede ai parlamentari cattolici di cancellare secoli di persecuzioni ed emarginazioni.
La proposta di legge su cui il movimento glbt si riconosce è quella di Franco Grillini sul PACS, che ha raccolto l'adesione di 161 parlamentari e decine di migliaia di firme in tutta Italia.
20 luglio. La Toscana approva in via definitiva lo Statuto regionale che riconosce le forme di convivenza anche gay. Il Presidente di Arcigay Toscana, Alessio De Giorgi, esulta "E' la prima regione che da il via ad uno Statuto di questa portata. Il prossimo obiettivo è ora quello di una legge regionale anti discriminazione".
21 luglio. Come ogni anno durante l'estate pattuglie di polizia sono impiegate per multare i nudisti che si raccolgono nelle zone, che da tanti anni, sono dedicate a questa pratica di libera espressione corporea. Negli ultimi tempi le perlustrazioni sono aumentate, sia perché il clima politico e culturale in Italia è peggiorato e sia perché continua a non esistere una normativa, come in tanti paesi europei. Franco Grillini s'impegna a presentare al più presto un provvedimento.
23 luglio. Arcigay si scaglia contro la designazione, da parte del governo italiano, di Rocco Buttiglione a Commissario europeo. In un comunicato stampa, si ricordano le posizioni anti libertarie e anti europee dell'esponente dell'UdC. Inizia una campagna nazionale e internazionale per boicottare la sua candidatura.
29 luglio. Con una circolare del ministero degli interni, si tenta di far passare alcune normative che erano contenute nella famigerata proposta di legge di Giovanardi di restrizione dell'orario delle discoteche e dei locali pubblici. Franco Grillini preannuncia un'interrogazione parlamentare. La circolare poi si arena, probabilmente il colpo, che doveva passare sotto silenzio, ancora una volta non riesce.
AGOSTO
4 agosto. Il Governo Berlusconi impugna dinanzi alla Corte Costituzionale il nuovo Statuto toscano. E' un governo talebano - commenta Alessio De Giorgi, presidente regionale di Arcigay - quello che in nome di un'ideologia familista, che vede come unica forma di convivenza dignitosa, accettabile e riconoscibile dallo Stato quella uomo-donna fondata sul matrimonio, boccia il nuovo Statuto regionale mandando all'aria anni di discorsi sul federalismo e sulla devolution".
17 agosto. Il Sindaco di Vicenza del centro destra dichiara "No alle contrapposizioni ideologiche sulle coppie di fatto e sull'omosessualità", che così si prende il plauso dell'Arcigay del Veneto.
SETTEMBRE
4 settembre. Il governo boccia le coppie gay nello Statuto dell'Umbria. Il presidente Arcigay Lo Giudice: "Un nuovo attacco al principio d'uguaglianza e alla Carta di Nizza". E' il secondo caso dopo la Toscana.
14 settembre. La Regione Emilia Romagna approva in via definitiva lo Statuto regionale, che come quello dell'Umbria e della Toscana riconosce i diritti delle unioni di fatto.
19 settembre. Arcigay e Arcilesbica nazionali danno vita ad un patto d'azione comune. Dal 1996, data d'autonomizzazione delle due associazioni, le organizzazioni avevano collaborato in qualche occasione, ma non vi era più stato un rapporto di lavoro unitario. Come primo atto Arcilesbica e Arcigay lanciano la proposta di un Pride nazionale a Milano per il 2005 incentrato sulla richiesta della legge sul PACS.
23 settembre. Il Partito Socialista Europeo va all'attacco del candidato Commissario europeo Rocco Buttiglione, definendolo un "fondamentalista antigay". Nel 2003 da ministro volle una norma discriminatoria verso i poliziotti e i medici gay.
23 settembre. Finalmente la piccola Repubblica di San Marino depenalizza l'omosessualità abrogando l'articolo 274 del Codice Penale che perseguiva gli omosessuali.
Settembre. In molte Feste provinciali de l'Unità viene dato spazio alla raccolta di firme a sostegno del PACS. Tavoli, dibattiti, confronti vengono organizzati dalle associazioni gay e lesbiche, che aiutano anche a raccoglie le firme per l'indizione dei Referendum abrogativi della vergognosa legge sulla fecondazione assistita.
OTTOBRE
1 ottobre. Il governo Zapatero approva nella sua ultima seduta il progetto di legge per l'istituzione dei matrimoni gay.
6 ottobre. "I Vescovi non creino artificiose contrapposizioni". Arcigay replica ai vescovi dell'Emilia Romagna che si sono scagliati di nuovo contro lo Statuto regionale e le coppie gay. Prosegue infatti, in tutta Italia una campagna alimentata dai settori più reazionari della Chiesa cattolica contro i diritti dei gay.
7 ottobre. Il segretario nazionale dei Democratici di sinistra, Piero Fassino, presenta la campagna nazionale di sensibilizzazione sulla proposta di legge del Pacs (Patto civile di solidarietà). Proposta presentata da Franco Grillini e da altri 160 parlamentari. "E' un fatto fortemente significativo - commenta il presidente nazionale di Arcigay Sergio Lo Giudice - che, per la prima volta nella sua storia, il più grande partito della sinistra italiana decida di lanciare una campagna su una legge per il riconoscimento delle coppie di fatto, comprese quelle gay e lesbiche".
7 ottobre. Buttiglione affronta la Commissione Libertà e diritti del Parlamento europeo e rivela quando sia incompetente nella lotta contro le discriminazioni. Il commissario UE italiano risponde sui diritti gay al Parlamento Europeo: "Dimostratemi che gli omosessuali sono discriminati". Incalzato dalle domande cade più volte in contraddizione e alla fine ne esce malconcio.
11 ottobre. La Commissione LIBE (Libertà e Diritti) del Parlamento Europeo ha bocciato il via libera alla nomina di Rocco Buttiglione alla carica di commissario UE "Quella del Parlamento Europeo - commenta Sergio Lo Giudice, Presidente nazionale di Arcigay - è una decisione conforme al carattere laico delle istituzioni europee e ai principi contenuti nella Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea, approvata a Nizza nel 2000." "Se in Italia - prosegue Lo Giudice - siamo abituati ad un insopportabile atteggiamento confessionale da parte di forze politiche ed istituzioni pubbliche, dall'Europa arriva una lezione semplice ma profonda: i diritti delle persone, comprese gay e lesbiche, sono diritti indisponibili e i principi antidiscriminatori della Carta di Nizza non sono solo delle parole, ma linee di indirizzo da applicare con convinzione. Questa Europa ci piace e ci conforta: il cortile del Vaticano si ferma alle Alpi."
11 -30 ottobre. Si scatena in tutta Italia la reazione nei teo con. Tremaglia ministro degli italiani all'estero parla, in un comunicato redatto con la carta intestata del ministero di "un'Europa in mano ai culattoni". Buttiglione è trasformato in un martire dalla gran parte dei media italiani, l'Arcigay protesta con Rai e Mediaset per i vergognosi servizi dove è dato conto solo delle posizioni dei partiti e non delle associazioni glbt. Le gerarchie cattoliche si lanciano in difesa dell'amico del Papa, anche se la gran parte della Chiesa segue la vicenda con disinteresse. I politici del centro destra, rispetto alla bocciatura di Buttiglione, parlano d'offesa all'Italia e di discriminazione verso i cattolici. Il partito socialista europeo, vota all'unanimità la richiesta a Barroso affinché non presenti Buttiglione come commissario europeo. Alla fine il Presidente designato della Commissione europea ritira la sua proposta e rinvia il voto al 16 novembre.
17 ottobre. A Napoli una giovane coppia gay viene brutalmente aggredita ed insultata in piazza Bellini, gay zone in pieno centro storico. Pronta la reazione dell'Arcigay di Napoli che denuncia il clima di omofobia crescente in città, organizza un sit-in la domenica seguente cui partecipa Franco Grillini ed Imma Battaglia e lancia l'idea di un "Tavolo di cittadinanza sociale contro gli atti di violenza e di discriminazione" chiedendo alle istituzioni di legittimare i cittadini e le coppie omosessuali. Diverse le adesioni dal mondo politico cittadino.
22 ottobre. Il Comune di Latina si rifiuta di registrare il matrimonio d'Antonio Garullo e Mario Ottocento che nel 2002 si sono sposati in Olanda, per motivi d'ordine pubblico. Franco Grillini, che accompagnò la coppia all'Aia definisce il rifiuto come: "una motivazione ridicola e infondata".
30 ottobre. "Una giornata storica per le libertà civili in Europa". Così Aurelio Mancuso, segretario nazionale Arcigay, definisce il ritiro di Rocco Buttiglione da candidato a Commissario Europeo. Il lavoro svolto da Arcigay, soprattutto da Riccardo Gottardi, co presidente Ilga Europe e da Renato Sabbadini, responsabile esteri Arcigay, che hanno raccolto il voluminoso dossier su Buttiglione e distribuito a tutti i parlamentari della sinistra e dei gruppi liberali del consesso europeo, ha dato i suoi frutti. La sconfitta dei reazionari è evidente e vistosa, ed è commentata da tantissimi media europei.
NOVEMBRE
1 novembre. Riccardo Gottardi è rieletto presidente ILGA-Europe, l'esponente Arcigay ed autore del dossier-Buttiglione è stato riconfermato alla guida dell'associazione delle lesbiche e dei gay d'Europa al Congresso di Budapest.
2 novembre. Una baby gang a Londra assassina un gay trentasettenne. La legislatura inglese in materia di delitti razzisti è molto severa, a differenza dell'Italia dove i delitti ai danni dei gay non prevedono alcuna aggravante.
3 novembre. Con la rielezione di Bush vengono anche approvati 11 referendum statali che negano la possibilità di istituire i matrimoni gay. L'ondata reazionaria si abbatte anche sulla discussione in Italia, dove i teo con rinfocolano le polemiche e mettono in guardia chiunque intenda mettere nel proprio programma il riconoscimento delle coppie gay. La sinistra italiana come al solito pavida e arretrata, tentenna. Non è un caso che la campagna dei DS sui PACS quasi scompare. Nessuno spiega nel nostro Paese che durante la campagna elettorale americana sia Bush e sia Kerry si erano pronunciati contro il matrimonio gay, ma a favore di una legge per il riconoscimento delle unioni civili etero e omosessuali.
4 novembre. Scoppia il caso di Mattiello, giovane collaboratore del senatore Fisichella licenziato perché immortalato da un giornale ad una festa del Gay Villane. Molte le iniziative, che sono assunte da Franco Grillini, che chiede quali siano i veri motivi del licenziamento. Il senatore di AN tace, poi emerge che l'allontanamento del collaboratore è avvenuto perché era venuta a mancare la fiducia nei suoi confronti. Insomma un pasticcio, da cui prende persino le distanze a Ignazio La Russa. Alla fine Mattiello è assunto dalla ministro Prestigiacomo, che così facendo toglie le castagne dal fuoco al centro destra, con piena soddisfazione di tutti.
4 novembre. Dal 4 al 7 novembre si tiene a Parigi il 2 internazionale Raimbow Attitude. Si tratta di un Expò rivolto alla comunità gay cui partecipano oltre 250 imprese, associazioni, gruppi. Anche Arcigay con un suo stand aderisce all'iniziativa.
8 novembre. Le elezioni USA continuano a tenere banco e danno il destro ad Avvenire di dedicare un'intera pagina contro la campagna dei DS a favore del riconoscimento delle coppie di fatto. E' inusuale che il quotidiano dei vescovi italiani attacchi un partito in questo modo, ma i tempi cambiano, probabilmente in peggio.
10 novembre. La migliore risposta alla martellante campagna anti gay, arriva, manco a dirlo, dalla Toscana. Il Consiglio regionale approva la prima legge italiana che si occupa di politiche anti discriminatorie.
11 novembre. A sorpresa, in un'intervista su Il Foglio, il presidente della Margherita, Francesco Rutelli, si dice d'accordo nel riconoscere i diritti delle coppie di fatto etero e omosessuali. Forse Rutelli si ricorda finalmente dei suoi trascorsi Radicali. Se sono fiori….
12 novembre. Arcigay Napoli contesta il vescovo di Aversa Mario Milano che definisce le persone omosessuali "peccatori" ed "affetti da patologie". "Le parole ed il comportamento del vescovo precipitano all'età dell'Inquisizione la città candidata a nuova provincia campana", dichiara Carmine Urciuoli, portavoce del Circolo, "è necessario che la classe politica reagisca alle richieste della comunità gay altrimenti sarà lecito pensare che sono le nostre Istituzioni laiche 'affette da patologia'".
16 novembre. Una delegazione di Arcilesbica ed Arcigay si reca a Strasburgo, su invito di Monica Frassoni, presidente del gruppo Verde, per incontrare tutti parlamentari italiani che sono stati sostenuti in campagna elettorale dalla comunità glbt. La soddisfazione per la bocciatura di Buttiglione e il ringraziamento per il lavoro svolto dalla Frassoni, da Zingaretti dei DS, da Agnoletto di Rifondazione, da Pannella dei Radicali e da tanti altri parlamentari, s'intreccia con la necessità di stabilire un rapporto stabile con i nostri rappresentanti al Parlamento europeo. La visita è quindi, l'occasione per mettere a punto una strategia comune e per festeggiare insieme i risultati ottenuti.
18 novembre. La Gran Bretagna approva la legge sulle Unioni Civili. Il numero di Stati Europei in cui è presente un provvedimento di riconoscimento delle coppie gay sale a 13!
19 novembre. Il solito cardinale Ratzinger in un'intervista su Repubblica definisce il matrimonio gay come "distruttivo per la famiglia e per la società". Sergio Lo Giudice replica: "il riconoscimento delle coppie gay fa bene alla famiglia e alla società".
22 novembre. Arcigay Napoli prende attivamente parte al Coordinamento delle Associazioni GLBT della Campania con cui presenta le proposte di emendamenti al Nuovo Statuto Regionale. In particolare chiede la riformulazione dell'art. 9, lettera h, come segue: "la tutela e il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio e alle altre forme di convivenza, comprese quelle tra persone dello stesso sesso, orientando a tal fine le politiche sociali, economiche, finanziarie e di organizzazione dei servizi", e la cancellazione dell'art. 74, comma 4 che discrimina i cittadini omosessuali. Arcigay Napoli inizia un'azione di informazione mirata all'interno del Consiglio Regionale per comunicare le istanze della comunità GLBT.
DICEMBRE
1 dicembre. In oltre 50 città italiane il movimento glbt organizza iniziative in occasione della Giornata internazionale sull'Aids. Temi al centro degli incontri: la cancellazione da parte del governo di tutte le campagne di prevenzione rivolte alla comunità omosessuale, gli incredibili inviti fatti dal ministero dell'istruzione e della sanità all'astinenza, il mancato versamento dei 150 milioni di euro che il governo si era impegnato a versare per contribuire ai progetti internazionali di intervento nelle aree del mondo più colpite.
1 dicembre. Il ministro Sirchia dichiara che è impossibile abbassare il prezzo dei profilattici e il governo negli anni passati ha bocciato tutte le proposte volte a far intervenire lo Stato sia sulla questione dei prezzi e sia per una maggior diffusione del profilattico. Franco Grillini in Parlamento ha denunciato: "Chi viaggia in Europa e nel mondo può toccare con mano l'impegno che altrove viene profuso nella lotta all'aids. Campagne di massa, informazione costante, profilattici gratis ai giovani e nelle scuole, enormi tabelloni pubblicitari che invitano al sesso sicuro e protetto.
In Italia nulla di tutto ciò per motivi moralistici e incapacità. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e l'Italia è ai vertici europei per numero di casi di Aids. La politca dello struzzo di Sirchia ne è massimamente responsabile".
2 dicembre. Monsignor Plotti, vice presidente della Conferenza episcopale italiana, si lamenta perché le indicazioni date dai vescovi toscani non sono state tenute in considerazione. Gli replica Aurelio Mancuso, "Ciò che è in gioco non è la difesa della famiglia tradizionale, che crediamo sia giusto aiutare e valorizzare, ma la possibilità che milioni di persone siano emancipate da una clandestinità che dura da secoli. Di questo giustamente si occupa lo Statuto della regione Toscana e su cui bisognerebbe riflettere a fondo".
2 dicembre. La Corte Costituzionale boccia il ricorso del governo nei confronti dello Statuto Toscano. L'Arcigay Toscana e Nazionale esultano "da oggi la Toscana è la Regione italiana più europea"
3 dicembre. Il Senato della Polonia approva la legge sulle Unioni Civili. Un'altra istituzione di un paese cattolico (che ha dato i natali all'attuale papa), avvia la discussione sul riconoscimento delle coppie gay. "L'approvazione della legge sulle coppie di fatto nella cattolicissima e papale Polonia, dice Franco Grillini - sia pure per ora da parte del solo Senato, rappresenta un'ulteriore conferma della sempre maggiore diffusione della normativa civile volta a fare di tutta l'Europa un territorio omogeneo per quanto riguarda i diritti delle nuove famiglie, comprese quelle composte da persone dello stesso sesso".
7 dicembre. Il governo Berlusconi registra un'altra sconfitta: la Corte Costituzionale respinge il ricorso contro gli Statuti dell'Umbria e dell'Emilia Romagna.
9 dicembre. La Corte Suprema del Canada da il suo nulla osta ad una nuova legge che riconosca i matrimoni gay.
14 dicembre. Dopo la prima puntata del nuovo reality della 7 i Fantastici 5, ovvero 5 gay che cercano di cambiare il look di maschi eterosessuali, un po' trasandati, poco avvezzi all'ordine, alla cucina, al bon ton e alla buona musica, il Moige ha pensato bene di esprimere il proprio disappunto per una trasmissione che è trasmessa in prima serata e che potrebbe suscitare negli adolescenti comportamenti imitativi. Franco Grillini ci va giù duro e replica che: "Dire, che una trasmissione televisiva che parli di omosessualità rappresenta un'occasione di proselitismo, significa ritenere l'omosessualità stessa talmente desiderabile ed attraente che un semplice programma tv sarebbe in grado di influenzare la vita e la sessualità di milioni di persone. Suggerirei al Moige di sottoporsi ad un'analisi psicologica per evitare di fare affermazioni ridicole prima che omofobe"
16 dicembre. Il Consiglio comunale di Piombino approva il Registro delle Unioni Civili. Andrea Panerini, presidente d'Arcigay Piombino esprime la propria soddisfazione. Alcuni giorni dopo le segreterie regionali d'alcuni partiti, tra cui Margherita e AN, minimizzano il risultato parlando di un riconoscimento non esteso alle coppie gay. La battaglia ora si sposta sulla delibera attuativa.
22 dicembre. A Pordenone viene sgominata una baby gang che terrorizzava disabili e gay. Gli inquirenti individuano i componenti grazie alla denuncia di un gay. La scuola - denuncia Sergio Lo Giudice - è impreparata a formare i giovani al rispetto delle diversità.
22 dicembre. Torna l'Arcigay a Salerno dopo quasi dieci anni! L'Associazione di Cultura omosessuale "Federico Garcia Lorca", nata nel marzo 2003, si federa ad Arcigay Nazionale. Debutta come Presidente Pasquale Quaranta, vice Salvatore Di Feo, già militante nel Circolo Arcigay/ArciLesbica "I duecentocinquantamila", attivo a Salerno negli anni '90.
26 dicembre. Franco Grillini segnala, in un suo comunicato stampa, in risposta all'ennesima esternazione dell'Arcivescovo di Bologna Caffarra che "Carlo Caffarra è ossessionato dall'omosessualità visto che la cita per ben 282 volte nel suo sito (www.caffarra.it) e ne parla persino il giorno di Santo Stefano per condannare per l'ennesima volta le coppie gay mettendole in contrapposizione alle coppie tradizionali".
Cronologia a cura di Aurelio Mancuso, segretario nazionale Arcigay,
con il contributo di Franco Grillini, dei Circoli Arcigay, dei siti gay italiani
http://www.gaynews.it/view.php?ID=30447
giovedì 30 dicembre 2004
CRONOLOGIA DEGLI AVVENIMENTI GAY DEL 2004
mercoledì 29 dicembre 2004
Riflessioni sulla Sacra Famiglia: lettera di un giovane omosessuale credente al suo parroco
Caro don *****,
la festa della santa famiglia celebrata oggi dalla chiesa cattolica è stata l'occasione, da parte di numerosi esponenti episcopali e del papa stesso nell'Angelus, per reiterare con insistenza alcune posizioni sulla famiglia tradizionale, lanciando un chiaro messaggio ai fedeli cattolici ed agli uomini di politica e di cultura affinchè difendano l'istituzione del matrimonio tradizionale dalle continue "aggressioni", con chiaro riferimento ai riconoscimenti giuridici, in atto anche in alcune regioni italiane, delle coppie di fatto (comprese le coppie omosessuali). Alcuni autorevoli vescovi, come mons. Carlo Caffarra dalla cattedra di Bologna, e l'intero episcopato spagnolo, non hanno usato mezzi termini quest'oggi, e senz'altro la chiarezza è uno dei loro pregi. Anche lei -nella predicazione della eucaristia serale- ha accennato alla questione. Eppure ho sempre di più l'impressione (e non solo l'impressione) che non si dica -o non si voglia dire- la verità fino in fondo ai fedeli. E che ci sia -come spesso è stato nella chiesa nei secoli- la prassi di far credere ai fedeli le verità per autorità più che per sano discernimento ed approfondimento degli stessi testi biblici. Evidentemente, chi ascolta in questi mesi i vescovi od il papa si è fatto una chiara idea della famiglia cristiana e di cosa pare aggredirla. E tuttavia, se uno apre i testi sacri, scopre che le cose sono più complesse di quel che si vuol far credere. A cominciare dalla stessa icona della Sacra Famiglia del Gesù dei Vangeli, portata come "modello tradizionale" di famiglia. Se leggiamo i Vangeli e riflettiamo-chieda ad un biblista al di fuori di ogni prudente e istituzionale sede- la famiglia di Nazaret ha più i tratti di una famiglia "anomala" che non di una "normale", e nell'insegnamento e nella pratica stessa di Gesù, compreso il suo rapporto con i genitori, si ha un vero e proprio "scardinamento" dei vincoli parentali e di sangue, allargando il concetto stesso di famiglia, di madre, di fratelli. Riflettevo su alcuni aspetti "anomali" della famiglia di Nazaret che mi piacerebbe porre in evidenza e condividere apertamente con lei.
1. Anzitutto il concepimento verginale di Gesù. Giuseppe sceglie di accogliere Maria come sua sposa pur sapendola incinta in attesa di un figlio che non era il suo. Oggi si potrebbe forse dire che Maria fosse una "ragazza madre" accolta dalla benevolenza di Giuseppe che si è fatto carico di essere padre e marito di una ragazza che altrimenti, nella società ebraica dell'epoca, sarebbe stata ripudiata da chiunque. Ecco, Gesù nasce non solo in una mangiatoia ed in un luogo considerato -dal punto di vista religioso- insignificante - la Galilea non era patria di profeta ("Sei anche tu di Galilea? Esamina, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta" Gv 7, 52), ma nasce da un matrimonio in parte "irregolare" per le usanze del tempo. E nasce perchè due persone, Maria e Giuseppe, accolgono Gesù in una unione violando le prassi convenzionali del fidanzamento e del matrimonio secondo la tradizione ebraica. Giuseppe avrebbe avuto tutto il diritto di ripudiare Maria: egli l'accoglie, e con essa accoglie la venuta del Figlio dell'uomo. Per questo noi veneriamo Maria, Madre di Dio, e Giuseppe, suo sposo. Non per l'"icona" di una famigia cristiana modello.
2 La famiglia di Gesù non può rappresentare, per come la Tradizione insegna, un modello di vita familiare per vivere l'amore umano nella componente affettiva-sessuale. Supposto che Gesù non avesse fratelli e che quelli nominati nei Vangeli come "fratelli di Gesù" siano stati suoi cugini o parenti - e questo, sappiamo, è stato costantemente insegnato dalla Tradizione per sostenere la verginità di Maria- il matrimonio fra Giuseppe e Maria sarebbe, secondo il codice di diritto canonico attuale, un matrimonio "non consumato". La mancanza dell'unità sessuale fra Giuseppe e Maria rende tale unione per lo meno anomala rispetto ad una famiglia tradizionale. Il concetto stesso di castità cristiana del matrimonio che oggi insegniamo è ben lontano da quello vissuto dalla famiglia di Nazaret. La famiglia di Gesù non può rappresentare, per come la Tradizione insegna, un modello di vita familiare per vivere l'amore umano. Non occorre infine dimenticare che, in una società come quella ebraica dove i figli erano visti come una "benedizione" del Signore, l'avere un solo figlio, per di più "bastardo" -scusi l'espressione, non vuole essere affatto irriverente- non significava essere particolarmente "benedetti" dal Dio di Israele. Anche in questo, Gesù, Figlio di Dio, è entrato nel mondo, nell'umanità, "dal basso", non dall' "alto". Chi lo attendeva, non ha saputo riconoscerlo. Non poteva essere Lui, il Figlio di Dio: nato così, morto così, in croce, morte riservata ai senza Dio, ai maledetti da Dio. Mi chiedo: se Gesù dovesse nascere oggi, lo Spirito Santo sceglierebbe una famiglia ed una modalità "convenzionali" per manifestarsi agli uomini di oggi?
3. Il rapporto 'familiare' fra Gesù e i suoi genitori è affrontato solo poche volte nei Vangeli, e spesso è controverso. In chiesa ho imparato, fin da piccolo nel Catechismo, che Gesù stava sottomesso ai suoi genitori. Si cita Lc 2, 51 per dare risalto all'obbedienza. Ma ci si scorda di ricordare le righe precedenti, dove alla preoccupazione e allo stupore della madre, Gesù risponde seccamente: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio?» (Lc 2, 49). Ma più dirompenti sono le parole che Gesù pronuncia quando i suoi parenti e sua madre lo cercano perchè sembrava essere fuori di senno (Mar 3, 21). Così racconta Matteo: "Mentre Gesù parlava ancora alle folle, ecco sua madre e i suoi fratelli che, fermatisi di fuori, cercavano di parlargli. E uno gli disse: «Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori che cercano di parlarti». Ma egli rispose a colui che gli parlava: «Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli?» E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre» (Mt 12, 46-50). Anche gli altri due sinottici sono concordi nel riportare questo episodio. Qui Gesù sembra superare ogni vincolo familiare e parentale, ogni ordine biologico, scardina ciò che senza dubbio, allora come oggi, è una istituzione socialmente importante e rilevante, per annunciare il Regno di Dio, il primato del Regno anche sulle istituzioni familiari. A chi oggi, con insistenza, usa la Sacra Scrittura e l'icona della famiglia di Nazaret per dare un identikit ed un modello della famiglia "cristiana", e si scorda di dire che una famiglia -tradizionale o no che sia, sposata o no in chiesa che sia, eterosessuale o no che sia- che non si apre all'annuncio della venuta del Regno e della rivelazione di un Dio-Padre universale, che si chiude magari in un egoismo (a due o a tre o a quattro), non è una famiglia cristiana, non compie -credo- un autentico annuncio della Parola rivelata. L'esigenza dell'annuncio del Regno può portare non ad un idilliaco quadro familiare, ma addirittura a "divisioni": "saranno divisi il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia, la figlia contro la madre; la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera" (Lc 12, 53). Evidentemente qui Gesù non istiga alla discordia familiare, ma chiaramente afferma che c'è una gerarchia di valori nella vita di chi vuole esserne alla sequela , cioè cristiano, e che i vincoli e le istituzioni familiari non sono al primo posto.
4. Gesù non ha, credo, fondato o privilegiato alcuna istituzione familiare. Non era certamente fra i suoi compiti l'additare questo o quel modello di vita familiare, ma annunciare la venuta del Regno e rivelare il Volto di Dio, inconsueto, inaspettato, rifiutato proprio da coloro che detenevano il sacro potere e che oggettivamente conoscevano le Scritture. Gesù stesso ha fatto una scelta controcorrente: non si è sposato, addirittura si è accomunato alla categoria degli eunuchi (Mt 19, 12), con coloro che erano disprezzati (Is 56, 3) e che, secondo la legge mosaica, erano esclusi dall'adunanza davanti al Signore (Dt 23, 2-3) Gli eunuchi erano probabilmente coloro che avevano difficoltà a vivere la propria sessualità, e ciò era considerato, agli occhi del Dio di Israele, un handicap che li allontanava dal suo culto ("Chi ha i testicoli contusi e il membro virile mutilato non entrerà nell'adunanza del Signore" Dt 23, 2). E Gesù non fa questa scelta per motivi di purità o per un cammino ascetico, come avveniva invece, ad esempio, nelle comunità monastiche di Qumran del tempo di Gesù (vedi, ad es., L. Perrone, "Eunuchi per il Regno dei cieli?", in: Eros e Bibbia, Ed. Morcelliana, 2003). E' molto bello, don ****, non so se nessuno se ne è mai accorto, ma Gesù non solo è morto di morte riservata ai senza Dio, ai maledetti da Dio ("il cadavere appeso è maledetto da Dio", Dt 21, 22-23), ma anche la sua nascita, di"figlio illegittimo", era considerata per i detentori della Legge religiosa un aspetto negativo: si legge nel Deuteronomio che "Il bastardo non entrerà nell'adunanza del Signore, neppure alla decima generazione entrerà nell'adunanza del Signore" (Dt 23, 3). Nato nella marginalità, nell'ignominia, e morto, secondo la sacra Legge di Mosè, lontano da Dio, maledetto da Dio. E' questo, non altri, il Gesù dei Vangeli che noi riconosciamo Figlio di Dio e che abbiamo celebrato in questo Natale! E se -ancora oggi- Egli nascesse nella marginalità, nella ignominia, in condizioni e percorsi familiari non tradizionali, non marchiati dal sicuro sigillo sociale e religioso della "regolarità", anche oggi ci stupiremmo, non saremmo forse anche noi oggi incapaci di riconoscerlo?
Mi chiedo spesso perchè non si approfondiscano questi argomenti con serenità nelle "catechesi" o negli incontri, anche con l'aiuto di validi biblisti, lasciando alle coscienze poi ogni valutazione. Si preferisce, invece, indottrinare ancora una volta le persone, e portare alla contrapposizione.
Sarò controcorrente, ma la lettura meditata delle Sacre Scritture, don ****, non mi pare proprio autorizzare questa campagna di difesa della "famiglia tradizionale" come un punto centrale del messaggio evangelico. Ci possono essere -e ci sono- moltissimi e validi motivi per aiutare oggi la famiglia tradizionale. E la chiesa ha le sue buone ragioni per farlo. Ma forse conviene ancora una volta lasciare fuori il nome di Dio, perché egli abbraccia tutti. Personalmente, trovo poi ingiusto che questa "guerra" ormai dichiarata da questo papa e accolta dall'episcopato si stia facendo demonizzando altre scelte di vita ed altre categorie di persone. E' mostrando la bellezza e la santità del matrimonio fra un uomo e una donna, aiutando le coppie nelle loro difficoltà di cammino più che entrando nelle loro "camere da letto" o anatemizzando scelte diverse, che la chiesa potrà aiutare le coscienze delle coppie cristiane a ritrovare il matrimonio sacramentale come vocazione di vita. Non dicendo che gli altri non sono capaci di amare, o dicendo che i loro comportamenti sono immorali, o che le loro scelte non sono cristiane. Non è "per legge" che una unione diviene feconda, fedele e priva di ostacoli! Solo chi non ha avuto il dono di poter scegliere in questa vita questa santa vocazione sa, nel proprio cuore, che le cose non stanno così.
Un caro saluto,
Stefano
http://www.gaynews.it/view.php?ID=30445
Dietro la notizia niente
di Furio Colombo
Qualcosa di immenso è accaduto nel mondo e il mondo non sembra essersene accorto. E' stato veloce ad afferrare l'evento con le braccia automatiche delle notizie. Come notizia, il maremoto che ha distrutto tutte le coste dell'Asia e ha fatto, ormai si dice quasi ufficialmente, centomila morti, è una straordinaria notizia che ha tutto per essere trasmessa e ritrasmessa, stampata e ristampata: la quantità immane di distruzione, la corsa della morte in sequenza da un punto all'altro del mondo, con il brivido della differenza di tempo, che rende possibile immaginare, con orrore, ma anche con il senso della grande avventura, il prima e il dopo.
E' una sorta di straordinaria sequenza narrativa capace di creare - come ha detto un sopravvissuto italiano al Tg 3 la sera di martedì - "una sorta di euforia di cui poi ti vergogni". Il momento è straordinario per il tsunami perché le migliaia e migliaia di chilometri quadrati distrutte dal mare, la distesa di cadaveri che si vede in ogni inquadratura, in ogni fotografia, irrompono su schermi e giornali mentre finisce l'anno e c'è un vuoto di notizie. Inutile fingere: questa è la notizia dell'anno, forse dei prossimi dieci anni. E' la notizia, non la coscienza di ciò che è veramente accaduto, a imporre tanto spazio e tanta attenzione. Infatti, dietro la notizia niente.
Niente governi, niente organizzazioni internazionali, niente di grande, non dico grande come l'evento, che è impossibile da fronteggiare in dimensioni proporzionate, ma almeno grande come sforzo organizzativo, come impegno annunciato, come dimensione del danaro e dei mezzi disponibili, come mobilitazione di parlamenti, di assemblee generali, di eserciti.
Dal mondo ciascuno - tra i Paesi che possono - provvede a far tornare i suoi cittadini. È urgente, è giusto. Ma il grido di un gruppo di missionari che ieri dalla Tailandia ha detto: «Vi prego non pensate solo ai turisti» è andato perduto. Ci dicono che la protezione civile italiana ha avuto dall'Europa l'incarico di coordinare tutta l'attività dell'Unione Europea. Sappiamo che la protezione civile italiana lavora bene. Ma l'incarico - se esiste - ci dice il limite posto alla missione: aiutare gli europei (non solo gli italiani) a tornare a casa. Ci fa onore, vuol dire che i voli speciali funzionano bene. Ma ci dice il vuoto. Per l'Indonesia e la Tailandia, per India, per Bangladesh e Sri Lanka, per migliaia di isole sbattute dal maremoto e semidistrutte dal sisma, non c'è niente, non c'è nessuno.
Per capire quello che dico pensate a un libro, pensate a un film. Centomila morti sono un disastro immenso. Autore e regista troverebbero necessario immaginare una seduta straordinaria del Congresso americano, un soprassalto di tutta l'Europa, politica, istituzioni, imprese. Ci farebbero vedere le sedute di un comitato mondiale di coordinamento mentre dai quattro angoli del pianeta i rappresentanti di tutti gli stati membri vanno al Palazzo di vetro per una assemblea generale straordinaria. Centomila morti in un giorno sono molto più di una guerra, e il Consiglio di sicurezza si convocherebbe in seduta permanente. Banche ed enti finanziari internazionali diventerebbero collettori delle risorse congiunte dei grandi Paesi e dei piccoli Paesi in modo da creare una catena di interventi, di aiuti, di coordinamenti regionali, di missioni speciali, soldati e scienziati, costruttori e infermieri, esperti di ogni tipo capaci di coordinare eserciti di volontari. I volontari ci sono. Ma isolati e con mezzi propri.
Il mondo non subiva da decenni una prova così dura con un esito tanto tragico. Mai prima d'ora, nel mondo moderno, egoismo, indifferenza, distruzione, disattenzione, incapacità di capire (pensate che formidabile guerra al terrorismo sarebbe essere presenti e capaci di aiutare - sia pure a un costo enorme - in tutte le coste distrutte) hanno dato uno spettacolo così grande e così desolante. Arriveranno, al massimo, tanti sms di solidarietà. E un giorno sembrerà impossibile che tutto ciò sia successo. 100mila morti, una grande notizia e nient'altro. Come ha detto il turista italiano salvato: «Prima provi euforia. Poi vergogna».
tratto da l'Unità del 29/12/2004
martedì 28 dicembre 2004
Tra le parole del 2004 Repubblica cita "GAY"
GAY
di Natalia Aspesi
In 13 stati europei hanno riconosciuto legalmente le loro unioni, in Italia un ministro li ha chiamati culattoni, mentre per sua mistica omofobia un altro nostro ministro è stato rifiutato come commissario Ue alla giustizia. Non solo in Italia sono stati licenziati, picchiati, uccisi. La televisione li ha resi molto trendy se del tipo folklorico: intere trasmissioni sono state affidate a questi simpatici giovanotti, uno, forse per merito del cappello da comico, ha vinto il Grande Fratello. Esclusi però non solo dal successo mediatico ma talvolta anche solo dal rispetto, i gay che non sembrano tali e non fanno il parrucchiere ma magari il carabiniere. Uno che non ancheggia, l´onorevole Nichi Vendola, ha messo nei guai il probo centrosinistra chiedendo la candidatura alla presidenza della sua regione. Sconfitta linguistica confermata: i media hanno continuato a usare outing (rivelare l´omosessualità di qualcuno) al posto di coming out (dichiararsi omosessuale).
http://www.gaynews.it/view.php?ID=30438
martedì 21 dicembre 2004
Scontro Ciampi-Berlusconi sulla Costituzione
di Vincenzo Vasile
La mimica è quella dei giorni di battaglia: Berlusconi che ascolta per venti minuti, occhi a fessura, mascella all'infuori
La mimica è quella dei giorni di battaglia: Berlusconi che ascolta per venti minuti, occhi a fessura, mascella all'infuori e braccia conserte. E Ciampi che guarda innanzi a sé, e scandisce implacabili rimproveri al governo. Nel salone dei Corazzieri al Quirinale il rituale scambio di auguri di fine anno con le alte cariche dello Stato si trasforma in una sequenza filmica da antologia.
Mai così distanti, governo e Quirinale su una sventagliata di temi, al centro del discorso - preoccupato e teso - di Ciampi. Non si sa se sia stato più l'appello a «rispettare i magistrati», o la bocciatura di una riforma costituzionale condotta a colpi di maggioranza, o la diagnosi negativa della politica economica, a provocare lo scatto di nervi trattenuto a stento da Berlusconi, che alla fine del discorso ha solo accennato un formalissimo applauso e ha battuto le mani sulle ginocchia come per andarsene, mentre la cerimonia sarebbe proseguita per un'ora.
Il presidente del Consiglio s'è guardato, infine, dal raggiungere il capannello delle autorità che si congratulavano con il capo dello Stato. Che aveva cominciato quasi subito a provocare un fremito sulle labbra di Berlusconi a proposito di riforma costituzionale. Con un'autocitazione: «Le istituzioni fondamentali dello Stato non possono certo essere cambiate a ogni mutare di maggioranza». Sono parole tratte dal discorso di fine anno del 2003, che il presidente ora attualizza: «Auspico che l'esame della riforma costituzionale che riprenderà il proprio iter nell'aula del Senato all'inizio del prossimo anno consenta ancora alle forze politiche di recuperare il metodo del dialogo al quale si erano in precedenza dichiarate disponibili».
E al Senato, vuol dire Ciampi, non sarà più accettabile che si vada avanti a colpi di maggioranza. Avverte, infatti, «il dovere nell'esercizio di quella primaria funzione di garanzia che compete al capo dello Stato - di manifestare la mia preoccupazione per l'accentuarsi di uno stato di difficile comunicabilità tra i principali schieramenti politici e parlamentari su un tema che interessa le strutture portanti della vita democratica della Nazione in primis il Parlamento». E così «la modifica di queste strutture, per dar luogo a soluzioni durature, deve essere frutto di un dibattito approfondito e aperto, non irrigidito da precostituite posizioni di maggioranza e di opposizione».
Altro essenziale puntino sulle «i» della parola giustizia. Si è fatto da destra un gran parlare sul carattere «marginale» e «tecnico» che avrebbero i rilievi mossi da Ciampi nel messaggio con cui ha rinviato alle Camere la legge sull'ordinamento giudiziario. Macché, il «riferimento» - controbatte Ciampi - è «ad alcuni importanti profili di costituzionalità». Importanti. Altro che marginali: Ciampi ha contestato, infatti, due assi portanti della politica giudiziaria del governo, che è basata sulla pretesa di sottrarre attribuzioni e potere al Csm e su quella di inventare poteri di indirizzo di politica giudiziaria in capo al Guardasigilli. E il capo dello Stato tiene a dire che ciò non toglie nulla alla validità degli scopi proclamati dal legislatore, e cioè l'efficienza e la rapidità dei processi. Ciampi può a maggior ragione rivolgersi ai magistrati, incitarli all'«impegno» a realizzare «economie di tempi», a «essere» e anche «apparire» autonomi e indipendenti «in ogni loro comportamento», perché nel frattempo ribadisce con fermezza «un principio più volte affermato - osserva - fin dall'inizio del mio mandato: i magistrati vanno rispettati nell'esercizio delle loro funzioni, tutelate dai principi costituzionali di autonomia e indipendenza».
Anche la pubblica amministrazione, secondo Ciampi, rischia di essere soffocata dalle interferenze dell'esecutivo. È vero che «mostra segni di progresso sul piano dell'efficienza», anche se «i tempi dell'ammodernamento dovrebbero esser più rapidi». Ma il punto è un altro. Non piace al capo dello Stato il metodo più aberrante dello spoils system, l'apparato burocratico deve «rispettare il principio di imparzialità» sancito dall'articolo 97 della Costituzione. Un'invasione della politica nella gestione può ostacolare l'efficienza, demotivare i pubblici dipendenti. È indispensabile che gli apparati di governo si impegnino a rispettare questo precetto costituzionale; l'imparzialità comporta la distinzione tra politica e amministrazione, bisogna lasciare separata la sfera dell'«indirizzo e del controllo» propria degli «organi di governo» e quella della «gestione» propria dei «dirigenti amministrativi».
Ancora: l'economia italiana va proprio male. La diagnosi di Ciampi si discosta da quella, edulcorata del governo: «Il clima congiunturale, nonostante qualche segno di miglioramento non si è ancora tradotto in un aumento della produzione industriale che da tempo ristagna sia perché la domanda interna è debole sia perché la nostra capacità competitiva si è ridotta». Il vademecum presidenziale prevede al primo punto, «pregiudiziale per un rilancio durevole dell'economia italiana», il consolidamento del «risanamento della finanza pubblica». Un «solido» bilancio dello Stato ci farà meritare le fiducie delle piazze finanziarie, oltre che metterci in regola con gli impegni stipulati in sede europea, e potrà essere lo strumento per contrastare i cicli economici negativi. E occorre, aggiunge Ciampi, che il «sistema-Paese» si impegni con unità di intenti nel «recupero di competitività». Qui un altro affondo, che riguarda i tagli in Finanziaria: «Bisogna puntare sempre di più sul binomio ricerca-formazione». E valorizzare il Mezzogiorno.
Un troppo grande «divario» ci separa, infatti, dalle maggiori economie: in Italia le risorse dedicate a ricerca e innovazione sono appena l'1,2 per cento del Prodotto interno lordo, contro l'1,9 della media europea, e il 2,7 degli Stati uniti. C'è «il rischio che venga compromesso il futuro della nostra economia».
In un inciso c'è anche il tempo per ricordare che al più presto bisognerà ratificare il Trattato della Costituzione europea. Si sa che il presidente del Consiglio s'era impegnato a farlo prima di tutti gli altri, ma che per l'opposizione della Lega la ratifica è slittata. Il primo a stringere la mano di Ciampi era Pierferdinando Casini, seguiva il presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida, e infine Marcello Pera che nel suo discorso introduttivo aveva evitato di prendere posizione su alcunché. Berlusconi si guardava le punte dei piedi, e faceva il distratto.
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=39855
Gli elettori traditi
di Miriam Mafai
Una giornata amara per chi ha creduto e crede nello schieramento di centrosinistra e nelle forze riformatrici dell'Ulivo come le sole capaci di indicare al nostro paese una via d'uscita dalla crisi, dal degrado non solo economico ma sociale e culturale nel quale è stato precipitato da chi, dal 2001, ci governa. Una giornata amara che ha rivelato quanto i gruppi dirigenti della coalizione siano distanti dai sentimenti e dalle speranze del loro elettorato. Sono passati pochi giorni da quando, a Milano, una platea entusiasta acclamava Prodi al grido di "unità, unità, unità". L'eco di quella invocazione non si era ancora spenta e i leader della coalizione annunciavano ieri sera di dover rinunciare all'ipotesi, apparsa vincente alle elezioni europee, d'una lista unitaria alle prossime elezioni regionali.
Interessi personali e di partito, di cui è esempio il leader della Margherita Francesco Rutelli, piccoli protagonismi e ambizioni hanno reso impossibile una soluzione unitaria che qualcuno aveva giudicato, con un eccesso di ottimismo, a portata di mano, dopo il ritorno in Italia di Prodi. Solo per pudore o per ipocrisia potremmo declassare questa decisione al rango di una battuta d'arresto del processo unitario. È più corretto forse parlare di una sconfitta, che investe i leader dello schieramento che a questo progetto avevano lavorato da più di un anno.
Una sconfitta, duole dirlo, anche di Prodi, che dal luglio scorso aveva avanzato per primo la sua proposta di una lista unitaria. Una sconfitta di Piero Fassino che ha impostato, con coerenza e tenacia, tutta la sua azione e lo stesso congresso del suo partito, già convocato per febbraio, su questa ipotesi politica. Una sconfitta per coloro che, in questi mesi, anche al di fuori dei partiti, si erano mobilitati in forme e con inziative diverse, per sostenere queste prospettive. Una sconfitta, e un'amara delusione, per tutti coloro che, anche fuori dei partiti e degli schieramenti politici, avevano chiesto e sperato che le varie forze dell'Ulivo volessero e potessero accantonare le proprie divergenze e giungere invece ad una soluzione unitaria, sia nella definizione di un programma sia nella scelta delle candidature.
Una battuta d'arresto o una sconfitta tanto più amara perché giunge nel momento in cui la Casa delle libertà appare, nonostante una formale ricomposizione delle sue fratture interne, divisa su temi cruciali di politica estera, economica, interna.
Si veda, tanto per fare un esempio, la posizione della Lega a proposito dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, l'incredibile richiesta di Maroni di cancellare l'art.18, la proposta del vicepresidente Follini di azzerare i vertici della Rai strenuamente difesi, invece, dal ministro Gasparri. Un governo in difficoltà, che sopravvive in virtù di ripetuti voti di fiducia, miserabili espedienti demagogici, vergognose leggi ad personam, cosidette "riforme" in violazione di principi costituzionali, e che con la sua politica sta mettendo in serio rischio non solo l'uguaglianza dei cittadini e il loro tenore di vita, ma anche la democrazia nel nostro paese.
L'opposizione dovrebbe sentire, oggi più che mai, la responsabilità che grava sulle sue spalle. Sono, a ben vedere, le stesse forze politiche che, uscite dalla crisi della Prima Repubblica, seppero trovare attorno a Prodi, nel lontano 1996, la generosità e l'intelligenza necessarie per mettere insieme culture che erano state non solo lontane, ma anche avversarie, rinunciando ai propri simboli e alle ambizioni personali.
Una operazione, quella del 1996, coraggiosa e generosa, che portò l'Ulivo alla vittoria. Molta acqua, da allora, è passata sotto i ponti. E si potrà discutere a lungo sulle responsabilità di coloro che non hanno creduto fino in fondo a quella esperienza, e che hanno, più o meno volutamente, sollecitato il riemergere di pulsioni identitarie, oggi tanto più forti quanto minore è il consenso elettorale. La lunga assenza di Prodi dall'Italia ha, probabilmente, facilitato il riemergere di quelle pulsioni e di ambizioni personali nei vari partiti che facevano e fanno parte della coalizione.
Il ritorno di Prodi non poteva da solo compiere il miracolo di rivitalizzare un Ulivo che aveva già sofferto troppe ferite. Abbiamo assistito così al riemergere anche tra le forze dell'opposizione di nostalgie proporzionaliste che, assieme al tentativo di Berlusconi di modificare la legge elettorale, hanno sollecitato le latenti ambizioni identitarie all'interno del centrosinistra.
Sta anche qui, probabilmente, la ragione o una delle ragioni dell'infelice esito della riunione di ieri, di quella che possiamo chiamare più che una battuta d'arresto una sconfitta nel processo unitario dell'opposizione. Ma una opposizione che, ripiegata su meschini interessi e giochi di parte, non fosse in grado di proporre al paese una via d'uscita dalla crisi in cui si trova, una via d'uscita credibile attorno alla quale raccogliere quanti sono oggi preoccupati per il proprio avvenire e delusi dalla gestione berlusconiana della cosa pubblica, una opposizione incapace di assolvere a questo ruolo, si assumerebbe, non credo di esagerare, una pesante responsabilità di fronte al paese.
Le scadenze sono ormai vicine. Il tempo è ormai una risorsa scarsa. Il rischio è che si accentui la stanchezza, l'amarezza e la delusione in coloro che chiedono, invano e da tempo, una maggiore unità a tutti i propri leader. La vicenda di ieri può significare l'inizio di un vero e proprio declino del consenso attorno alle forze dell'opposizione. A meno che, come talvolta accade nella vita e nella politica, la sensazione del pericolo imminente non spinga a un ripensamento, a un rilancio del progetto unitario sia sul piano programmatico che sul piano organizzativo. Ma chi ne avrà la forza e l'autorità?
(21 dicembre 2004)
http://www.repubblica.it/2004/k/sezioni/politica/proditorna/mafaimiriam/mafaimiriam.html
Un giorno nero
di Furio Colombo
Scriviamo con imbarazzo e persino con incredulità, alla fine di una brutta giornata. È accaduto questo. I leader del centrosinistra, coloro che in Parlamento, nei telegiornali, nei talk show rappresentano l’altra faccia dell’Italia, la speranza di mettere alla porta il rovinoso governo Berlusconi, ieri hanno partecipato a due riunioni in cui avrebbero dovuto decidere tutto: Federazione, lista unitaria, scelta dei candidati per le regionali che potrebbero segnare la prossima grande sconfitta di Berlusconi.
Il disastro Berlusconi rimane e si aggrava. Oggi sappiamo che il capo del Governo e i suoi non riescono nemmeno a mettere insieme la legge Finanziaria. Ma neppure l’estrema vulnerabilità dell’uomo ricco, prepotente e incostituzionale al governo, ha fatto da stimolo a una nuova, grande strategia dell’opposizione. Eppure l’opposizione ha un capo del peso e del prestigio di Romano Prodi. No. Tutti i leader del centro sinistra sono entrati in quelle due riunioni (mancava solo, per un suo disappunto o sospetto, o ragione non pervenuta, Mastella). Ma sono usciti totalmente divisi. Niente Federazione, niente lista unitaria, niente designazione dei candidati, niente simbolo dell’Ulivo. Prodi adesso appare solo e isolato.
Partiti, gruppi e leader dell’opposizione, evidentemente hanno - ciascuno - un progetto e una ambizione diversi. Ciò che è trapelato lascia capire che soltanto i Ds hanno tentato di evitare questa conclusione. Ma lo sforzo non è bastato. Frivolezza o mancanza di senso della realtà hanno portato via gli altri componenti della tavola, come se una pozione magica avesse cancellato per alcuni di essi coscienza e memoria di quello che sta accadendo in Italia.
Un tragico libro sui giorni di Weimar (Von Solomon, I Proscritti) racconta di una immensa folla radunata di fronte al luogo in cui l’opposizione era convocata. Era l’ultima opposizione. Passano giorni, passano notti e dal palazzo non esce nessuno. A poco a poco la folla se ne è andata. È arrivato il nazismo. Ma qualcuno si rende conto del danno immenso che sta provocando, adesso, in questa Italia, prima che ce lo dica la Storia?
l'Unità del 21/12/2004
lunedì 20 dicembre 2004
Partecipa ai gay pride, per il tribunale non può disporre dei suoi beni
(ANSA) - VITERBO, 20 DIC - ''Potrebbe dilapidare i suoi beni per partecipare ai Gay Pride in tutta Italia'': questa e' solo una delle motivazioni con le quali il tribunale civile di Viterbo ha respinto il ricorso di un omosessuale, che aveva intentato una causa civile per far annullare un provvedimento di inabilitazione emesso nel 1981 e quindi disporre liberamente dei suoi averi. Una decisione che ha indignato il diretto interessato, Giovanni Orlandi Brenciaglia, 60 anni, giornalista professionista, figlio di una firma importante del dopoguerra, Vittorio Orlandi, e discendente, da parte materna, della famiglia Brenciaglia, nobili d'antica schiatta, proprietaria, tra l'altro, della Rocca Farnese di Capodimonte, dichiarata monumento nazionale.
''La mia vita - racconta - e' stata segnata dalle discriminazioni'', alcune delle quali - aggiunge - gli hanno impedito anche ''di svolgere l'attivita' di giornalista''. ''Ho avuto solo la solidarieta' e il sostegno del Cardinal Martini - aggiunge Branciaglia - quando era arcivescovo di Milano. Sono dovuto emigrare in America e, nonostante due lauree e cinque lingue correttamente parlate, ho dovuto fare i mestieri piu' umili, tra i quali il portiere di notte''. Tra le motivazioni della sentenza, tra l'altro, si sostiene che Giovanni Orlandi Brenciaglia avrebbe intenzione ''di fondare un ente morale per sostenere le iniziative omosessuali''. ''Non e' affatto vero dice l'interessato - , avevo solo l'intenzione di fondare una piccola casa editrice per fa conoscere il grande amore che Pasolini nutriva per il Viterbese. E siccome il prossimo anno ricorrera' il trentennale della sua morte stavo pensando di ricordarlo in modo adeguato''. La ''prodigalita''' dell'uomo, secondo la sentenza, sarebbe dimostrata anche dal fatto che spenderebbe 5 euro di taxi ogni volta che deve recarsi al centro di Viterbo. ''Ma io - ribatte Orlandi Brenciaglia non ho la patente e tanto meno la macchina. E poi saro' libero o no di spendere i miei soldi come mi pare? Oltre tutto aggiunge io mi reco da La Quercia, dove abito, a Viterbo poche volte al mese, forse spenderei molto di piu' se avessi un mezzo privato''. L'inabilitazione (una forma piu' tenue dell'interdizione) cui l'uomo fu sottoposto nel 1981, a suo dire, sarebbe scaturita dal clima di persecuzione in cui vivevano gli omosessuali negli anni Settanta. ''Credevano che fossi malato, mi consigliarono di ricoverarmi in casa di cura ricorda -, una volta ho dato anche il mio consenso. E fu proprio durante uno di quei ricoveri mi fu nominato un giudice tutelare.
Da allora, per disporre dei miei beni, mi devo far autorizzare dal giudice. Una trafila umiliante. E ancor piu' umiliante e' la motivazione con la quale il tribunale ha respinto il mio ricorso, cioe' perche' sono un omosessuale dichiarato, con un ruolo attivo nei movimenti omosessuali e frequento tutti i Gay Pride. E se, invece, dissipassi i miei soldi per partecipare alle manifestazioni di un partito?''. Un altro aspetto singolare della vicenda giudiziaria di cui e' protagonista Giovanni Orlandi - Brenciaglia riguarda le testimonianze. ''Avevano citato 56 testimoni conclude -, se ne e' presentato solo uno: mio fratello, ovviamente contrario all'annullamento del provvedimento del 1981''. Unico motivo di consolazione per l'uomo, le manifestazioni di solidarieta' ricevute da chi e' venuto a conoscenza della sentenza.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=30379
Iraq: soldato USA fa sesso con un irakeno e lo uccide, condannato
Ha agito in un momento di "panico gay"
Un soldato della North Carolina ha ucciso un ragazzo iracheno di 17 anni dopo avere avuto con lui un rapporto sessuale consensuale.
Il soldato della Guardia Nazionale, Federico Daniel Merida, 21 anni, di Biscoe, e' stato condannato, da una corte marziale, a 25 anni di carcere e sara' congedato con disonore.
Il soldato, secondo quanto riferisce un giornale locale, il The News and Observer, che ha avuto accesso a documenti della Corte Marziale, s'e' riconosciuto colpevole: il giovane ha detto di ''essere andato fuori di testa'', dopo il rapporto sessuale.
La vittima, secondo fonti di stampa e irachene, si chiamava Falah Zaggam e s'era arruolato nelle forze di sicurezza irachene: era, dunque, un alleato, non un nemico, dell'americano.
I due erano, anzi, di turno di guardia insieme, l'11 maggio, in un campo nei pressi di Tikrit, a nord di Baghdad, quando il dramma si svolse. Merida prima cerco' di accreditare la tesi della legittima difesa, poi ammise di avere agito in un momento ''di panico gay''.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=30376
domenica 19 dicembre 2004
A carte scoperte
di Furio Colombo
Molti dei problemi affrontati finora da chi ha fatto opposizione al governo Berlusconi nascevano da una certa bravura del vasto giro governativo di negare tutto, di dire altre cose, di cambiare discorso nei momenti più imbarazzanti. Certo, si può fare solo se tutti i media rispondono, per comando o intimidazione. Hanno risposto al punto che molti cittadini in buona fede rimproverano a volte l’opposizione di dire cose non vere. Lo dicono perché quelle cose non corrispondono alle narrazioni delle televisioni e della maggior parte dei giornali.
Improvvisamente il vento è cambiato. Berlusconi parla e si comporta con sfrontata chiarezza, dice esattamente ciò che intende dire e lo conferma, felice, naturalmente, del codazzo di media che come sempre lo asseconda in tutto, capricci e vanità incluse (ora che gli sono ricresciuti un po’ i capelli, dopo il trapianto, tutte le inquadrature di tutte le macchine fotografiche e telecamere improvvisamente hanno adottato l’angolatura giusta per farcelo vedere). Per la prima volta in tre anni e mezzo, dice cose che dovrebbero essere un’autoaccusa. Ma le dice, le ripete, le fa diffondere. Lo fa con vitalità e con impegno.
A coloro che a questo punto mi dicono: ma state parlando di nuovo di Berlusconi, non è troppo? Non dovremmo parlare del Paese? mi sento di rispondere: stiamo parlando del Paese. Nel Paese qualcosa è cambiato, forse perché stiamo raggiungendo un punto critico nel processo di smantellamento, abbandono, distruzione dello Stato che certo non è opera di Berlusconi da solo.
Vorrei portare alcune prove di ciò che dico.
La prima: Berlusconi lancia l’evento di Venezia con il nome di “NO TAX DAY” . NO TAX non vuol dire ridurre il prelievo fiscale, e non ha nulla a che vedere con il normale dibattito sul come si possa alleviare il peso di ciò che ricade sulle spalle dei cittadini. “NO TAX” vuol dire “NO TAX” e c’è da domandarsi in quale Paese democratico un capo di governo potrebbe usare un simile azzardo, che si traduce come segue: niente da nessuno, niente per nessuno. E con totale impudicizia dice che il fondamento della sua affermazione è nella «legge naturale». E’ una affermazione priva di senso. Ma che - con tolleranza - tutti i giornali accettano, come una sorta di «creazionismo» del sistema fiscale.
Non è uno scherzo. È il preannuncio di una spallata violenta allo Stato. Si tolga di mezzo e faccia largo agli interessi privati. Non tutti i privati. Qui si parla dei privati che, al momento, sono anche titolari del potere politico.
Si affaccia una cultura molto simile, dal punto di vista del metodo, al paleo-comunismo staliniano. Il partito (e la strategia elettorale del suo leader) viene prima e al di sopra dello Stato. Lo Stato può essere sacrificato agli interessi della fazione politica che governa.
“NO TAX DAY” non è soltanto una boutade elettorale. Chi l’ha organizzata e condotta appare serio, credibile, determinato. È una sfida alla Costituzione, alle Istituzioni, il tentativo di tendere una trappola mortale, in vista delle prossime elezioni, agli sfidanti, per poterli definire “Partito delle tasse”.
L’opposizione non è caduta nella trappola. Ma adesso sappiamo con chiarezza che la linea che divide la democrazia dal governo si è spostata su un punto estremo.
Cerca lo smantellamento dello Stato, il protagonismo di un solo personaggio e l’invito a formare banda per l’evasione totale. Evasione non solo dalle tasse. L’appello è molto più vasto: evadere tutte le regole e tutte le leggi. O perché vengono alterate senza più finzioni, ma anzi sbandierando come legittimo l’interesse personale. O perché si leva un clima di favore per ogni violazione, per ogni illegittimità. Avviene attraverso il sistematico antagonismo contro tutti gli strumenti di cui si era provvisto lo Stato per combattere i reati più gravi.
Come ha spiegato Fassino nel suo intervento alla Camera, come ha scritto Gerardo D’Ambrosio nel suo commento alla incredibile legge “salva-Previti” (entrambi i testi pubblicati su questo giornale) si tratta di deformazioni gravissime del diritto penale, che facilitano i peggiori reati e che vengono approvate con urgenza per le peggiori ragioni. Il dato nuovo è che queste ragioni non sono più motivo di negazione e di vergogna.
Diventa clamoroso lo scontro. Lo scontro non è fra maggioranza e opposizione. Lo scontro è fra Governo e Stato. Lo dicono anche le motivazioni con cui il Presidente Ciampi ha rinviato alle Camere la legge sulla cosiddetta riforma della Giustizia, non solo dove si fanno notare clamorose incostituzionalità, ma anche dove il presidente sottolinea il pessimo modo di concepire e di scrivere una legge, bloccando in un solo articolo fino a 39 pagine di testo e usando giganteschi e deformi maxi-emendamenti concepiti per ostacolare l’opposizione ma anche per bloccare gli eventuali dissensi o spaccature interne.
Ovvero per impedire che la democrazia funzioni.
* * *
La prova di tutto ciò che abbiamo detto e andiamo denunciando su questo giornale contro il pericolo grave rappresentato per il nostro Paese da questo governo, viene da due voci che non sono di sinistra e non hanno interessi di opposizione. Ma parlano, con gravissima ansia, da cittadini italiani.
Mi riferisco all’appello che Mario Segni ha voluto pubblicare sul nostro giornale. Ricordate? Iniziava con queste parole che si usano solo per circostanze estreme (e risulterà difficile definire Mario Segni un estremista, come a molti piace fare con noi): «L’Italia sta perdendo la civiltà. Un Paese non rimane civile se non ha più passione per la vita pubblica. Ancor meno rimane civile se perde completamente il senso del giusto e dell’ingiusto, del lecito e dell’illecito». Con queste frasi drammatiche Segni si riferisce al processo Berlusconi di Milano e a quella che i cortigiani di governo hanno celebrato come “assoluzione e liberazione.” Segni continua infatti dicendo: «Il fatto della corruzione mediante versamento di denaro è stato accertato. Il fatto è straordinario. Ripeto la parola: straordinario. È la prima volta che un reato di tale gravità viene accertato giudizialmente a carico della più alta carica politica. Queste sono cose che il Paese deve sapere, valutare, discutere. Ma non è possibile che taccia, che per una sorta di tacito accordo generale, la cosa venga ridimensionata, svilita, dimenticata».
L’altra voce, altrettanto estranea ad ogni progetto politico di opposizione, ma evidentemente in coincidenza profonda con i sentimenti di tanti cittadini, è quella di Luca Montezemolo. Il presidente della Confindustria non può tacere sul paesaggio sul quale si affaccia, data la sua responsabilità: «Mai l’economia italiana è stata in condizioni così drammatiche dal 1945».
È una frase chiara e durissima che colpisce due volte. La prima per far sapere che, dal punto di vista degli industriali, la situazione è giunta a un punto estremo di gravità. C’è dunque un effetto di rottura della vasta omertà di stampa e televisione, una rottura che ha certo fatto trasalire molti cittadini.
Ma la frase di Montezemolo costringe tutti, anche i disorientati e i distratti, a rendersi conto che l’Italia sta affondando mentre il suo governo si occupa esclusivamente di leggi speciali per Berlusconi e per gli altri inquisiti legati a lui. E qui interviene ancora una volta il nuovo corso dello spettacolo di cui siamo spettatori attoniti.
Berlusconi va a Bruxelles per liberarsi dalle regole del trattato di Maastricht, e lo dice con aperta disinvoltura, come per proclamare il merito di un guerriero. Spaccia frasi generiche degli altri capi di governo come consensi. Sarà smentito entro due o tre giorni ma non importa. Le sue tv non lo diranno. Finge di non sapere di quale immenso debito sono gravati i conti pubblici italiani. Nessuno lo ricorderà ai nostri cittadini.
Berlusconi va a Venezia, al suo NO TAX DAY di aperta offesa alla Stato e alla democrazia, e non esita a proclamare due persuasioni che screditerebbero qualunque capo di governo in cerca di rielezione.
La prima è il suo disprezzo per la “par condicio”. Come è noto la “par condicio” è una modesta legge che prevede parità di accesso ai media durante la campagna elettorale. È un piccolo rimedio all’immensa illegalità italiana: un capo partito, capo governo, capo azienda che possiede tutto. Lui promette di cancellare anche quella leggina, in modo che diminuisca il più possibile il numero di coloro che possono far sentire la loro voce contro la sua. La seconda persuasione che vuole condividere con noi è un pensiero basso e volgare: «andare a votare è come andare al supermercato». Si sceglie ciò che la pubblicità ti ha già indotto a scegliere. Di solito questo è l’argomento di chi denuncia che la democrazia viene soffocata dal denaro. Berlusconi ha fatto propria questa squallida prospettiva senza vergogna. E conclude (lui, proprietario di Mediaset e padrone politico della Rai): «Tutto avviene in televisione, non avete visto le elezioni americane? Ciò che conta è apparire sempre in Tv. Perché dovrei dividerla con altri?». Lo dice lui, capite? Lo dice apertamente, trasformando in programma elettorale l’accusa e lo scandalo di tutta l’Europa contro di lui. Il progetto non è di persuadere. Il progetto è di intimidire, di far vedere chi comanda.
Per questo ieri Antonio Padellaro ha scritto su questo giornale un appello che, come dimostra l’Unità di oggi, non è caduto nel vuoto. «Dobbiamo ritornare in piazza in tanti, insieme», ricordando il milione di cittadini che si è spontaneamente presentato il 14 settembre 2002 in Piazza San Giovanni a Roma per dire no, fin da allora a questo barbaro modo di governare.
Per questo, anche senza le televisioni e i grandi giornali, anche in questa condizione estremamente difficile che, come dice Montezemolo, è la peggiore in Italia dal 1945 che, come dice Claudio Magris sul Corriere della Sera di sabato è di piena e inaccettabile illegalità, dobbiamo far sentire ben chiara la voce di tutti, dalla vita di tutti i giorni, dal lavoro, dalle piazze, cittadini e politici, volontari e militanti e tutta la società civile che non vuole più vergognarsi di fronte al resto del mondo. Ormai sono in tanti, tra coloro che seguono la politica attentamente e tra coloro che sono occupati soprattutto con i propri impegni e la propria vita, a rendersi conto che è diventato impossibile accettare, tergiversare e tacere. Non è estremismo. È democrazia.
da l'Unità del 19/12/2004
venerdì 17 dicembre 2004
Viva I fantastici 5
Un bel format, che mette buon umore e sollecita nuove possibilità
di Aurelio Mancuso
Sono finalmente riuscito a vedere (grazie al provvidenziale video registratore ben posizionato sull’ora e il giorno giusti, da amorevoli mani) la prima puntata dei Fantastici 5. Sono contento di averlo visto dopo che, sono già uscite le recensioni sulla stampa e, soprattutto preparato dai commenti d’amici e amiche mi hanno subissato dei loro più diversi giudizi.
Dirò subito che non sono d’accordo con la mia amica Wladimir Luxuria, né con i tanti commenti un po’ ingenerosi che ho raccolto in giro. Mi sento invece più vicino ai molti e alle molte che hanno ricevuto dal programma una sensazione piacevole, leggera.
Ho passato un’oretta di vero relax, con la netta sensazione di avere poco in comune con molti dei modi e dei gusti esplicitati dai super 5, ma anche di avere tanto DNA da condividere. Se il lilla in una camera da letto, per me fa molto funerale, e al pesce crudo preferisco delle italianissime lasagne, è però altrettanto vero che il tentativo di scardinare l’ovvio, di immettere luce e colore nella grigia quotidianità dei tanti amici etero un po’ rozzi, mi convince, anzi mi conturba, perché, pur senza dargli connotati rivoluzionari, fa parte della nostra mission.
Un mondo differenziato, più allegro, anche più ironico e anche governato dagli spiritelli maligni che ogni tanto fanno capolino nei nostri giudizi, mi piace, mi concilia, mi desta vicinanza.
Se il pericolo, intravisto da molti, di ridurre di nuovo a stereotipo la nostra presenza televisiva (bravi i gay, sono così sensibili e di gusto) è sempre in agguato, è innegabile che proporre modelli positivi, non esaustivi delle omosessualità, non crea un danno, ma sollecita nuove possibilità.
Sicuramente i bear, si saranno sentiti più attigui ai gusti dell’etero Adriano, e le fashion spinte non si saranno potute immedesimare nella scelta dei nuovi vestiti, ma è questo il punto?
Quello che accomuna i 5 fantastici a tutti e, tutte noi è una modalità ironica, a tratti pessimistica e consapevole di non potercela fare a cambiare del tutto il punto di vista etero, che si esplicita più nei silenzi e negli sguardi, più che nei dialoghi, a volte forse ingessati.
Sviscerate le tante, anche prevedibili, critiche che provengono da noi stessi, non mi posso esimere da esprimere invece un incitamento ai 5 ragazzi, che con coraggio, faccia tosta e simpatia si sono consapevolmente messi in gioco (appunto un gioco) usando linguaggi e modalità semplici, riconoscibili, non altri rispetto a quelle che concretamente siamo tutti i giorni. Non cadiamo nemmeno noi nel tranello di prendere le distanze verso i gay che si occupano di moda, stili, ecc… Sono sicuramente una minoranza, appunto per questo preziosa e coerente con il nostro essere.
Certo attendiamo con fiducia altri tipi di rappresentazioni, di racconti del nostro vissuto quotidiano, ma i fantastici 5 non arrivano da Saturno, ma da Urano e, non dovremmo mai dimenticarlo.
Per cui bravi così….. attendiamo i prossimi episodi!
http://www.gaynews.it/view.php?ID=30352
Tv, cinque gay non fanno primavera
Abbiamo visto «I fantastici 5» su La7. Che ci sia è buona cosa, ma basta con gli stereotipi
di Vladimir Luxuria
Tratto da l'Unita del 17/12/2004
Quando ho visto la prima puntata del programma I fantastici 5, mercoledì scorso sulla «7», mi sono sentita come la valletta di Silvan dopo il numero della sega: a metà! Da una metà ho pensato: ma siamo in Italia? C'è un programma di argomento omosessuale alle 21.30, in prima serata, in piena fascia protetta? Ma che bello, finalmente c'è una tv e una produzione che non considera l'omosessualità un argomento da nascondere ai bambini e alle casalinghe! Era ora che qualcuno non sottovalutasse l'intelligenza e la sensibilità di mamme e prole! L'altra metà ha pensato: ma che brutto programma! Dall'America dobbiamo proprio importare tutto, anche questo format lanciato da Bravo, la rete via cavo di NBC Universal? Ne spiego il contenuto per chi se lo fosse perso: 5 gay si assumono il compito di «migliorare» la vita a un eterosessuale, 5 «supergay» (concetto diverso da «arcigay»!) hanno come missione speciale quella «di liberare il mondo dal cattivo gusto». Primo pregiudizio: i gay hanno buon gusto il resto del mondo no. I 5 gay sono così assortiti: Alfonso, napoletano, si occupa di «Food & Wine», traduci «gastronomia» per chi difetta di esterofilia linguistica; Guido, romano, di «Interior Design», traduci «arredamento» per tutti coloro che delegano la loro propria fantasia all'Ikea; Marco, romano, di «Beauty», ovvero «bellezza», come far diventare bello qualcuno nel corso di una puntata senza sfociare nella fantascienza; Massimo, calabrese, di «Fashion» traduci «moda», la categoria di quei gay che hanno acquistato il loro primo computer solo perché era grigio-Armani; Mattia, cremonese, di «Lifestyle», «stile di vita» perché da ora in poi cari etero decidiamo noi come dovete vivere! Il programma inizia con i fantastici 5 che salgono in macchina per raggiungere la casa del macho da correggere. La cavia è Adriano, ex pugile, ex modello...ma per il momento ancora eterosessuale! Vive con un'iguana in casa (a proposito di stranezze... queste sì di cattivo gusto!), adora fare le sue vacanze a Cuba ed è un ragazzo assolutamente dolce, educato e disponibile. È fidanzato con Francesca, la tipica ragazza della porta accanto, si vedono solo il sabato e la domenica, ma lui vorrebbe chiederle di andare a convivere con lui. E qui partono in azione i 5 gay: trasformare Adriano per renderlo più accettabile quando Francesca arriverà a cena a casa sua e lui le farà questa richiesta. L'etero si sottopone a tutto: sedute smaltimento fianchi per far sparire le maniglie dell'amore, una rivoluzione dell'arredamento con il risultato che era meglio prima (Guido gli rovina casa con delle tende sulle quali anche la Duse si sarebbe rifiutata di arrampicarsi, con un baldacchino degno solo della casa di Barbie e dei colori la cui libertà di esposizione dovrebbe essere limitata quando incontrano gli occhi di un'altra persona!). Alfonso gli fa preparare una cena nipponica a base di pesce crudo di difficile digestione anche per un inceneritore! Marco gli fa il pizzetto con il righello «per evidenziare le sue labbra carnose»! Massimo gli getta via dalla finestra tutti i suoi jeans senza neanche aver consultato la Caritas. Ma il bello deve ancora venire: i 5 nel loro loft (i gay sono tutti ricchi... secondo pregiudizio!) osservano da uno schermo come si comporta il loro allievo a cena con la ragazza. E qui il mio fastidio: ridono, sfottono, si disperano, approvano, giudicano; insomma, come se l'uguaglianza si possa raggiungere non migliorando il mondo ma ribaltando le categorie: siamo noi gay che dobbiamo giudicare! Se c'è una cosa di cattivo gusto proprio da migliorare è semmai lo stereotipo! Ma no...si tratta di gay «normalissimi», capelli corti, giacca...che però (colti dalla sindrome di Jonathan del Grande Fratello) urlano, sculettano e si muovono al cui confronto una travestita come me sembra più virile di Adriano Pappalardo (l'abito non fa il monaco: terzo pregiudizio!) Peccato, un'occasione persa...ma se qualcuno ha spianato la strada al «Metti un gay in prima serata» qualcosa di buono prima o poi arriverà!
http://www.gaynews.it/view.php?ID=30347
La7, il governo Zapatero e le sue riforme domani ore 21 a 'L'Infedele'
Spagna, una nuova guerra civile? Il governo Zapatero e le sue riforme radicali, dal matrimonio gay all'ora di religione facoltativa, saranno al centro della puntata de 'L'Infedele' di Gad Lerner in onda domani alle 21 su La7.
La societa' spagnola sta vivendo una riscossa o una 'mala revolucion' come denuncia la Chiesa? Ospite di Gad Lerner sara' lo scrittore Javier Cercas, autore del best seller sulla guerra civile 'I soldati di Salamina'.
Parteciperanno inoltre: la giornalista cattolica Paloma Gomez Borrero di Cope Radio; il regista teatrale Luis Pasqual; il corrispondente di Antena 3, Antonio Pelajo, presidente dell'Associazione Stampa Estera; la storica femminista Milagros Rivera Garretas dell'Universita' di Barcellona; il giornalista Daniele Scalise; Luigi Geninazzi di 'Avvenire' e gli studiosi Alfonso Botti, Stefano Ceccanti e Carmelo Adagio.
La Giustizia non è cosa loro
di Antonio Padellaro
Primo. Carlo Azeglio Ciampi è il presidente della Repubblica italiana e, come tale, è anche il presidente del Consiglio superiore della magistratura. Come presidente di tutti i magistrati Ciampi ha giudicato gravemente incostituzionali, cioè in aperta violazione della Costituzione della Repubblica italiana, non uno ma sette punti cruciali e nevralgici nella legge Castelli sulla riforma dell’ordinamento giudiziario. Legge che ha rinviato alle Camere. Come presidente di tutti gli italiani Ciampi ha colto lo smarrimento dei cittadini e ha risposto con il senso istituzionale che tutti gli riconoscono di fronte al tentativo palese e violento di sottomettere il potere giudiziario e porlo alla mercé del potere esecutivo.
Potere esecutivo oggi rappresentato da Berlusconi, premier prescritto per il reato di corruzione di un giudice, e dal suo clan di imputati pluricondannati per corruzione di giudici e reati di mafia. Sottomissione tentata dal capo e dal clan in aperta violazione della Costituzione che sommamente garantisce l’equilibrio dei tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.
Secondo. Nel messaggio al Parlamento il capo dello Stato vivamente deplora l’andazzo governativo che consiste nel costringere i deputati e i senatori a gettone ad approvare le leggi a colpi di maxiemendamenti. Ciò per evitare il rischio delle troppe votazioni nel caso i gettoni non bastassero. La cosiddetta riforma Castelli, per esempio, è stata compressa sotto vuoto spinto in due soli articoli. Il secondo dei quali, osserva indignato Ciampi «consta di 49 commi ed occupa 38 delle 40 pagine di cui si compone il messaggio legislativo; e ciò in aperto spregio dell’articolo 72 della Costituzione, secondo cui ogni legge deve essere approvata «articolo per articolo e con votazione finale».
Terzo. Di fronte a una simile eclatante figuraccia il capoclan e ministri del clan sorridono, minimizzano e fanno gesti per segnalare ad amici e complici di non temere che poi qualche aggiustamento si trova. L’irresistibile ministro Castelli si dice addirittura soddisfatto e sospira un «poteva andare peggio» che la dice lunga sull’opera di scasso costituzionale alla quale si è diligentemente applicato con il consiglio dei giuristi dello studio Previti.
Davvero infaticabile e diuturno il lavorìo del clan per sfuggire ai rigori della legge. Di giorno vengono condannati o prescritti nelle aule di giustizia. Di notte studiano un ingegnoso “pacchetto anticrimine” per consentire la non punibilità del braccio destro, Previti, due condanne per corruzione, e restituito con la legge personale alla più incontaminata innocenza. Poi toccherà al braccio sinistro, Dell’Utri, la cui salvezza dalle patrie galere (nove anni) prevede l’abolizione di un intero blocco, o giù di lì, del codice penale: quello sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
La banda del buco scassina e sfonda e non importa se nello sforzo di aprire un varco ai compari si deformi lo Stato di diritto e cadano interi muri maestri di legalità. Per amnistiare Previti riducono la prescrizione per il reato criminale di associazione mafiosa. Per amnistiare Previti riducono la prescrizione per l’usura. Per amnistiare Previti riducono la prescrizione per l’incendio doloso. Per amnistiare Previti riducono la prescrizione per la corruzione e per la corruzione in atto giudiziari. «Voi», gli ha detto in faccia alla Camera il segretario dei ds Piero Fassino, «riducete la prescrizione per reati che vengono commessi dalla criminalità organizzata, che inducono un allarme sociale gravissimo e che producono una lacerazione del tessuto sociale del paese». Uno scempio tale che perfino il direttore di «Libero» Vittorio Feltri, che con il premier non è certo maldisposto, si è detto un po’ schifato: rivolto a Berlusconi gli ha spiegato che tutti ma proprio tutti gli italiani hanno capito che certi aggiustamenti del Codice «sono volti a parare le terga di due signori a lei molto vicini». Silenzio di tomba invece dalle parti del «Corriere della Sera» dove Paolo Mieli tace ancora sgomento per l’incredibile vulnus inferto alla giustizia italiana dall’intervento di Dario Fo al congresso di Magistratura Democratica.
Stanco di confezionare leggi ad personam, e discredito delle istituzioni in quantità industriale, il clan ha pensato di risolvere il problema alla base con l’apposita legge Castelli. Attraverso, cioè, l’intimidazione dei magistrati, l’indebolimento del Csm (l’organo di autogoverno dei giudici) e il potere del ministro di Giustizia di decidere carriere, promozioni e punizioni. Gli è andata male perché Ciampi li ha fermati. Ci riproveranno di sicuro. E se gli servirà, faranno anche di peggio. Almeno per oggi, però, la giustizia non è cosa loro.
apadellaro@unita.it
da l'Unità del 17/12/2004